L’Africa sta cambiando velocemente e vi sono alcuni indicatori sui quali varrebbe la pena riflettere. Ad esempio, i dati macroeconomici indicano un boom del cosiddetto Prodotto interno lordo (Pil). Secondo le ultime previsioni del Fondo monetario internazionale (Fmi), il tasso medio di aumento del Pil nei Paesi dell’Africa Subsahariana – attualmente attorno al 5,2% – dovrebbe salire al 5.8% in termini reali nel 2012. Ma attenzione, non è oro tutto quello che luccica. A volte anche solo far emergere una parte dell’economia informale africana, per così dire, “tracciandola” e registrandola all’interno degli scambi economici di questo o quel Paese, si traduce in un consistente aumento del Pil (che oggi, grazie a nuove tecniche di rilevamento consente di quantizzare ciò che prima esisteva, ma non era registrato). Mentre invece la realtà economica e reddituale reale della gente comune, alla prova dei fatti, non è cambiata più di tanto. Inoltre, la semplice misurazione della crescita del Pil non dice assolutamente nulla rispetto a quella che è la sua distribuzione. Emblematico è il caso dell’Angola dove si registra grazie al settore petrolifero un +12% che finisce puntualmente nelle tasche dell’attuale oligarchia al potere, quella del presidente José Eduardo dos Santos. Uno stesso aumento del reddito molte volte, come nel caso angolano, risulta tutto concentrato nelle mani di una sola persona o di una sola famiglia. Occorre poi ricordare che molti Paesi africani stanno sì crescendo, ma partendo da condizioni di disagio economico particolarmente gravi. Questo in sostanza significa che gli spazi di crescita percentuale possono essere rilevanti, ma in rapporto a un Pil di partenza molto basso, paragonabile a una piccola regione italiana. Sta di fatto che a livello continentale, solo il 20% della popolazione ha accesso diretto all’energia elettrica. Secondo le Nazioni Unite, oltre 600 milioni di africani oggi vivono senza l’accesso all’energia che servirebbe a soddisfare i loro bisogni fondamentali come la cucina, l’illuminazione e il riscaldamento. Tutto ciò rende la questione energetica una delle grandi sfide guardando al futuro e soprattutto considerando che stiamo comunque parlando di un continente che possiede nelle proprie viscere le più richieste fonti energetiche, come ad esempio il il petrolio, il gas e l’uranio. Detto questo, c’è comunque un dato interessantissimo che fa ben sperare: in Africa gli investimenti nelle energie rinnovabili sono passati da 750 milioni di dollari nel 2004 a 3,6 miliardi di dollari nel 2011. La ragione di questa sbalorditiva crescita riguarda la combinazione particolare, in Africa, di una massiccia domanda di energia elettrica non soddisfatta, soprattutto nelle comunità più remote, unita ad un’abbondanza di potenziale energia rinnovabile sotto forma di energia solare, eolica e di potenziale geotermico. Una cosa è certa, lo sviluppo sarà possibile solo se l’Africa si doterà di una rete infrastrutturale che al momento lascia molto a desiderare, sia per quanto concerne il traffico delle persone e delle merci, come anche il contenimento nei grandi invasi e la distribuzione dell’acqua potabile. La recente carestia che ha colpito il Corno d’Africa la dice lunga a questo proposito. Comunque vi è un altro ambito in cui l’Africa continua a salire, addirittura più del Pil. Questo continente nel 1960 contava circa 284 milioni di abitanti, mentre oggi sono oltre un miliardo (circa 1.123.800.000 abitanti). Se l’Italia fosse cresciuta allo stesso ritmo oggi gli italiani sarebbero 185 milioni! I numeri allora parlano chiaro. In Africa – in particolare quella Sub-sahariana – vi è una enorme popolazione giovanile, (circa il 60% della popolazione con meno di 25 anni). Se da una parte vi è la responsabilità delle classi dirigenti locali di garantire loro studio e lavoro, dall’altra sono proprio i giovani che potrebbero segnare la svolta. Il loro dinamismo e la loro perspicacia contano più del Pil. D’altronde, come scriveva Plinio il Vecchio, “Ex Africa semper aliquid novi”, dall’Africa infatti arriva sempre qualcosa di nuovo.
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