Non profit

Europei e poveri traditi dal cacao

Editoriale di Riccardo Bonacina

di Riccardo Bonacina

Ironia della sorte. Proprio nella Giornata europea dei consumatori, il 15 marzo scorso, il Parlamento europeo ha aperto la strada alle materie grasse di sostituzione (mgs) al burro di cacao nella cioccolata. Ironia della sorte ma anche dimostrazione di quanto rischi di essere incontrollabile la macchina della politica e della burocrazia europea. Per soli tre voti (un grazie particolare ai nostri Rutelli, Di Pietro e Buttiglione) si è spalancata la porta all?ansia di profitto delle grandi multinazionali. In un sol giorno si è fatta carta straccia degli accordi già presi con i Paesi del sud del mondo produttori di cacao ai quali si garantiva – tramite accordi con l?Icca (Accordo internazionale del cacao) – la proibizione ?dell’uso di materie diverse al posto del cacao a danno dei consumatori?, e delle azioni di pressione e di vigilanza delle organizzazioni non governative e delle associazioni consumeristiche che solo in Italia avevano raccolto decine di migliaia di firme e inviato più di 24 mila cartoline.
Il Parlamento e la Commissione europea hanno dimostrato quanto poco tengano in considerazione consumatori e associazioni della società civile, respingendo anche le richieste per una sufficiente informazione e una etichettatura adeguata, e quella che chiedeva di vietare l?inclusione di organismi geneticamente modificati fra le materie grasse alternative.
Per capire quanto i Paesi del sud del mondo attendessero il responso dell?Europa, basti ricordare che a Bruxelles ad attendere il risultato della votazione c?era Henri Konan Bédié, presidente della Costa d?Avorio, paese in cui la produzione di cacao rappresenta il 20% della ricchezza nazionale (1,5 milioni di tonnellate prodotte l?anno). Antonio Agostoni, responsabile di laboratorio dell?unica azienda italiana produttrice di cioccolato biologico mi dice: «L?Europa a Konan Bédié, al Ghana, agli 11 milioni di africani il cui bassissimo reddito dipende dal cacao, ha preferito privilegiare gli interessi delle grandi multinazionali di produzione di grassi come l?Unilever che invaderanno ancor più di oggi il mercato europeo».
L?episodio, che segue solo di poche settimane la ?svista? delll?Ufficio Brevetti europeo che ha concesso l?autorizzazione a una sperimentazione sulla struttura genetica delle cellule embrionali di origine umana (?svista? a cui ancora non s?è posto rimedio!), non fa che ribadire ai movimenti della società civile come l?istituzione Europa non sia una sponda nella costruzione di una casa comune più trasparente, più partecipata, più rispettosa dei diritti di tutti. Anzi, la pervicacia della sua burocrazia e la distanza la rendono più incontrollabile. È importante esserne coscienti, per chi non si accontenti di qualche briciola di finanziamento a progetti equo o solidali. Che a questo punto assomiglierebbero molto a delle tangenti morali. La sfida è sulle regole.

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