Cultura

Fa discutere l’ultima opera di Solzhenicyn

A 82 anni, il grande scrittore russo ha dedicato l'ultima sua fatica editoriale al rapporto, spesso conflitturale, tra russi ed ebrei. Il libro è considerato dall'autore "una croce necessaria".

di Daniela Romanello

Sta suscitando molte discussioni l’ultima fatica editoriale del grande scrittore Aleksandr Solzhenicyn, “Duecento anni insieme”, dedicata al rapporto, spesso conflittuale, tra russi ed ebrei. Lo rende noto l?agenzia Fides con una corrispondenza da Mosca. Il libro ha un carattere storico-scientifico più che letterario ed è stato definito dall’autore una “croce necessaria” che egli ha voluto prendere su di sè al tramonto della propria esistenza (lo scrittore ha 82 anni), visto che nessuno ne aveva il coraggio. La ricostruzione storica mette infatti in evidenza i motivi che hanno portato al diffondersi in Russia di una mentalità antisemita, dopo l’annessione russa di parti della Polonia a partire dal 1772, con più di un milione di ebrei deportati fin nei territori più a sud dell’impero. Oltre alle ragioni sociali ed economiche, Solzhenicyn mette in evidenza anche il fattore religioso: il mondo dell’Ortodossia avrebbe considerato pericoloso l’influsso dell’ebraismo cabbalistico; nello stesso tempo, le rigidezze fanatiche dei talmudisti erano occasione continua di contrasti ideologici, che portavano al rifiuto della cultura russa e all’autoemarginazione. Infine, Solzhenicyn mostra che, dalla seconda metà dell’Ottocento, l’apertura degli ebrei a prospettive di riforma della Russia fu uno dei fattori che ha poi portato allo scoppio della rivoluzione. Il libro, di cui è uscito solo il primo tomo, ha scoperchiato un vero e proprio vaso di Pandora, mettendo a nudo tutte le contraddizioni dei rapporti tra la Russia, gli altri popoli e l’Occidente, ed è destinato a suscitare ampi dibattiti ancora a lungo. Il secondo tomo, in preparazione, prenderà in considerazione i rapporti fra il mondo ebraico russo e la nascita dello stato d’Israele.


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