Politica

Fabrizio Mori, che ha perso un figlio e ne ha trovati cento

Nel cuore del Chianti, una casa per ragazzi in difficolt

di Redazione

C’è un podere in mezzo alla campagna toscana, circondato da ginestre e da un bosco di querce e lecci dove qualche volta si intravedono perfino i caprioli. Ma non è un paradiso. Di qui è passato Stephan, adolescente rom che il padre aveva trasformato in un ladruncolo d’appartamento, fino a venderlo a un’altra famiglia rumena che lo faceva lavorare come uno schiavo. Se non fosse venuto qui, in questo casolare fra le colline senesi, sarebbe dietro le sbarre, più cattivo di suo padre. E di qui è passata anche Patrizia, piccola autolesionista che all’improvviso perdeva il controllo e afferrava oggetti appuntiti, oppure spaccava bottiglie e bicchieri. Per ferirsi. Per dimenticare la sua giovane vita triste, sola con una madre povera e psicotica. Per un po’ qui ha vissuto anche Luca, che a 15 anni se ne andava in giro di notte e dormiva sotto i ponti. Bevendo, fumando marijuana e facendo giochi omosessuali con qualche adulto, finché non lo sorpresero per terra, in stazione. E lo portarono qui. Il podere di Gugliano accoglie da più di vent’anni bambini e adolescenti che definire bisognosi o disagiati dice poco. Perché loro hanno bisogno di tante cose, grandi e piccole, che si scoprono a poco a poco, magari dopo un po’ di tempo che stanno in questo casolare-famiglia, magari dopo giorni di mutismo assoluto e di fughe tentate, come a voler caoticamente ricomporre i pezzi di un’infanzia spezzata. Tante storie che qui hanno trovato soprattutto serenità, regole quotidiane, pulizia. Perché l’ obiettivo più ambizioso è uno: recuperare la purezza che genitori negligenti o troppo soffocanti, o ambienti senza prospettiva e solo a misura di adulto hanno macchiato. Quella di Gugliano, podere nel comune di Trequanda, in Valdichiana, è un’esperienza di accoglienza iniziata per caso. A quasi 23 anni dall’arrivo del primo ragazzo, Luigino, affetto da epatite B e reduce da anni di manicomio accanto a una madre malata, il fondatore di questa particolarissima casa-famiglia racconta in un libro tante storie di bambini ai quali ha fatto da padre dopo che lui aveva perso il suo unico figlio. E proprio al piccolo Lorenzo, morto durante un tragico gioco al mare all’età di 12 anni, Fabrizio Mori dedicò il suo Centro di iniziative culturali fra i giovani. “Nessun bambino nasce cattivo” (Bollati Boringhieri) è a metà fra il saggio e il romanzo-verità. Inizia quando l’autore, classe 1925, paletnologo di fama e per quasi cinquant’ anni direttore delle missioni di ricerca preistorica nel Sahara dell’Università La Sapienza, acquista e ristruttura insieme a Lorenzo il podere di Gugliano. Una casa per le vacanze che dopo la perdita del ragazzo si trasforma in un centro per dibattiti intellettuali e filosofici, una sorta di “comune” di fine anni ’70 dove arrivano giovani da tutta Italia, ma senza colori politici. Finché un giorno qualcuno vi accompagna Luigino, ragazzo senza nessuno. Da quel momento Gugliano comincia ad accogliere otto o dieci ragazzini alla volta, il Centro Lorenzo Mori diventa una cooperativa sociale e stipula una convenzione con la Asl locale. è un punto di riferimento per il Tribunale dei minori e per il territorio. “Oggi sono dodici le educatrici che si occupano dei ragazzi, e attualmente abbiamo nove giovani ospiti”, racconta Fabrizio Mori. Quanto si fermano a Gugliano? «Dipende, mesi, anni, spesso fino alla maggiore età. In genere cerchiamo loro un lavoro, facciamo in modo che, una volta usciti di qui, possano condurre una vita normale». Mori è stato come un padre per centinaia di ragazzi ma, assicura, «li ho amati tutti allo stesso modo», fatica inutile farsi dire quale storia lo ha colpito di più al cuore. Lui ci tiene piuttosto a parlare della convinzione che il titolo al suo libro: nessun bambino nasce cattivo. Che poi significa: tolto da un ambiente degradato, qualsiasi bambino può rinascere. Perché, spiega Mori, «la società e l’ambiente lo forgiano e la sua salvezza dipende soltanto dalla resistenza che l’educazione ricevuta, insieme con il patrimonio genetico che gli è stato trasmesso, potrà procurargli come scudo alla sua esistenza». E in questa morbida “riabilitazione ambientale” a volte sono coinvolti gli stessi genitori dei ragazzi, che vengono quando vogliono. Ma non si corre il rischio che si abituino a questo angolo di paradiso, immerso nella campagna, lontano dal rumore della vita di tutti i giorni che è fatta, oltre che di fatiche e delusioni, anche di bruttezza e odori acri? «Non abbiamo mai voluto fare di Gugliano un’isola felice», ribatte Mori. «I ragazzi frequentano le scuole e le piscine comunali, fanno passeggiate in paese, vanno a cavallo nei poderi vicini. C’è un forte contatto con il territorio, loro devono sentirsi parte della società, nessuno nasconde loro gli eventi anche negativi, perché devono imparare a difendersi quando vivranno fuori di qui». Qualcuno ce l’ha fatta, a conquistare la propria normalità. Come Giovanni, arrivato a Gugliano nell’83, sporco e trasandato con una madre paranoica che lo teneva rinchiuso in una casa che non aveva nemmeno i servizi igienici. Qui Giovanni ha imparato a leggere, finché non si è laureato in Filosofia con 110 e lode. Oggi fa l’insegnante di liceo. E poi c’è Violante, entrata al podere a 14 anni, penultima di sei figli e abbandonata dalla madre che era fuggita con un uomo dopo il suicidio del marito. La ragazza era quasi anoressica e beveva, ogni giorno tentava la fuga. Oggi ha 24 anni e vive a Londra con alcune amiche: lavora e si è iscritta all’ università. Anche Luigino, il primo ospite, è grande, ha 34 anni. Lavora in un’azienda elettronica, i suoi colleghi dicono che è di una precisione mai vista. E continua a vivere qui. Gugliano è la sua casa. info: Centro Lorenzo Mori tel. 0577 662166 – 662253 Podere Gugliano 53020 Trequanda (Siena)


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