Caro Bonacina, ho letto nel suo blog «La puntina» la nota scritta lo scorso 26 gennaio a proposito della mobilitazione della politica e del Parlamento a proposito di un gruppo di Facebook inneggiante lo stupro di gruppo. Lei sottolinea come l’indignazione, bipartisan, si sia poi propagata alla velocità della luce ingrossando le sue fila e raggiungendo le più alte cariche istituzionali e ne trae la conclusione della “nientità” della politica che perde un giorno per un gruppo su Facebook di 6/7 persone. Io dico che è giusto condannare queste vie alternative della subcultura deviante: da criminologo, lo dico. Poiché se vi sono gruppi internet che inneggiano alla stupro di massa, altri al pestaggio di minorati mentali e così via, questo non significa che la politica sia senza realtà, ma che la realtà si sposta nel virtuale per la creazione della subcultura e dopo si rigetta nella dimensione quotidiana ordendo stupri di gruppo ed altri crimini. Mi soffermavo su un aspetto, quello che certi strumenti andrebbero controllati per evitare il sorgere di subculture criminali.
Purtroppo lo scollegamento e lo scoramento sociali sono grandi… e forse, è vero, si dovrebbe fare più politica reale che virtuale; però se intanto si evita anche che certe subculture prendano vita virtuale, penso sia un bene. Magari evitando la corsa alle agenzie di stampa. Grazie
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