Politica
Fabrizio Barca, tra fundraising e Terzo Settore
Una raccolta fondi sul portale Shinynote, un nuovo progetto politico a partire dal basso e le serate dietro ai fornelli cucinando per i sostenitori. Una chiaccherata a tu per tu con il Ministro della Coesione Territoriale del governo Monti
ROMA – «Se in Italia si diffonderanno sempre più modalità di raccolta fondi, come il crowdfunding, che costringono alla trasparenza e all'open data, forse avverrà un vero cambiamento della nostra politica». Così Fabrizio Barca, ex Ministro delle Coesione Territoriale, ha sottolineato l’importanza del fundraising nella vita dei partiti in occasione di una cena in cui cucinava per chi aveva sostenuto il suo nuovo progetto politico. Barca infatti, oltre a rilanciare la politica di coesione comunitaria che garantisce ingenti fondi Ue all'Italia, ha promosso sulla piattaforma Shinynote, una campagna di crowdfunding da record (53mila euro raccolti in 60 giorni). Lo abbiamo incontrato a casa sua e abbiamo parlato con lui del suo progetto, di finanziamento ai partiti, di fundraising in politica, di Terzo Settore e di molto altro.
Ci racconta come nasce l'idea di realizzare su Shinynote la campagna di crowdfunding per il progetto “Luoghi Idea(li)”?
Dopo il viaggio che mi ha portato in tutta Italia a parlare del progetto avevo il desiderio di applicare alcune idee che erano nella mia memoria originaria, che ho aggiustato durante il viaggio e che soprattutto avevo trovato condivise e talvolta praticate in alcuni circoli del PD che mi hanno ospitato. Ci mancavano però i finanziamenti per il gruppo di lavoro. Fino a quel momento lo avevo finanziato io e mia moglie. Mentre pensavamo a come muoverci, era novembre, ho visto l'esperienza di mio figlio, che aveva sperimentato il crowdfunding per un suo progetto. Era un sistema che conoscevo grazie al caso di Obama. Ma vedere tuo figlio raccogliere concretamente 2mila sterline è più convincente (ride ndr). Così ho pensato: “se lo ha utilizzato lui lo posso utilizzare anche io”. Questo è stato il punto di partenza. Ne ho discusso con i miei collaboratori. Devo dire che all'inizio loro non ci credevano molto, ci credevo più io. Una volta deciso di provare questo modo di raccogliere fondi siete arrivati voi di Shinynote
Che criticità ha incontrato nel crowdfunding e come reputa potrebbe svilupparsi in Italia?
La peculiarità italiana rispetto a quelle di altri paesi è l'elevato numero di persone che non è disposta a pagare con PayPal o con la carta di credito in rete. Hanno bisogno di pagare con il vecchio bonifico. Questo è un paese un po' indietro dal punto di vista della moneta elettronica. Per questo bisogna rendere più facile l'utilizzo di queste forme di pagamento online
Si aspettava il grande successo riscosso dalla campagna?
Sinceramente no. All'inizio abbiamo discusso molto perché sapevamo non ci sarebbero bastati 40mila euro per il progetto. Ma non abbiamo voluto alzare il tetto, eravamo molto timorosi di non farcela. Devo dire la verità: ho fatto la campagna di crowdfunding perché pensavo di farcela, ma dopo 4-5 giorni, quando la raccolta stagnava attorno ai 4 mila euro, mi sono domandato se avessimo raggiunto il tetto. Anche alla luce del fatto che i primi contributi sono quelli degli amici e delle persone più care. Invece fortunatamente una o due uscite di comunicazione, anche televisiva, e il tam tam hanno smosso le acque. Le donazioni hanno cominciato a riprendere. In fretta abbiamo capito che avremmo superato quota 40mila euro
Un risultato figlio anche del suo viaggio per l'Italia?
Decisamente, abbiamo contattato tutti i circoli del PD e in generale le associazioni che mi avevano invitato. Sia quelle dove ero riuscito ad andare che quelle cui avevo dovuto rinunciare. È stata una rete di attenzione che ha fatto la differenza. Mi sono accorto che molti dei 583 che hanno sostenuto la raccolta sono persone appartenenti proprio alle realtà che mi avevano invitato. Parte di quelle 15mila persone toccate dai cento incontri cui ho partecipato. Il viaggio è stato fondamentale, ha fatto la differenza
Per ringraziarli ha organizzato, a casa sua, delle cene cucinando in prima persona…
La colpa, o il merito, è di mio figlio. Con lui ho deciso quali dovessero essere le ricompense. Credo che ognuno debba dare agli altri qualcosa che appartiene a se stesso. E cucinare è parte di me, mi diverte. Così abbiamo deciso di offrire questa possibilità a chi avrebbe offerto dai 200 euro in su
A giudicare dalla risposta dei suoi sostenitori sembra sia stata più faticosa l'organizzazione delle cene che quella della raccolta fondi…
Non pensavo effettivamente avremmo finito per avere a casa tanta gente. Abbiamo dovuto replicare la cena più volte. Siamo a quota tre e ne faremo una quarta. Inizialmente ero spaventato. È vero mi piace cucinare, ma farlo per 50-60 persone non è semplice. Poi però si è creato un rapporto molto diretto e libero con gli ospiti. Mi sento di raccomandarlo caldamente a chi volesse intraprendere la strada del crowdfunding
È in grado di farci un profilo dei suoi quasi 600 donatori?
Guardando proprio quei sostenitori, circa 70-80, che si sono avvicendati a casa mia per le cene, posso dire che hanno provenienza molto varie. C'era veramente tutta Italia. E poi molte età, generi e fasce sociali diverse. Certo predomina il ceto medio urbano. Non so quanti operai abbiano contribuito, questo è un punto debole, una mancanza in generale del Partito Democratico. Mi ha colpito molto positivamente invece che la rappresentanza nord, nordest, centro e sud è stata ampia come quella giovanile
Un esito del tetto che ha imposto ai finanziamenti?
Il fatto di avere messo un limite massimo di 500 euro, cosa di cui sono orgoglioso, insegna a non correre dietro a pochi benefattori. Anche perché poi, inevitabilmente, anche senza pretendere di influenzare quello che fai, si faranno sentire quando sarà il momento di realizzare le proprie iniziative. Oggi io devo rispondere a 583 persone e non c'è nessuno che abbia un peso maggiore degli altri
Un tetto per altro che mi ha colpito perché lontano da quello previsto dal decreto legge sul finanziamento dei partiti in cui invece il tetto è di 30 mila euro. Perché ha scelto un'altra strada?
Inizialmente il tetto per i privati era 300 mila euro poi è sceso nel passaggio parlamentare, ma rimane comunque più alto di quello di altri Paesi. Purtroppo quel tetto così elevato e la deduzione fiscale a chi versa 75 mila euro significa che qualcun'altro paga le tasse per questo grande donatore. Concretamente, dovendo coprire queste donazioni lo Stato trasferisce fondi, a chi evidentemente danaroso, è in grado di versare 75 mila euro. Quindi noi tutti contribuiamo ai partiti che attraggono persone con un elevato reddito. Da questo punto di vista l'esperienza che ho fatto dice che non serve, non è necessario, si può raccogliere puntando sul numero e non sulla dimensione delle donazioni di moltissime persone. Mi farebbe molto piacere che nel PD, a cui si riferisce la mia raccolta fondi, tutti quelli che raccolgono fondi dicano anche qual è la distribuzione dei fondi. Quanti hanno dato più di mille, quanti hanno dato più di dieci mila e così via. Un buon modo per capire quanto sono libere le mani di coloro che raccolgono i finanziamenti
Per altro nello stesso decreto legge è stabilito che chi dona ai partiti usufruisce di agevolazioni fiscali maggiori di chi dona al non profit…
Non concordo assolutamente con questo tipo di facilitazione. Infatti con Piero Ignazia avevamo studiato una soluzione diversa, sul modello di quella adottata in Germania, nella quale il finanziamento pubblico viene affiancato a quello privato. E' un co-finanziamento, tanto più raccogli dagli iscritti tanto più lo stato concorre, il che vuol dire che 100 cittadini che donano 5 euro possono pesare anche loro e muovere il finanziamento pubblico. È un sistema sicuramente più corretto di quello che è stato appena approvato
E, per chiudere il cerchio, per i partiti è stato introdotto il 2 per mille. Ma il 5 per mille per il non profit rimane una chimera da anni. Cosa ne pensa?
Non avviene la stabilizzazione per poter mantenere dei rapporti di forza con il mondo del Terzo Settore
Nella sua idea di “partito palestra” c'è dunque un ruolo per il fundraising?
Sì, un ruolo importante. Perché è una funzione di intermediazione che richiede delle competenze. Se, come mi auguro, in Italia si diffonderanno delle modalità che costringono chi raccoglie a dire cosa fa con i fondi ad impegnarsi con il monitoraggio e l'open data, forse avverrà un vero cambiamento della nostra politica. Già oggi ricevo mail in cui mi si chiede cosa stia facendo con i soldi. La trasparenza crea un rapporto fiduciario tra chi dona e chi riceve. Per questo è un sistema che ha bisogno di una capacità di intermediazione altamente professionale. Come tutte le attività di questo genere, d'altra parte
Nel suo viaggio in Italia ha incontrato molte attività associative, qual è lo stato del Terzo Settore in Italia?
L'Italia, anche in parte per la crisi dei partiti, raccoglie nell'associazionismo, nel Terzo Settore, una massa di persone di tutte le età, molto distaccata dalla politica ma impegnata nel sociale. Tantissime ore di volontariato importanti. In alcune parti del Paese il volontariato sopperisce la carenza di servizi, il che non va bene, da altre parti invece la integra e questo è corretto. Vediamo moltissime esperienze di affiancamento
E strategicamente a queste realtà ha qualche consiglio da dare?
Uno ma duplice: non burocratizzarsi. In alcuni casi abbiamo visto il Terzo Settore finire per svolgere una funzione canonica di lobbying all'interno del Parlamento. Deve invece rimanere quello che è, ancorato ai risultati, cercando una modalità di rapporto con il settore pubblico che non sia mai succedaneo ma sempre integrativo
Un’ultima domanda: lei è stato Ministro della Coesione Territoriale del governo Monti. Si è appena costituito il terzo governo in un anno solare. Come vede, alla luce di questo ultimo passaggio politico, il futuro del PD rispetto alla sua idea di partito?
Non posso non ricordare, visto che sono imminenti le elezioni europee, che se c'è un'area del governare che è parzialmente sottratta alla volatilità del quadro politico è proprio la politica di coesione comunitaria. L'Italia deve presentare un accordo di partnerariato ai programmi di utilizzo dei fondi 2014-2020. Ho avviato io questa operazione, l'ha proseguita il mio successore Carlo Trigilia, andrà avanti anche oggi. Esiste una continuità strategica garantita dall'Europa a Paesi con una situazione politica volatile come quella italiana. Il PD si gioca moltissimo per il modo con cui si è passati dal governo Letta a quello Renzi. L'augurio è quello che questo governo riesca a fare le cose che il precedente non è riuscito a fare
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