Mondo

F-35 contro Eurofighter, il paradosso italiano

Il danno e la beffa. Per comprare i 131 aerei "americani" ci siamo giocati la vendita dei nostri caccia al Giappone

di Daniele Biella

Ci mancava anche questa. Nell’affaire F-35, ovvero l’acquisto di 131 caccabombardieri d’avanguardia che il Governo si appresta a fare per un totale di almeno 15 miliardi di euro, non c’è solo la messa in dubbio che la spesa sia esagerata in questi tempi di crisi (leggi qui): un ulteriore retroscena, che si potrebbe rilevare un vero e proprio boomerang, riguarda infatti la ‘concorrenza tra aerei’: gli F-35, appunto, contro gli Eurofighter, gli altri velivoli da guerra che negli ultimi anni vengono costruiti e acquisiti dagli Stati per mandare in pensione l’arsenale datato (seppur dai nomi evocativi), ovvero, tra gli altri, i Tornado e gli Amx.

Concorrenza? Proprio così. A spiegarla è Gianni Alioti, responsabile internazionale Fit-Cisl, che nel numero di Vita in uscita svela i numeri della pressoché inesistente ricaduta occupazionale del programma F-35 sulla zona di Cameri, la cittadina novarese la cui base militare è sede della produzione dell’ala del cacciabombardiere e del futuro assemblaggio (sindaco di Cameri e voci dei movimenti No F-35 sono tra gli interlocutori del reportage di Vita in edicola): “Da una parte l’Italia è entrata come partner di secondo livello, nel programma extraeuropeo degli F-35, che comprende gli Stati uniti come capofila e altre sette nazioni oltre l’Italia come cooperatori”, spiega Alioti, “dall’altra, già da tempo, è in prima linea nella produzione e vendite degli Eurofighter”, aerei fiore all’occhiello dell’Unione europea. Niente di strano? “Di strano c’è il fatto di spingere in due direzioni in concorrenza fra loro”. Se si privilegiano gli F-35, “magari per avere più prestigio internazionale”, si sgonfia il portafoglio legato agli acquisti internazionali degli Eurofighter. L’esempio che porta il responsabile Fit-Cisl è quello del Giappone: “nel dicembre 2011 Tokio ha deciso di ordinare 42 F-35, annullando l’acquisto già programmato degli Eurofighter”.

Ma l’esempio che più fa capire il paradosso dell’Italia è un altro, ed è legato alla Turchia, uno dei nove partner del programma F-35: “da più fonti affidabili ho la notizia che funzionari del ministero della Difesa italiano stanno pressando il governo di Ankara ad uscire dal programma F-35, per convincerli a comprare gli Eurofighter”, rivela Alioti. Il governo italiano non rinuncia, per ora, a comprare anche uno solo in meno dei 131 caccia, e allo stesso tempo spinge la Turchia a rinunciarvi? Perché? “Me lochiedo anch’io”. Misteri d’Italia. O ‘semplice’ malagestione?  

Più si scava, più la questione degli F-35 si conferma piena di risvolti oscuri. Vita è andata a Cameri, la cittadina in provincia di Novara dove verranno costruiti gli F-35, per smentire un altro mito di questa vicenda: che il progetto dei caccia porterà lavoro. Non è così, come ci ha detto il sindaco di Cameri, e ha confermato il responsabile della Cisl locale.

Il perché, nel reportage sul numero di Vita oggi in edicola

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