Cultura

Eutanasia legale e eugenetica liberale: anche la morte diventa “smart”

L'Associazione Luca Coscioni presenterà nelle prossime ore un video appello a favore dell'"eutanasia legale" e del testamento biologico. Nel filmato, 70 persone - tra cui Roberto Saviano, Corrado Augias, David Parenzo - si alterneranno in 3 minuti cercando di "sensibilizzare il Parlamento" su questi temi. Ma sappiamo davvero di che cosa stiamo parlando?

di Marco Dotti

Sulle pagine di "Public Affairs Quarterly", il filosofo neozelandese Nicholas Agar avanzava un'ipotesi: "il tratto distintivo della nuova eugenetica liberale è la neutralità dello Stato".

Era il 1998 e l'articolo di Agar aveva un titolo esplicito e chiaro: "Liberal Eugenics", che sei anni dopo sarebbe diventato il titolo di un suo libro.

Da parte sua, l'australiano Peter Singer, influente esperto di etica animale, in questi anni si è spinto ben oltre arrivando a sostenere  una tesi – messa nero su bianco, con espliciti richiami sia dalla legislazione olandese, sia dalla recente legislazione belga in materia di eutanasia dei minori e dei disabili – che praticare su un disabile psichico non è omicidio, perché in lui non potrebbero riconoscersi i tratti fondamentali di ciò che chiamiamo "persona". Questa posizione, tutt'altro che analitica, è il tratto fondamentale delle ideologie che avanzano proponendo un, al contempo, a seconda delle possibilità socio-economiche dei "consumatori", un supermarket eugenetico e un discount eutanasico.

Supermarket eugenetico

Come ebbe a specificare un altro filosofo, Ronald Dworkin, non vi sarebbe nulla di male nel teorizzare e nel praticare un'eugenetica smart (smart eugenics).

Un'eugenetica non più gravata da ideologie evidenti e quindi liberata dalla pessima reputazione che, dal nazismo in poi, si porta appresso permetterebbe di conseguire risultati – già sperimentati negli anni bui del welfare scandinavo – utili anche alle finanze di quello Stato che, altrove, si vorrebbe neutrale.

In questo senso, Robert Nozick, a suo tempo teorico fin troppo ascoltato dello Stato minimo, ebbe a proporre un "supermarket eugenetico", che permettesse di generare figli su misura e senza che l'intera società venisse coinvolta in un logorante processo decisionale. L'immagine del supermarket è efficace e quanto mai chiara: si prende e si assembla e, quando ciò che si è preso e assemblato non serve più al consumo, lo si butta. Degli scarti, si occupa la pratica eutanasica in senso duro.

Si tratta di un procedimento al risparmio, accessibile però solo a alcune élites. Per gli altri? Per gli altri non vi sarebbe stata altra possibilità – e l'eutanasia diventa, in questo caso, solo l'altra faccia della medaglia della smart eugenics – che "togliersi di mezzo da sé".

Togliersi di mezzo da sé: il nuovo paternalismo eutanasico

Questo il senso delle parole del Ministro della Sanità della Lituania, Ilze Šalaševičiūte, che ha apertamente dichiarato in televisione che bisogna aiutare i poveri a non gravare sulla situazione economica del Paese, aiutandoli nella scelta dell'eutanasia.

Solo lo scrittore L.-F. Cèline, negli anni Trenta, quando era medico alla Ford, si era spinto verso qualcosa di simile in un suo rapporto presentato all'azienda: "il problema dei disoccupati – affermava l'autore del Viaggio al termine della notte – lo possiamo risolvere facendoli morire di fame".

Si capisce allora come la richiesta di neutralità dello Stato – e non la critica tout court alla sua funzione o presenza –  sia essenzialmente una richiesta di falsa neutralità. Secondo quest'ottica, neutrale sarebbero stato anche Ponzio Pilato rispetto a processi storici che, in fin dei conti, sembrava non riguardarlo.

Scriveva Nozick: "questo sistema di supermercato ha la grande virtù di non comportare nessuna decisione centralizzata volta a fissare o prefissare i tipi umani del futuro".

In un certo senso, andando ben oltre la metafora, il futuro si sarebbe prefissato da sé, attraverso una divisione in caste biologiche

Caste biologiche e darwinismo high-tech

In questi anni, oramai nessuno lo nega, abbiamo assistito a una progressiva erosione materiale dell'eguaglianza, cardine delle società moderne. Di contro, la retorica dei principio di eguaglianza ha sfondato ogni barriera, proliferando senza fine e senza alcun ancoraggio al concreto – secondo una logica tipica del post-moderno, dove i segni e le storie si amplificano proprio in assenza di referente.

Se davvero la società prossima-ventura è destinata a diventare – come scrive Yuval Noah Harari, cfr. "Verso un darwinismo high.tech", Formiche, n. 96, ottobre 2014, p. 36 – "la più diseguale della storia", un ruolo chiave in questa diseguaglianza l'avranno:

1) la possibilità di alterare corpi e menti;

2) lo spostamento del divario dal piano sociale a quello biologico;

3) il mutamento della medicina che, da cura dei malati, sposterà sempre più, concettualmente e finanziariamente il proprio investimento sul miglioramento della condizione dei sani;

4) la trasformazione della medicina da medicina di massa a medicina d'élite;

5) il divorzio tra intelligenza e coscienza (e in questo senso andrebbe letto il monito lanciato nei giorni scorsi da Stephen Hawking).

Quello che Yuval Noah Harari ha chiamato "darwinismo hi-tech" è stato risultante di processi innovativi complessi su cui si sino stratificate banalità retoriche.

Lo stesso avviene in uno degli snodi cruciali di questa deriva, ossia nella sovrapposizione nel dibattito pubblico, veicolato più da personalità dall'indubbio appeal mediatico che da solerti professori di etica, del problema eugenetico sul tema dell'eutanasia e della libertà di cura o di scelta. 

Questa sovrapposizione è la velatura necessaria per "mascherare" il problema in termini di smart power. Si parla di "libertà di scelta", si dibatte di eutanasia, ma ciò che conferisce senso (o non senso) al tutto è che questa discussione maschera una più radicale presa di posizione verso il principio dell'eugenetica liberale. Presa di posizione a cui non sembra, però, e questo è un tratto specifico italiano, corrispondere una correlativa presa di coscienza.

Legalità eutanasica

Così, al vecchio dibattito sul tema che – da Socrate a Seneca da Hume fino a noi – ha riguardato le grandi questioni della libertà e della scelta, si è sostituito un dibattito sulla legalità, ossia sulla attestazione formale di quella scelta, senza che minimamente se ne indaghino i presupposti. L'estensione del "diritto" a chi non può manifestare volontà – come malati di Alzheimer o neonati: accade in Belgio – è l'indicatore di questa deriva assolutamente illiberale dell'eugenetica "liberale".

Questo è comunque  un effetto, non la causa. L'effetto di un sistema di tecnostrutture che, all'azione – tipica determinazione dell'uomo cosciente – ha sostitutito l'operazione, in conseguenza della scissione tra coscienza e intelligenza. 

In ambito comune – diciamo nel manzoniamo terreno del senso comune – si fa molta confusione tra suicidio assistito, eutanasia, accanimento terapeutico e questa confusione sembra in qualche modo strumentale alla rivoluzione concettuale che, nel XXI secolo, sta interessando il campo della salute e della medicina.  

Ma non di meno è in questo ambito che le questioni cruciali si giocano, materialmente, mischiandosi al reale. Ed è così abbastanza sintomatico vedere che, allo spot promosso dall'Associazione Luca Coscioni, per la promozione dell'"eutanasia legale", partecipi il cantore maximo del legalismo italiano e della lotta alla mafia, Roberto Saviano.

Che anche lui ceda alla tanatocrazia dei nostri tempi non è un segno, ma è comunque un segno dei tempi.

 

@oilforbook

 

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