Politica

Facciamo parlare i veri numeri

Quanti sono e quanto prendono gli invalidi? Franco Bomprezzi mette le cose in chiaro

di Franco Bomprezzi

È il momento di dare i numeri. Quelli giusti, però. Perché in questa vicenda dei tagli previsti dalla manovra economica e di pesante sottolineatura da parte del ministro Tremonti della rilevanza della spesa sostenuta per gli invalidi (altro che “persone con disabilità”, siamo tornati al burocratese), di numeri ne sono circolati parecchi, ma nessuno si è preso la briga di verificarli e di scomporre dati forniti ad arte per ottenere quattro risultati eclatanti.
Primo, individuare un nemico comune (il “falso invalido”); secondo, indicare un grande risparmio “etico” (la spesa destinata a ingrassare i falsi invalidi e le loro ricche famiglie); terzo, spostare l’attenzione da altre criticità della manovra; quarto, precostituirsi un alibi di fronte all’eventualità, tutt’altro che remota, di non riuscire a recuperare grandi cifre da questa poderosa lotta contro i lestofanti a rotelle o falsi sordi. Questo lo scenario, e questi i numeri (veri).

2,7 milioni di invalidi civili. Tanti sono in Italia, secondo il ministro Tremonti, ma non è così. Questo numero infatti è la somma delle prestazioni fornite agli invalidi. In molti casi le prestazioni si sommano, come accade per pensione di invalidità e indennità di accompagnamento. Perciò in realtà il numero complessivo di invalidi civili è di 2 milioni. Grande enfasi è stata posta sui falsi invalidi, come i ciechi che guidano, per fare un esempio. Forse è utile sapere che in tutto (fonte Inps 2009), i ciechi assoluti che percepiscono la pensione (277,57 euro) sono soltanto 40.614. Salgono a 50.376 se si contano i ciechi assoluti che percepiscono l’indennità di accompagnamento (783,6 euro), a riprova che solo 10mila ciechi assoluti superano il limite di reddito previsto per ottenere la pensione. Quale grande risparmio sarebbe mai possibile lavorando su questi numeri?

273.726 assegni di invalidità. Sono stati erogati nel 2009 a invalidi civili con un’invalidità compresa fra il 74 e il 99%: dal primo giugno 2010 la percentuale minima di invalidità richiesta per la concessione dell’assegno è elevata all’85% (sarà applicata solo alle nuove domande). Con questa disposizione non si colpiscono i disabili “più gravi”, ma sicuramente quelli che attualmente hanno meno tutele, meno garanzie. Persone escluse dal mondo del lavoro e comunque con un reddito personale bassissimo, già sottoposte a requisiti molto stringenti. Si tratta di un danno notevole per i singoli, ma senza un effettivo impatto positivo sui bilanci dello Stato.

33 milioni di euro. È il risparmio annuo che è realistico attendersi con le nuove regole, secondo una puntigliosa analisi di Carlo Giacobini, direttore di Handylexpress. Cito: «Supponiamo per assurdo che ci siano 50mila nuovi casi in un anno (cioè oltre il 20% dell’attuale universo) e che a tutti venga riconosciuta un’invalidità inferiore all’85%. In questa ipotesi il risparmio sarebbe di 166 milioni 400mila euro» In realtà «negli ultimi anni si sono registrati 10-15mila nuovi casi l’anno. Nemmeno è credibile che a tutte le nuove richieste venga riconosciuta una percentuale di invalidità inferiore all’85%. Quindi 166 milioni non sono raggiungibili neanche lontanamente. Ad essere pessimisti (o ottimisti), possiamo pensare che con le nuove regole vengano escluse 10mila persone . Il risparmio annuo sarebbe di 33 milioni di euro».

7mila euro. È il costo medio di una causa civile, intentata come ricorso per aver visto decurtata o annullata l’erogazione di una prestazione per invalidità. Al momento ci sono 400mila cause pendenti di questo genere. Il giro d’affari è enorme, 2,8 miliardi di euro. Inutile dire che spesso lo Stato soccombe ai ricorsi e deve ripristinare le indennità o le pensioni soppresse.

2.500 euro. È il costo medio mensile per mantenere una persona con disabilità non autosufficiente, in ambito familiare. L’indennità di accompagnamento (480 euro) incide dunque per meno del 20% sulla spesa complessivamente affrontata.

Col segno meno. È l’aumento percentuale delle prestazioni agli invalidi civili, che negli ultimi anni sta diminuendo. Nel 2008 le prestazioni erogate sono aumentate del 5,9% rispetto all’anno precedente. Nel 2009 l’aumento è stato solo del 4,5%. Il trend è in calo (fonte Inps, «Relazione annuale 2009», pagina 165). Dunque: tanto rumore per nulla. O quasi. Ma chi non potrà più accedere a prestazioni minime, sarà vittima di numeri falsi, diffusi volutamente per convincere un’opinione pubblica distratta e stanca.

I numeri che non ci sono. Sono quelli relativi alla povertà delle persone con disabilità. Se è vero che è nettamente maggiore il numero di pensioni di invalidità al Sud, è vero anche che al Sud una persona disabile non trova lavoro; al Nord il livello di occupazione delle persone disabili è nettamente superiore, ma questo non viene mai detto. Senza contare, come ha detto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianfranco Micciché, che «al Nord-Est si è consentito di non pagare tasse, perché per vent’anni non si è fatta una sola indagine fiscale; contemporaneamente in Sicilia si è permessa la facile concessione dell’invalidità civile». Intanto il danno di comunicazione è fatto, è enorme, e durerà nel tempo.

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