Responsabilità d'impresa e diritti
Europa, la società civile: sulla sostenibilità non si torni indietro
Una cordata di oltre quaranta organizzazioni italiane del network Impresa 2030 ed espressione della società civile, ha inviato una lettera aperta ai commissari Europei esprimendo forte preoccupazione per il rischio di depotenziamento della Direttiva per la due diligence in materia di sostenibilità aziendale
di Alessio Nisi

La Direttiva per la due diligence in materia di sostenibilità aziendale può essere un’occasione per promuovere la competitività in Europa, specialmente nella lotta alla concorrenza sleale: salvaguardare i diritti delle persone e dell’ambiente dovrebbe essere un valore acquisito da tutta la società e può andare di pari passo con lo sviluppo di imprese più competitive e più responsabili.
Per questo, in una lettera aperta, 40 associazioni del network Impresa2030, rappresentative della società civile italiana, esprimono forte preoccupazione per le sorti della Direttiva (anche nota con l’acronimo Csddd, che sta per Corporate sustainability due diligence directive).
Chiedono che il dossier sul provvedimento non venga riaperto e “che la Commissione europea”, si legge nella lettera, “agisca invece attraverso atti esecutivi (regolamenti e linee guida che devono essere ancora emanati) per armonizzarne e semplificare l’attuazione, permettendo così agli stati membri di procedere nel processo di recepimento”.
La riapertura completa della Direttiva due diligence metterebbe in pericolo l’intero impianto della normativa, faticosamente raggiunto al termine di un percorso pluriennale e frutto di approfondite analisi di impatto, consultazioni con gli stakeholder e di un lungo negoziato politico
La lettera delle 40 associazioni del network Impresa 2030
Rischio depotenziamento
La lettera è stata inviata al vicepresidente Raffaele Fitto, alla commissaria Maria Luís Albuquerque e soprattutto ai commissari europei Stéphane Séjourné e Valdis Dombrovskis, questi ultimi il 26 febbraio presenteranno un primo pacchetto Omnibus di semplificazione legislativa che, secondo gli aderenti all’iniziativa, rischia di depotenziare “irrimediabilmente”, si legge ancora, “la Direttiva sul dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità”.
Le organizzazioni aggiungono inoltre: “Al fine di perseguire l’obiettivo di semplificazione e razionalizzazione delle norme, auspichiamo che il pacchetto Omnibus si concentri sugli atti necessari a facilitarne l’attuazione e che si evitino
modifiche del contenuto della normativa sulla due diligence aziendale sostenibile”.
Controllo sulla nascita e sulla trasposizione della Direttiva
A coordinare la rete dei firmatari è dunque Impresa2030, un network di organizzazioni che dal 2021 si propone di fare pressione sulle istituzioni nazionali ed europee per la nascita prima, e la trasposizione poi, di una direttiva comunitaria sul dovere di diligenza delle imprese a rispettare diritti umani e ambientali lungo la catena del valore.
Tra le organizzazioni che aderiscono alla campagna: Actionaid Italia, Campagna abiti puliti, Equo garantito, Eccj, Fair cooperativa Equosolidale, Fairtrade Italia, Focsiv, Fondazione finanza etica, Good shepherd international foundation onlus, Human Rights International Corner – Hric, Large movements, Mani tese, Oxfam Italia, Save the children Italia, Weworld.
Il percorso della Direttiva per la due diligence
La “Direttiva comunitaria sul dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità” introduce obblighi per le imprese di grandi dimensioni per quanto riguarda gli impatti negativi delle loro attività sui diritti umani e sulla protezione dell’ambiente.
Definisce inoltre le responsabilità connesse a questi obblighi. Le norme non riguardano solo le attività delle imprese, ma anche quelle delle loro filiazioni e dei loro partner commerciali lungo la catena di attività delle imprese.
La Csddd fa sì che le imprese siano direttamente responsabili dell’impatto causato dalle loro azioni lungo l’intera filiera produttiva, tutelando così persone e ambiente.
Ebbene, la Csddd è entrata ufficialmente in vigore a luglio 2024, ma è stata successivamente inserita in un più ampio processo di revisione, annunciato a novembre 2024, dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Il 26 febbraio è prevista dunque la presentazione del pacchetto Omnibus che la Commissione Ue definisce di semplificazione legislativa, che punterebbe a ridurre il carico amministrativo delle imprese.
Questa proposta, però, secondo le organizzazioni firmatarie, rischia di introdurre un abbassamento del livello degli impegni da parte delle aziende e delle tutele per i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici nelle filiere globali.
Meno costi per la concorrenza sleale e più tutela per le Pmi
Inoltre, secondo le organizzazioni firmatarie della lettera, la Direttiva per la due diligence, così com’è stata approvata, garantisce una maggiore uniformità e certezza del diritto, riducendo i costi della concorrenza sleale dei prodotti provenienti da fornitori extra-Ue, che si troverebbero obbligati ad adattarsi agli standard europei in materia di tutela dei diritti umani e dell’ambiente.
Non si tratta solo di definire regole comuni a livello comunitario, ma anche di proteggere il tessuto produttivo italiano, in particolare le Pmi, spesso soggette a contratti predatori e pratiche commerciali sleali che possono portare a violazioni dei diritti umani, del lavoro e dell’ambiente.
La direttiva attuale non solo mira a prevenire e gestire queste dinamiche, ma impone anche alle grandi aziende di rivedere clausole contrattuali vessatorie nei confronti dei fornitori più piccoli, contribuendo così a un’economia più equa e sostenibile.
Non riaprite quel dossier
«La Direttiva sulla due diligence è entrata in vigore solo pochi mesi fa, dopo un lungo processo di negoziazione durato quattro anni. Il testo approvato sottolinea i benefici per la competizione e la competitività in Europa, coinvolgendo un numero limitato di imprese: appena lo 0,1% di quelle presenti nell’Ue, di cui circa 400 in Italia», spiega Cristiano Maugeri di Actionaid, co-portavoce della campagna, «attraverso questa lettera, chiediamo ai Commissari di non riaprire un dossier già oggetto di un significativo ridimensionamento, affinché non si vanifichi il lavoro svolto e si garantisca l’attuazione di misure fondamentali per il rispetto dei diritti umani e ambientali lungo le catene del valore».
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La Commissione garantisca una consultazione pubblica
«Chiediamo alla Commissione di agire innanzitutto nel rispetto della volontà di cittadine e cittadini che si sono già espressi a favore della Direttiva durante la sua approvazione. Inoltre, la Commissione deve prevedere nel pacchetto Omnibus una consultazione pubblica, in linea con i principi europei, che finora è stata negata. Infatti nelle scorse settimane si è svolta una consultazione solo su invito, principalmente di grandi interessi privati» fa presente Margherita Romanelli di Weworld, co-portavoce della campagna, «ascoltare la voce di tutte le organizzazioni interessate, è fondamentale perché una Direttiva come la Csddd esiste proprio per prevenire violazioni dei diritti umani e dei diritti dell’ambiente, che reti come Impresa2030 denunciano».
In apertura foto di Mert Guller per Unsplash
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