Politica

Evitare il crack del sistema sanitario

La proposta del sistema Confcoop presentata oggi al Sanit da Giuseppe Milanese

di Redazione

«Ogni anno sono circa 7 milioni i cittadini italiani che entrano in contatto con i servizi erogati dalle cooperative sociali e sociosanitarie di Confcooperative. Ci sono riuscite grazie alle cooperative sociali e sociosanitarie che in Confcooperative vedono oltre 230.000 persone impegnate nei servizi alla persona e alla famiglia». Lo ha spiegato Giuseppe Milanese, presidente di FederazioneSanità – Confcooperative nel corso del convegno nell’ambito del SANIT a Roma. Ha continuato Milanese: «È ora di passare dalla politica del dire a quella del fare. Non vorremmo mai assistere a quanto è successo in Spagna, dove si è giunti alla chiusura del Sistema Sanitario Nazionale che è, invece, essenziale per assicurare equità e assistenza a tutti i cittadini, indipendentemente dal reddito».

FederazioneSanità – Confcooperative associa 300 cooperative che sviluppano un fatturato aggregato di 4,3 miliardi di euro. L’intera filiera del welfare di Confcooperative, tra cooperative sociali e cooperative sociosanitarie, dà occupazione a 230.000 persone. Oltre 60.000 i soci rappresentati dalle 300 cooperative aderenti.

Le grandi imprese nella cooperazione sanitaria associata è pari all’8,3% delle aderenti. Dato significativo dal momento che le grandi imprese, in tutto il movimento cooperativo, rappresentano lo 0,9% del totale.

Le cooperative sociosanitarie rappresentano un sistema imprenditoriale giovane. La maggioranza assoluta delle aderenti (il 50,3%), infatti, non ha più di 10 anni di vita. È quanto emerge dall’Osservatorio sulla cooperazione sanitaria realizzata da Elabora centro studi di Confcooperative.

Spiega Giuseppe Milanese: «FederazioneSanità propone un modello di gestione di servizi integrativo al sistema pubblico tale da garantire ai cittadini l’accesso a servizi di qualità e a costi sostenibili fuori dall’ospedale e fino al domicilio. È una scelta obbligata dal momento che l’Ecofin ha indicato il 2050 come data entro la quale la copertura assistenziale pubblica dovrà progressivamente scendere dall’attuale 75% al 50%, lasciando al finanziamento privato il 50%. È per questo che il futuro sarà rappresentato, sempre più dal coinvolgimento degli assistiti in logiche di mercato sociale di cui essi stessi possono essere parte attiva grazie al modello cooperativo».

 

Una risposta: il Progetto CAP, Il Consorzio non profit per l’assistenza primaria nel Lazio

Cap ha l’obiettivo di realizzare una rete di assistenza socio-sanitaria che opera in logica di sinergia e integrazione, che agisce come partner della PA e che offre servizi specialistici di prevenzione, diagnosi, cura, assistenza domiciliare sociosanitaria a costi sostenibili e in tempi adeguati.

Tutto questo attraverso:

16 cooperative con 700 medici di Medicina Generale;

• la rete delle cooperative farmaceutiche che associano oltre 320 farmacie;

le cooperative sociali a prevalente azione sanitaria con 3.000 operatori sanitari che assistono 30.000 pazienti;

le cooperative di laboratori diagnostici e poliambulatori specialistici con più di 100 centri;

le cooperative sociali che operano in ambito domiciliare socio-assistenziale con 12.000 operatori che assistono oltre 18.000 famiglie.

 

 


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