Cultura

Extracomunitari? Gente comune

Né buoni a ogni costo, né cattivi da cacciare via. I nigeriani di “Torino boys” sono persone normali.

di Redazione

Un lungometraggio singolare quello firmato dai Manetti Bros (bros sta per ?brothers?, Marco e Antonio), coprodotto dalla Rai, e presentato mercoledì al festival di Torino, come unico film italiano in concorso, in quella che è la più importante rassegna del giovane cinema europeo. Il film si chiama ?Torino Boys?, ma è ambientato a Roma e racconta le vicende di un gruppo di nigeriani che da Torino scendono nella capitale per assistere all?incontro di calcio Roma-Bayern: nel Bayern infatti gioca un giovane calciatore, amico d?infanzia dei ?torinesi?. Il film si svolge interamente nella comunità nigeriana d?Italia, con gli ?autoctoni? presenti solo sullo sfondo come comparse.
Film singolare dicevamo. Innanzitutto perché è una commedia, cioè non tratta gli immigrati con la retorica ?democratica?, del dramma. In secondo luogo perché i nigeriani non sono ?buoni?, in quanto immigrati, né ?cattivi? in quanto immigrati. Sono personaggi di un film che imita la realtà.
C?è Eby una donna che attende all?aeroporto di Fiumicino il suo contatto con l?Italia, che in realtà ha intenzione di farla prostituire. C?è uno dei ragazzi di Torino che decide di tradire la sua donna, dalla quale tra l?altro si fa mantenere. C?è un?impressionate sequela di incontri mancati a causa della dilatazione dei tempi tipica degli africani e della loro totale mancanza di preoccupazioni.
C?è questo sguardo dal di dentro (Marco Manetti è sposato con una ragazza nigeriana) così sincero da lasciare una zona di incomunicabilità, tra noi e loro, che è il pregio del film. Merita una notazione anche la colonna sonora, eseguita dai gruppi più ?underground? dell? Hip hop romano.

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