Salute
Evitati 130mila aborti in 36 anni, il bilancio dei Cav
A chiedere aiuto sono soprattutto donne straniere sposate
Oltre 16mila bambini sottratti all’aborto nello scorso anno con una media di 49 bambini per ogni Centro. Le donne incontrate ed assistite sono state 50mila con una media di 170 per Centro. Sono alcuni dati presentati a Firenze nel corso dei lavori del Convegno nazionale dei Centri di aiuto alla vita svoltosi nel fine settimana sul tema ”Nessuna vita mi e’ straniera” in cui è stato presentato il dossier sull’attivita’ svolta nel 2010 dai 331 Cav operativi.
«Queste cifre, sommate a quelle degli anni trascorsi dal 1975, quando e’ stato fondato a Firenze il primo Centro, portano a 130mila i bambini complessivamente salvati e ad oltre 500mila le donne assistite. Risultato -prosegue una nota del Movimento- ottenuto grazie all’opera degli oltre 4mila operatori volontari (12 per Centro) ed ai 73mla sostenitori (220 per Cav). L’82% delle donne che chiedono aiuto sono straniere e solo il 18% italiane, coniugate (61%), di eta’ superiore ai 25 anni (53%) con difficolta’ prevalentemente economiche (46%). A queste donne viene assicurata un’assistenza soprattutto economica, ma anche sociale e psicologica. Il 3% e’ stata ospitata nelle 60 strutture del Movimento».
La maggior parte bussa alla porta dei Cav di propria iniziativa (28%), su suggerimento di amici (27%) o di parrocchie/associazioni (9%). «Solo il 6% -continua la nota- viene inviata da consultori pubblici o da strutture sanitarie, sintomo di un rapporto difficile tra Cav ed ente pubblico, ma si tratta di un rapporto che si sta modificando, soprattutto in alcune Regioni (Piemonte, Lombardia, Trentino, Emilia Romagna…) dove si sta tentando un’applicazione della legge 194 meno ideologica ed aperta al contributo, previsto dalla legge, del volontariato pro life».
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.