Forse sarebbe stato meglio non pubblicarlo del tutto, un bando così. Perché è talmente paradossale da far pensare a una svista. Ma di svista non sin tratta affatto: il concorso rivolto alle scuole bandito da Regione Lombardia in occasione di Expo Milano 2015 invita tutti gli istituti, statali e non statali, a partecipare, ma specifica che i fondi (100mila euro in totale) potranno andare solo alle scuole statali. Le paritarie possono presentare i loro lavori, ma tanto, lper belli che possano essere, non prenderanno un euro.
A segnalare la situazione, degna del celebre cartoon "Asterix e le Dodici fatiche", in cui si mette alla berlina la burocrazia ottusa, sono tutte le associazioni delle paritarie lombarde (Aninsei, CdO-Opere educative, Comitato politico non statale, Faes, Fidae e Fism), che notano come il
bando “LE SCUOLE DELLA LOMBARDIA PER EXPO MILANO 2015” (pubblicato dall’USR il 16 gennaio 2014), si rivolga ai dirigenti scolastici, ai docenti istituti statali e paritari di ogni ordine e grado della Lombardia e all’art. 2 precisando che “il concorso è rivolto alle scuole statali e paritarie dell’infanzia, primarie, secondarie di I e II grado della Lombardia”.
Peccato che nonostante ciò, e a dispetto dell’interesse da parte di numerose scuole paritarie, l’art. 10 dello stesso bando reciti che “i contributi economici potranno essere erogati esclusivamente alle scuole statali”.
"Che si possano presentare i progetti, ma non ricevere i relativi premi, è davvero una cosa paradossale", sottolinea la nota, "Probabilmente tale esclusione non è una scelta dell’amministrazione scolastica locale, ma è legata a precisi vicoli sui capitoli di spesa, tuttavia le scriventi associazioni intendono evidenziare ancora una volta (e sono tante, ormai) una assurda e ingiustificata disparità di trattamento nell’ambito del sistema pubblico di istruzione. Sarebbe interessante conoscere a quale norma faccia riferimento il citato articolo 10 per disporre questa esclusione. E’ evidente, purtroppo, che la parità inaugurata nell’anno 2000 dall’allora ministro Berlinguer non è stata ancora riconosciuta nei fatti, e forse sarebbe utile, a questo punto, una legge chiarificatrice da parte dello Stato: “Parità? Scusate, abbiamo scherzato…".
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