Politica

Evitare rigidità e strettoie

Su "Impresa sociale" un forum per far parlare la politica. Un'anticipazione: quattro politici discutono sui settori di operativit

di Francesco Agresti

Non solo interventi di studiosi ed esperti (da Borzaga a Zamagni, da Barbetta a Cafaggi), sul numero 2/2005 di Impresa sociale, interamente dedicato alla legge delega n. 181, il sommario prevede anche un Forum tra alcuni rappresentanti delle forze politiche, Emilio Del Bono (Margherita), Nuccio Iovene (Ds), Maurizio Lupi (Forza Italia) e Stefano Saglia (An) sulla legge delega. Il brano del Forum che qui anticipiamo è dedicato ad uno dei nodi principali della discussione sui prossimi decreti delegati: la definizione degli ambiti di operatività dell?impresa sociale.

Emilio Del Bono (Dl – Margherita)
Il riferimento della legge delega alle ?materie di particolare rilievo sociale? era in origine l?unico elemento per identificare la natura dell?impresa sociale. Fortunatamente l?introduzione di una precisa definizione di impresa sociale e la riflessione scaturita dal dibattito parlamentare sui requisiti che debbono caratterizzare questo tipo di impresa, riflessione che è stata sintetizzata nei principi direttivi contenuti nella legge delega, pongono, non certo in secondo piano, ma in una collocazione meno dirimente, l?elenco delle materie e delle attività che dovranno essere oggetto dell?agire delle imprese sociali. Detto questo, la definizione degli ambiti di operatività dovrà avere per sua natura, se non proprio una genericità, quanto meno un?inevitabile flessibilità, giacché dovrà impedire eventuali strozzature all?evoluzione del campo d?azione delle imprese sociali all?interno del più grande tema della riforma non solo del welfare, ma anche dei servizi pubblici più genericamente intesi.

Nuccio Iovene (DS)
La definizione degli ambiti di operatività delle imprese sociali è questione assai delicata a cui spero venga dedicata particolare attenzione. La flessibilità è d?obbligo in questo campo, come l?esperienza dimostra. Il problema è però come garantire le imprese sociali da incursioni e razzie da parte di soggetti diversi, nei loro ambiti di competenza. Una precisa delimitazione del raggio di azione dell?impresa sociale è innanzitutto una misura di tutela a favore dei soggetti beneficiari della stessa attività imprenditoriale, cioè i fruitori dei servizi e gli acquirenti dei beni prodotti dalle imprese; in secondo ordine dell’impresa sociale stessa, la quale potrebbe trovare nel suo mercato di riferimento competitori che operano secondo logiche e con regole totalmente diverse perseguendo altre finalità con il rischio tutt?altro che teorico di marginalizzare o estromettere le imprese da alcuni segmenti del mercato sociale.

Maurizio Lupi (Forza Italia)
Credo che occorrerà pensare ad un elenco onnicomprensivo e più generale possibile. L?impresa sociale, infatti, per definizione stessa della legge, è ?un?organizzazione privata senza scopo di lucro che esercita in via stabile e principale un?attività economica di scambio di beni o di servizi di utilità sociale?. Cercare di definire in maniera capillare quali sono questi servizi o, peggio ancora, arrivare a stilare un elenco tassativo di attività rischia di contraddire lo spirito stesso da cui è nata la legge. Con la legge delega, infatti, si voleva mettere ordine all?interno del settore non profit riconoscendo pienamente la soggettività e l?autonomia di queste realtà. Oggi non possiamo permetterci di fare un passo indietro rispetto a questo obiettivo.

Stefano Saglia (An)
Condivido il timore che una definizione fin troppo dettagliata delle situazioni di interesse sociale possa risultare troppo restrittiva e, di conseguenza, prevedere un elenco tassativo di attività potrebbe generare un?ingessatura dell?intero sistema mortificando il lavoro svolto nel corso dell?iter parlamentare. Credo sarebbe opportuno giungere non ad una classificazione specifica ma neppure ad un elenco omnicomprensivo. Bisognerebbe riuscire ad arrivare ad un?identificazione di ambiti di azione in funzione della mission e della specializzazione in termini educativi e di inserimento lavorativo. Dobbiamo impedire che possano verificarsi situazioni nelle quali l?azione propriamente sociale diventi un paravento per attività che nulla hanno a che vedere con l?impresa sociale.

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