Famiglia
Europa: mutilazioni genitali, una piaga sociale ed economica
Oltre ai danni fisici e alle profonde umiliazioni, secondo un rapporto del Consiglio d'Europa, le violenze sessuali contro le donne costa ogni anno 34 miliardi di euro
di Redazione
Le mutilazioni genitali sono “una forma estrema di violenza” nei confronti delle donne, e quindi “una violazione dei diritti umani a cui non si puo’ rimanere indifferenti”. A parlare e’ Jan Kleijssen, direttore dei Diritti umani al Consiglio d’Europa, organismo per cui la lotta contro la violenza nei confronti delle donne “oggi e’ diventata una priorita’ politica”.
La violenza contro le donne puo’ inoltre costare a ogni cittadino europeo fino a 555 euro ogni anno, vale a dire 34 miliardi di euro per Paese. Sono le cifre contenute in un recente studio comparativo condotto dal Consiglio d’Europa e presentate nel convegno ‘Oltre le mutilazioni genitali femminili: una questione di diritti’ organizzato a Roma dal dipartimento per i diritti e le pari opportunita’ della presidenza del Consiglio dei Ministri, in collaborazione con lo stesso Consiglio d’Europa, proprio nella Giornata Mondiale per l’eliminazione delle mutilazioni genitali femminili.. A commentare le stime del costo nazionale della violenza contro le donne nei Paesi della Ue e’ stato Jan Kleijssen, direttore dei Diritti umani al Consiglio d’Europa.
“La violenza nei confronti delle donne comporta conseguenze tanto per la vittima quanto per la societa’”, ha spiegato Kleijssen, “Causa dolori, timori e angosce, riduce la capacita’ delle vittime di fornire un contributo produttivo alla famiglia, all’economia e alla societa’. Oltre ad assorbire le risorse dei servizi medici e sociali, del sistema giudiziario, dei centri sanitari. Insomma, questi costi devono essere considerati sia in termini di sofferenze umane sia di perdite economiche”.
L’esperto di Strasburgo ha inoltre sottolineato che “le donne che subiscono atti di violenza non sono soltanto vittime di maltrattamenti, ma anche del silenzio, dell’indifferenza e della negligenza”. Per questo, il direttore dei diritti umani di Strasburgo ha ribadito la necessita’ da parte dei governi nazionali di “rompere il silenzio” e adottare normative specifiche contro la pratica delle mutilazioni, sulla scia della ‘Raccomandazione sulla protezione delle donne’ adottata nel 2002 dal Comitato dei ministri del Consiglio. “I nostri governi non hanno scelta”, ha insistito Kleijssen, “devono agire con efficacia e tempestivamente. Adesso”.
Secondo uno studio pubblicato nel 2006 dal Consiglio d’Europa, tra un quarto e un quinto dell’intera popolazione femminile degli stati membri e’ stato vittima di violenze fisiche almeno una volta, e piu’ del 10% ha subito violenze sessuali. Se poi si considerano molestie, minacce e pedinamenti, la percentuale sale al 45%. E nella maggior parte dei casi gli abusi si consumano all’interno delle mura domestiche. Nel caso delle mutilazioni genitali non e’ facile ottenere dati esatti sulle vittime. Per dare comunque una dimensione del fenomeno e delle sue potenzialita’, Kleijssen ha portato l’esempio della Norvegia, dove oggi su 4,6 milioni di abitanti, 4.000 sono donne e giovani provenienti da Paesi che praticano le mutilazioni. “Si tratta di potenziali vittime”, ha spiegato Kleijssen, “e come tali richiedono attenzioni particolari. E noi tutti abbiamo il dovere di tutelarle”. “La cultura, le abitudini, la famiglia o la religione”, ha aggiunto, “non possono in nessun caso essere utilizzati come scusa per rimanere sordi e ciechi quando vengono commesse violazioni dei diritti umani”.
Il 27 novembre 2006 il Consiglio d’Europa ha lanciato a Madrid la ‘Campagna paneuropea per combattere la violenza nei confronti delle donne’. Il suo slogan, ‘Stop alla violenza domestica’, e’ un messaggio rivolto ai governi affinche’ agiscano a livello politico, legislativo e amministrativo per prevenire la violenza domestica, assistere le vittime e punire i colpevoli.
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