Medio Oriente
Evacuare il Nord della Striscia di Gaza è impossibile
Israele ha ordinato l’evacuazione dei civili della zona Nord della Striscia di Gaza, ma qui vive più di un milione di persone. Le realtà della società civile e l'Onu chiedono di revocare l'ordine: «Non trasformiamo quella che è già una tragedia in una calamità»
di Anna Spena
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Israele ha chiesto l’evacuazione dei civili che vivono nella zona Nord della Striscia di Gaza. Ventiquattro ore il tempo concesso ai civili per spostarsi verso Sud. Ma questa è una richiesta impossibile.
«Le forze militari e politiche israeliane hanno ordinato l’evacuazione dalle proprie abitazioni dei civili palestinesi residenti nel nord della Striscia di Gaza entro 24 ore; stiamo parlando di oltre 1,1 milioni di persone che devono lasciare le loro case senza alcuna garanzia di sicurezza o di ritorno. Siamo di fronte alla richiesta di un trasferimento forzato di civili, azione considerata crimine di guerra secondo il Diritto Internazionale Umanitario; come tale, l’ordine di evacuazione deve essere revocato», dice Dina Taddia, consigliera delegata di WeWorld. L’organizzazione umanitaria WeWorld lavora da 30 anni nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania. Lo staff di WeWorld a Gaza conferma che non c’è modo di lasciare in sicurezza la Striscia: «Non ci sono mezzi per trasferire oltre 1 milione di persone in poche ore, non ci sono abbastanza rifugi, tutti i valichi di frontiera al momento sono chiusi e Gaza è costantemente sotto attacco. Il diritto internazionale deve essere rispettato, l’assedio di Gaza colpisce migliaia di civili, soprattutto bambini, donne e anziani, ad oggi sono già 338mila gli sfollati interni e il bilancio delle vittime supera i 1500. Giustificare queste azioni come legittima difesa per gli atti orribili compiuti in Israele per mano di uomini armati va contro il diritto internazionale».
A Gaza, a seguito dei continui bombardamenti e attacchi aerei, la situazione è catastrofica e gli ospedali sono sopraffatti dall’elevato numero di feriti. Prima dell’ordine di evacuazione anche un blocco totale per la Striscia: non entrano carburante, cibo e medicine. Ne abbiamo parlato qui “Gaza, senza aiuti umanitari la condanniamo a morte”.
«La perdita di vite civili causata dall’uso deliberato o indiscriminato della forza è un crimine di guerra di cui i responsabili dovranno rispondere», dice Jan Egeland, Secretary General of the Norwegian Refugee Council. «Temiamo che Israele possa sostenere che i palestinesi che non sono riusciti a fuggire dal nord di Gaza possano essere erroneamente considerati come partecipanti diretti alle ostilità e presi di mira».
Anche tutte le organizzazioni umanitarie delle Nazioni Unite hanno chiesto a Israele di annullare l’ordine di evacuare il Nord di Gaza nelle prossime ore. Stéphane Dujarric, portavoce del segretario generale dell’Onu António Guterres, sottolinea che «un’evacuazione di tale portata è impossibile senza causare conseguenze umanitarie devastanti. Le Nazioni Unite chiedono con forza che questo ordine sia annullato per evitare di trasformare quella che è già una tragedia in una calamità».
Allo stesso modo anche Save the Children: «Siamo estremamente preoccupati per l’ordine militare israeliano di evacuare 1 milione di persone dal nord di Gaza in 24 ore, che avrà enormi conseguenze per i bambini. Chiediamo la sua revoca immediata e di consentire urgentemente l’accesso umanitario», dice Inger Ashing, Ceo di Save the Children International. «Siamo molto allarmati per il peggioramento della situazione nei territori palestinesi occupati e in Israele. Save the Children condanna con la massima fermezza l’uccisione di civili, soprattutto di bambini, che sono sempre i più vulnerabili in ogni conflitto e devono essere protetti. Hanno il diritto a una vita libera dalla violenza e a vivere in pace, indipendentemente dal luogo in cui sono nati e da quello in cui vivono. Il numero delle vittime – troppe delle quali sono minori – continua ad aumentare. Rapimenti, uccisioni e mutilazioni. Distruzione di case, ospedali e altre infrastrutture essenziali per il loro sostentamento. Sono tutte gravi violazioni dei diritti dei bambini. Quando è troppo è troppo. I bambini e le loro famiglie devono poter cercare sicurezza. L’assistenza umanitaria deve essere incrementata per rispondere alle esigenze della crisi, gli aiuti salvavita non possono essere negati ai bambini».
Photo © Saher Alghorra/Avalon/Sintesi
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