Politica

F-35, il Consiglio di Difesa contro il Parlamento

"La decisione finale spetta al Governo, che non torna indietro sull'acquisto", comunica l'organo supremo statale. Rete Disarmo: "Ora i parlamentari abbiano un sussulto e dimostrino la loro centralità"

di Daniele Biella

La doccia fredda arriva in un caldo giorno d’estate: “Il Parlamento non può mettere il veto sull’acquisto dei caccia F-35”. È più che perentoria la nota che il Consiglio supremo di Difesa, riunitosi oggi alla presenza del capo dello Stato, del presidente del Consiglio e di vari ministri, tra cui Emma Bonino (Esteri) e Mario Mauro (Difesa), diffonde pubblicamente ma indirizza soprattutto ai deputati: sono loro che qualche giorno fa, il 26 giugno, in una mozione bipartisan Pd-Pdl approvata dalla Camera, arrivata dopo un lungo tira e molla (e seconda a una mozione di Sel e M5S, poi respinta, che chiedeva lo stop al programma d'acquisto), aveva stabilito che l’ultima parola in fatto di ammodernamento delle forze armate spettasse ai parlamentari, secondo una legge dello scorso dicembre. “Un eventuale sindacato (del Parlamento, ndr) non può tradursi in un diritto di veto su decisioni operative e provvedimenti tecnici che, per loro natura, rientrano tra le responsabilità costituzionali dell'Esecutivo”, intima il Consiglio  supremo. Ovvero, sul tema F-35, il cui programma è già stato approvato da tempo, non c’è spazio per la discussione: decidiamo noi, e non si torna indietro.

Una presa di posizione di forte contrapposizione ai deputati che sta già provocando le prime reazioni: “il Parlamento abbia un sussulto di e dimostri la sua centralità su un tema fondamentale come quello della Difesa della Patria”, ribatte Francesco Vignarca, esprimendo la linea della Rete italiana per il disarmo (rete di almeno 30 enti non profit) di cui è il coordinatore. “Non si capisce mai il Senato e la Camera possano definire il livello delle tasse per ciascun contribuente, abbiano il potere di decidere tagli alla Sanità e al sostegno per  anziani e disabili, possano definire le decisioni riguardanti le politiche del lavoro e per i giovani, ma non possano dire nulla di definitivo sull'acquisto di armamenti, in particolare sulla loro cancellazione”, sottolinea Vignarca. 

Rete Disarmo si rivolge poi ai costituzionalisti chiedendo loro di “esaminare attentamente le affermazioni riportate nel comunicato del Consiglio di Difesa”, mentre il governo Letta “espliciti con chiarezza quali siano le priorità delle sue politiche anche riguardo alle spese militari e per la difesa.  iI cittadini e cittadine italiani vengono difesi più efficacemente con l’incremento ed il sostegno alle politiche di welfare, di sanità ed istruzione e non certo da cacciabombardieri, da fregate militari, o da qualsiasi altra arma”, conclude Vignarca.

 


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