Non profit
Eutanasia: un “no” dalla Svizzera
Un appello di operatori sanitari da una delle nazioni in cui il suicidio assistito è legale
Un gruppo di operatori sanitari svizzeri ha diffuso nei giorni scorsi un appello contro l’eutanasia ma anche l’accanimento terapeutico e l’abbandono terapeutico. L’appello era stato messo a punto nel febbraio del 2007 e diffuso tra gli operatori sanitari, ma i camici bianchi che lo firmano l’hanno fatto circolare pubblicamente in questi giorni, dicendosi «preoccupati da un clima culturale in cui un cambiamento radicale nella pratica della medicina può avvenire quasi senza dibattito». I firmatari affermano che, nonostante «il dolore e soprattutto la solitudine sembrano avere l’ultima parola, suscitando la voglia di porre fine alla vita», in realtà l’esperienza «a diretto contatto con i pazienti ci dimostra però che non è questo il desiderio più vero e profondo dell’uomo che soffre e si sente solo».
Quindi aggiungono che «la risposta adeguata alla domanda che sofferenza e solitudine pongono è una compagnia umana che riveli una positività», mentre «l’eutanasia attiva e il “suicidio assistito” spengono la naturale inclinazione dell’uomo a stringersi attorno a chi ha bisogno». «La malattia e il dolore tolgono forza e lucidità», continuano, «tanto che è difficile prendere decisioni determinanti per la propria vita. Spontaneamente l’uomo quando soffre chiede l’aiuto di un altro. La nostra esperienza ci mostra come, di fronte alla morte che si avvicina, restare con i pazienti senza fuggire, senza cedere alla tentazione di scorciatoie sbrigative e degradanti, è il contributo più vero che come uomini e operatori sanitari possiamo dare. Fa parte della nostra professione l’essere parte di una
rete di rapporti umani, importanti almeno quanto le cure mediche nel sostenere il paziente. «Legalizzare l’eutanasia attiva (anche a condizioni molto restrittive)», fanno notare, «porterà ad un ampliamento del fenomeno. Non è una teoria ma un dato di fatto. In Svizzera si è cominciato a parlarne negli anni ’90 limitatamente ai malati terminali. Ora c’è chi propone di coinvolgere anche pazienti con malattie neurodegenerative, malati psichiatrici, neonati con prognosi infausta. Chi ancora? Oggi in Olanda, dove l’eutanasia è tollerata dal 1994 e legale dal 2001, il 7% dei malati oncologici muore di eutanasia attiva».
«Negli ultimi giorni di vita e fino agli ultimi istanti, rimane sempre la possibilità che accada qualcosa di inatteso e prezioso. Quante persone, quante storie abbiamo conosciuto di un ultimo semplice sguardo, di una parola magari mai detta fino a quel momento, di una riconciliazione, persino di una serenità e di una pace nuove. La scelta di darsi la morte spazza via questo ultimo fragile spazio». Quanto all’accanimento terapeutico, i medici firmatari sostengono che «il rispetto per la vita morente implica l’evitare gesti di accanimento terapeutico, sproporzionati rispetto al beneficio sperato per il paziente», anche se sottolineano come «a causa della pressione a ridurre i costi e della crescente mentalità eutanasica, la vera minaccia oggi non è unicamente un eccesso di cure, bensì in misura crescente anche l’abbandono terapeutico».
La conclusione è la seguente: «È ragionevole dire no all’eutanasia attiva e al “suicidio assistito”: non si uccide l’uomo che muore, chi è uomo come lui lo accompagna alla fine».
Hanno aderito all’appello:
Dr. med. Fabio Cattaneo, Lugano (presidente di Medicina e Persona, associazione promotrice dell’appello)
Dr. med. Lorenza Bolzani, psichiatra, direttrice Clinica psichiatrica Viarnetto.
Chiara Canonica, infermiera, caposettore Ospedale la Carità Locarno
Dr. med. Sonia Chimchila-Chevili, primario di medicina Ospedale regionale Lugano – sede Italiano
Dr. med. Franco Denti, presidente dell’Ordine dei medici del cantone Ticino
Dr. med. Fabrizio Fasolini, primario di chirurgia Ospedale Beata Vergine Mendrisio
Dr. med. Claudia Ferrier, presidente del Circolo Medico di Lugano
PD. Dr. med. Luca Gabutti, caposervizio Ospedale la Carità Locarno
Dr. med. Aldo Klainguti, già presidente dell’Ordine dei medici del cantone Ticino
Dr. med. Alfred Kuhrmeier, primario di chirurgia Ospedale regionale Lugano – sede Italiano
Isabella Laquale-Pian, infermiera, docente scuola specializzata per le professioni sanitarie e sociali
Dr. med. Giuseppe Lepori, internista, Lugano
Prof. Dr. med. Sebastiano Martinoli, Clinica Luganese Moncucco
Dr. med. Rita Monotti, caposervizio di medicina Ospedale la Carità Locarno
Dr. med. Giovanni Pedrazzini, caposervizio Cardiocentro Lugano
Dr. med. Marco Pons, primario di medicina Ospedale regionale Lugano – sede Civico
Davide Ponti, infermiere, responsabile Servizio infermieristico Ospedale Regionale di Lugano
Dr. med. Giorgio Salvadé, vice primario di medicina Ospedale regionale Lugano – sede Italiano
Dr. med. Franco Tanzi, co-responsabile Centro di geriatria, Clinica Luganese Moncucco
Gli altri firmatari e la possibilità di adesione on-line sul sito www.medicinaepersona.ch
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