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Facepopular, il Facebook bolivariano dove discutere senza il rischio di esser spiati

di Paolo Manzo

Con mezzo milione di utenti già iscritti, Facepopular è oramai l’alter ego bolivariano doc di Facebook, il social network “anti sistema” che qualsiasi giovane latinoamericano che si rispetti, politicamente parlando, deve avere se vuole rimanere al passo con i tempi. In Sudamerica sono tempi duri per la Nsa, l’agenzia statunitense della sicurezza la cui opera di spionaggio cibernetico internazionale è stata condannata con veemenza dai governi di tutto il continente, soprattutto da quelli che, con Washington e la sua politica estera, hanno più di un interesse divergente. Inoltre, qualsiasi diavoleria arrivi dagli Usa legata alla tecnologia, oggi è vista con sospetto. Per questo sei argentini creativi di età compresa tra i 27 ed i 72 anni, tutti con attività diverse alle spalle – si va dall’artista al giornalista, passando per il tecnico video all’esperto di marketing – ma con un unico sogno progressista continentale, quello della “Patria Grande” latinoamericana, hanno deciso di lanciare questo nuovo social “nazional-popolare” che, volutamente, è assai simile come “fruibilità” e “look” a Facebook.

Facepopular – Cristina Kirchner pare adori il nome che fa riferimento alla sua revolución nacional y popular – promette di fare le scarpe al social di Zuckerberg, almeno tra i sudamericani che non vogliono più essere spiati dagli Stati Uniti e dall’ormai screditata Nsa, bucata come un colabrodo grazie a Snowden e al suo amico-confidente Glenn Greenwald che, affatto per caso, vive proprio in Sudamerica, in quel di Rio de Janeiro, Brasile.

I server del nuovo social sono 14, tutti ubicati in Argentina e, invece degli Emoticones, le “faccine” tipiche di Facebook, in questo particolarissimo spazio virtuale si usano gli EmoPerones, con cui gli utenti possono inviare agli amici un’Evita, un Perón o, perché no, un Simón Bolívar.

La novità più evidente rispetto al social “made in Usa” per eccellenza è che Facepopular possiede anche il pulsante “non mi piace”, assente invece su Facebook. Ma altre differenze, di contenuto, si notano non appena un qualsiasi internauta comincia a navigare nel sito. Innanzitutto i banner che appaiono quando entrate: eventi, concerti ed info sono rigorosamente bolivariani sul lato alla sinistra dello schermo, alternati alle offerte di compravendite di computer, biciclette, corsi di chitarra. Chi scrive si è registrato per provare con il nome utente Superpippo – magicamente ancora libero, erano anni che cercavo invano questo nick, ma era sempre già “occupato” – e subito ha incrociato due banner, il primo con il faccione sorridente di Evo Morales, il secondo col volto più snello di Cristina Kirchner. Del resto è stata proprio lei la prima utente iscritta questa nuova piattaforma a detta di una ministra del Venezuela. Altra differenza fondamentale rispetto a Facebook: non esistono banner di pubblicità privata “per evitare che poi le aziende possano influenzarne i contenuti” spiega a Latinos uno dei sei fondatori.

Insomma, la politica sembra essere il pane quotidiano di gran parte dei forum e dei gruppi presenti su questo social. L’iscrizione vale la pena, soprattutto se parlate spagnolo o portoghese, anche se, a differenza di quanto detto dalla televisione russa Russian TV, non è assolutamente vero che qui si parli meno di politica rispetto a Facebook, è vero semmai il contrario.

Altra curiosità: il “Face” iniziale che precede la parola “popular” non sta per “faccia” come potrebbero immaginare in molti ma è l’acronimo di “Fronte Alternativo Contro l’Establishment”. E l’establishment, ça va sans dire, è quello capitalista.

Un entusiasta del nuovo social network nazional-popolare è sicuramente il presidente venezuelano Maduro che da tempo ha chiesto espressamente ai suoi ministri di lavorare ad un piano anti-Twitter valido per tutta l’America Latina. E dopo l’alter-ego “popolare” di Facebook, i sei creativi argentini stanno per lanciare anche la TVPopular.net mentre la RadioPopular.net c’è già, e la potete ascoltare 24 ore al giorno cliccando su un pulsante in basso a destra.

In chiusura uno scoop che ci rivelano i fondatori di Facepopular: prestissimo sarà disponibile per gli utenti del social bolivariano MailPopular, dove mail non sta per “posta” ma è l’acronimo di Messaggeria Anti Imperialista Latinoamericana. Le e-mail sono criptate per ben due volte e ciò permetterà che le comunicazioni saranno “assolutamente impossibili da spiare, comprese quelle tra Cristina Kirchner a Dilma Rousseff”, assicura a Latinos uno dei programmatori. Che poi aggiunge “che se per assurdo qualcuno entrasse con la forza nell’ufficio dove abbiamo i nostri server e se li portassero via, anche il materiale nell’hard disk è criptato e, quindi, ci metterebbe anni a scoprire la chiave per poter leggere anche una sola email”. Nsa e Cia sono avvisate.

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