Famiglia

Europa: 15 milioni di minori sfruttati

Presentati i dati dell'Osservatorio sul lavoro minorile in occasione dell'incontro fra i ministri Ue riuniti a Lucca per parlare di infanzia

di Redazione

Il lavoro minorile non e’ una realta’ lontana, il fenomeno e’ ben presente anche nei paesi sviluppati dell’ Occidente ricco e nemmeno l’ Italia esce indenne dai dati emersi durante il vertice europeo sull’ infanzia che e’ stato aperto a Lucca dal ministro Roberto Maroni. Secondo i dati resi noti dall’ Osservatorio sul lavoro minorile, sono 15 milioni i minori sfruttati in Europa e nel bacino del Mediterraneo, mentre nel mondo i minori che lavorano sarebbero alcune centinaia di milioni. In Italia, dove la normativa vigente preclude la possibilita’ di svolgere qualunque attivita’ lavorativa al di sotto dei 15 anni, mentre e’ ammessa a condizione che non si tratti di attivita’ usurante o pericolosa tra i 15 ed i 18 anni, i bambini ed i ragazzi al di sotto dei 15 anni che lavorano in maniera continuativa, saltuaria o del tutto occasionale sono 144 mila, esclusi gli extracomunitari, di cui 31.500 impegnati in attivita’ lavorative corrispondenti a vere proprie forme di sfruttamento. Il dato, per quanto allarmante e da considerare con attenzione, deve comunque essere interpretato, secondo il sottosegretario al welfare, Maria Grazia Sestini. ”Quando si parla di impegno di lavoro saltuario o del tutto occasionale non si parla sempre di qualcosa di negativo, anche se si tratta sempre e comunque di lavoro minorile e quindi di un fenomeno da monitorare con attenzione – ha detto il sottosegretario -. In quei numeri ci sono ragazzi che aiutano saltuariamente i genitori in negozio o che partecipano alla vendemmia o alla raccolta delle olive e queste forme di collaborazione possono anche contenere un valore educativo”. Il fenomeno, secondo Sestini, e’ particolarmente preoccupante quando si accompagna all’ abbandono di qualsiasi iter educativo o formativo. ”Questo avviene – ha detto Sestini – in molte province del Sud e del Nord Est, ma con motivazioni diverse: nel Sud si abbandona la scuola e si va a lavorare, sempre in nero, per aiutare economicamente la famiglia, nel Nord-Est le famiglie mandano a lavorare i figli minori perche’ sono convinte che la scuola non serva”. In Italia, comunque, nel 2002, sempre secondo i dati dell’ Osservatorio i minori sorpresi a lavorare sono stati 1.500, in tutti comparti produttivi e, addirittura, in quelli dei lavori svolti per conto dello Stato. RISOLUZIONE CONTRO LAVORO MINORILE I 29 ministri europei (i 15, piu’ i dieci dei paesi entranti e quelli di Turchia, Croazia, Bulgaria e Romania), riuniti a Lucca per affrontare i problemi dell’ infanzia, hanno firmato una risoluzione per invitare i rispettivi paesi membri a mettere in atto politiche tese a contrastare il fenomeno del lavoro minorile. Tra i punti della risoluzione, uno invita i paesi a guardare al lavoro minorile anche come fenomeno legato all’ economia sommersa, nel quale ambito i minori vengono impiegati ”spesso nelle forme piu’ pericolose e nascoste, inclusi il lavoro forzato, la schiavitu’ e quelle situazioni in cui i bambini sono confinati nelle abitazioni del loro datore di lavoro”. Il sottosegretario al welfare, Maria Grazia Sestini, ha specificato che quando si parla di lavoro minorile in Europa si parla di bambini e ragazzi che vivono nel nostro continente indipendentemente da quali siano le loro origini. CONTRO ABUSI SESSUALI TOLLERANZA ZERO Tolleranza zero nei confronti degli abusi sessuali sui minori: a Lucca i ministri europei (15 piu’ i dieci dei paesi che entreranno il 1 gennaio 2004, piu’ quelli di Bulgaria, Romania, Turchia come osservatori) hanno sottoscritto una risoluzione per il contrasto all’ abuso sessuale che indica come principali strumenti operativi quello della cooperazione accompagnata alla repressione del fenomeno, sia che esso si manifesti all’ interno delle mura domestiche sia all’ esterno, e dall’ assistenza alle vittime. La risoluzione contiene un richiamo piu’ sfumato alla famiglia, rispetto al testo originario, come ha spiegato il sottosegretario Maria Grazia Sestini, perche’ e’ il frutto di una mediazione con i paesi del nord Europa dove il ruolo della famiglia non e’ visto allo stesso modo dei paesi del Sud e del Mediterraneo in particolare. La risoluzione prevede azioni di prevenzione, che i singoli paesi dell’ Unione dovranno attuare, con il coinvolgimento delle Ong e delle associazioni del volontariato. ”E’ necessario – ha detto il sottosegretario – individuare le problematiche che sono all’origine del fenomeno soprattutto quando si manifesta in famiglia”. L’ altro strumento previsto nella risoluzione e’ quello della transnazionalita’, il che significa che i paesi europei si impegnano ad adottare regole, anche giudiziarie, condivise all’ interno dell’ Unione ed a raccogliere e mettere in rete i dati. La transnazionalita’ diventa uno strumento anche per attuare politiche di cooperazione internazionale per reprimere, ad esempio, il fenomeno dell’ ‘esportazione’ di minori da destinare alla prostituzione. Sul fronte delle politiche di assistenza, la risoluzione invita i paesi dell’ Unione a mettere in atto iniziative volte al reinserimento dei minori vittime di abusi. Il che significa mettere in atto strumenti di assistenza medica, pediatrica, sociale e familiare.


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