Sostenibilità

Expo 2015, la grande alleanza a favore del territorio

Per la prima volta uno schieramento unitario di sigle del mondo associativo, con le rappresentanze degli agricoltori in testa, uniscono le forze per un obiettivo: tutelare il paesaggio

di Silvano Rubino

Un futuro per l’agricoltura milanese: scarica il rapporto completo (pdf)

Il paradosso è dietro l?angolo: che l?Expo di Milano del 2015, dedicato al tema dell?alimentazione, possa diventare una sciagura proprio per un settore chiave come l?agroalimentare. Più che un paradosso, un rischio concreto, che si misura nella scomparsa progressiva delle aree verdi (coltivate e non) attorno al capoluogo e nelle altre province della Lombardia. Dal 1994 al 2004 nel territorio di Milano e Monza si sono consumati 893 ettari di territorio. Ogni anno la Lombardia consuma quasi 5mila ettari di suolo ogni anno, par a circa 140mila metri quadrati di terra che ogni giorno vengono coperti di cemento e asfalto. L?indice del consumo di suolo (che somma le aree urbanizzate a quelle edificabili) è pari al 66% nel territorio del Comune di Milano, addirittura il 76% nella zona nord della provincia e il 62% nel nordovest. Che questa tendenza subisca un?accelerata da qui al 2015 non è solo una paura da seguaci di Adriano Celentano, nostalgici del verde della via Gluck. È qualcosa di più concreto, vista la pioggia di milioni in arrivo sul territorio (un big delle costruzioni come Astaldi prevede un impatto dell’Expo 2015 sui propri ricavi nell’ordine dei quattro miliardi di euro). Di talmente concreto da spingere a un?alleanza assolutamente inedita. Per la prima volta le tre sigle del mondo agricolo (Cia, Col diretti e Confagricoltura) e quasi tutte le sigle dell?ambientalismo (da WWF a Legambiente, da Italia Nostra al Fai) e del mondo dei consumatori (Federconsumatori, Confoconsumatori, Adiconsum, Movimento Consumatori e altri) si sono unite per rivendicare a gran voce ?un futuro per l?agricoltura milanese?. Come lo definisce Paola Brambilla, presidente del WWF lombardo, «un fronte unitario della società civile che vuole affrontare incisivamente i profondi cambiamenti che incombono sulla città di Milano». Il risultato è un documento, un appello ?Un futuro per l?agricoltura milanese? (scaricabile integralmente): «La difesa del territorio dall?assalto del mattone passa dalla tutela dei campi e delle aziende agricole, che non possono finire in una riserva indiana come se non servissero più a nulla», sintetizza Carlo Franciosi, presidente di Coldiretti di Milano e Lodi. E allora: tutelare, rilanciare, rendere strategica la tutela del suolo grazie alle aree protette, ma anche e soprattutto dalla presenza di un?agricoltura sostenibile: «Nel territorio milanese esiste ancora un?ampia area in cui gli indicatori di consumo del suolo sono compatibili», spiega Paola Santeramo, presidente della Cia di Milano e Lodi. «Si tratta del Parco Agricolo Sud Milano, polmone agricolo e ambientale del territorio, una realtà di cui, nella prospettiva dell?Expo, dovremmo andare fieri e cogliere il valore strategico e per il quale si fissino degli impegni di rispetto e di salvaguardia». Un polmone verde che oggi è fortemente a rischio, visto che ci sono molti sindaci che chiedono la modifica dei suoi confini, con i big dell?edilizia pronti a intervenire? Ma sono molte altre le opere su cui si appuntano i timori del mondo dell?agricoltura: la Tangenziale Est esterna (che in parte impatterebbe proprio nel parco agricolo Sud Milano), la Brebemi, le opere legate all?accesso alla Fiera e la Pedemontana. Il rischio è che gli spazi, già esigui, dell?agricoltura milanese (che pure è la quinta proivincia agricola della Lombardia, con oltre 90mila ettari coltivati, circa 1.200 stalle con più di 10mmila bobini, una produzione pari a oltre 370 milioni di euro), si riducano ulteriormente. Bisogna correre ai ripari: il tempo e i mezzi ci sono: «Serve una pianificazione urbanistica di buon senso, che tenga conto non solo della loro presenza, ma del valore aggiunto, economico e culturale, che le nostre aziende sono in grado di offrire a tutti i cittadini», dice Franciosi. Perché un?agricoltura vicina alla città è portatrice di molteplici vantaggi, spiegano le associazioni, in quanto garantisce, oltre a una tutela del paesaggio, «l?accesso a prodotti alimentari freschi e di qualità e servizi per i cittadini e gli enti locali», prodotti che non dovrebbero compiere lunghe distanze per raggiungere i consumatori, come spesso accade e che quindi inquinerebbero molto meno. L?Expo, quindi, può diventare un?occasione di tutela e di rilancio di tutto il settore: «Pensiamo che i visitatori dell?Expo vorranno passare le loro giornate solo nei padiglio della Fiera?», si domanda Paola Santeramo. L?agricoltura, gli agriturismi, il paesaggio naturale e artistico delle zone rurali può diventare (anzi ddeve, visto il tema scelto per l?esposizione universale) uno dei poli di attrazione per i 28 milioni di visitatori attesi in Italia. Le proposte quindi: in primo luogo sostegno ai comuni, per favorire scelte di sviluppo diverse, che mettano al centro il paesaggio agricolo. Il che significa interrompere il corto circuito che rende conveniente la cementificazione, attraverso l?esca agli oneri di urbanizzazione, che sono spesso un?entrata fondamentale per i Comuni «e lo saranno ancora di più», attacca Giulia Maria Crespi, presidente del Fai-Fondo per l?ambiente italiano «con l?abolizione dell?Ici. Il dramma italiano è che i Comuni sono sempre senza soldi, non hanno nemmeno i fondi per riparare i tetti delle scuole?» Una strada potrebbe essere prevedere entrate alternative agli oneri di urbanizzazione per i comuni che tutelano il territorio. Ma per far questo le aree metropolitane devono essere dotate di efficaci strumenti di pianificazione e di politiche mirate allo sviluppo dell?agricoltura. Per esempio, suggerisce il documento, attraverso una ?valutazione di impatto agricolo? per ogni nuova opera. «Occorre costruire una nuova cultura», sintetizza Paola Santeramo, «che esprima nuove idee urbanistiche che abbiano la volontà e la forza di andare controtendenza, consapevoli che l?equilibrio dei bei luoghi è molto fragile e averlo alterato con opere irrazionali e rispettosi ha creato l?irreparabile, privandoci della bellezza e dell?autenticità dei luoghi». Da qui si comincia, con questa ?controtendenza?. Con un?inedita alleanza per il territorio tra molte sigle associative, solitamente poco avvezze a unire le forze. E già questo è un importante risultato. Vedremo ? e noi di Vita saremo molto attenti ? se si tradurrà in un?azione di pressione che sappia tradurre gli intenti in azioni concrete. E che sappia consegnare un Expo in cui anche terzo settore, associazionismo, corpi intermedi abbiano saputo dire la loro con forza

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