Cultura

Facciamo i circoli di VIta

Ancora tagli alle risorse e agli spazi di partecipazione. Resistere non basta più. L’editoriale che apre il nuovo numero del mensile in edicola

di Riccardo Bonacina

Aprile 1998, a Civitas, fiera del terzo settore che ogni anno si svolgeva a padova, si sigla un patto tra terzo settore, il portavoce era allora lì Luigi Bobba, e il governo, presidente del consiglio Romano Prodi: il Forum del terzo settore viene riconosciuto parte sociale e perciò invitato ai tavoli di consultazione governativi. Luglio 2012, ii Forum del terzo settore comunica al governo che è pronto a disertare la VI conferenza nazionale del volontariato – e con essa tutti i tavoli di confronto e concertazione istituzionali se il governo non modificherà (come poi è stato) il decreto sulla spending rewiew che vieta alle pubbliche amministrazioni qualsiasi forma di convenzione e affidamento diretto verso i soggetti non profit) e la cancellazione dell’osservatorio nazionale volontariato e dell’osservatorio promozione sociale. In 14 anni è cambiato tutto. Civitas è morta, i tavoli di concertazione per questo governo sono “l’origine dei mali italiani” e perciò non convoca più nemmeno i sindacati, e neppure il terzo settore sta molto bene. Ed è cambiato il mondo: oggi stiamo tutti dentro una grande crisi economica, anima e corpo.

Ma mai in questi 14 anni si era registrata una tensione così alta fra Terzo settore e Governo. Nemmeno i tagli del governo Berlusconi o Sacconi avevano spinto a tanto. Mai si era arrivati a mettere in discussione i residui spazi di partecipazione, la cui cancellazione, dopo quella dell’Agenzia per il terzo settore, è davvero incomprensibile; non generano costi e «sono di nomina governativa, assai tiepidi quando c’è da contestare e danno solitamente una mano gratuita al governo stesso negli appuntamenti istituzionali che sono in programma», come ha scritto Giulio Sensi su vita.it. Ma aldilà del decreto della spending review il fatto preoccupante è che Governo e Partiti (tutti) continuano a guardare al Terzo settore come ad una sorta di “parastato”, un centro di costo da tagliare e sfoltire e non un focolaio di sviluppo e di possibile ripartenza perché si poggia non sulle sovvenzioni e convenzioni ma innanzitutto sulla libertà di cittadini che si auto organizzano. Per far questo non occorrevano risorse, bastava l’intelligenza o, forse, solo un poco di buon senso. Come non riconoscere che oltre allo stato e al mercato esiste un’imprenditorialità sociale capace di generare occupazione e ricchezza oltreche cura dell’ambiente, delle cose e delle persone? Solo dei ciechi riescono a non vedere, e la politica e le tecno burocrazie non vedono che gli affari loro.

A questo punto arrivati, o ci rassegniamo alle classiche frasi «ce lo chiedono i mercati» e «ce l’impone l’europa» con cui ci vengono comunicate sottrazioni di reddito, di vita e di libertà, oppure ci svegliamo facendo vera comunità sui territori e allacciando reti larghe su social media e web per condividere bisogni e saperi e per costruire nuova socialità e nuova imprenditoria, per tener vive le istanze di cambiamento e il desiderio di senso. Vita esiste per questo. Forse è arrivata l’ora di promuovere dei circoli Vita sui territori, circoli dove i soggetti sociali grandi e piccoli e tutti coloro che non vogliono rassegnarsi trovino occasioni per una ripartenza di pensiero e d’azione. non bisogna stare soli e arretrare sulla difensiva di quel che resta. forza. Facciamo?

Aspetto risposte sulla mia mail r.bonacina@vita.it. Scrivetemi e ci organizziamo.
 

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