Non profit
Euro: tre ong spagnole raccolgono miliardi per l’Africa
Una raccolta fondi per offrire all'Africa gli spiccioli che non serviranno più con l'entrata in vigore dell'euro
di Redazione
Diamo all?Africa (almeno) i nostri spiccioli, quelli che non ci serviranno più dopo che la peseta, dal 28 febbraio 2002, entrerà definitivamente a far parte della Storia. Ecco l?idea che lo scorso novembre è stata presentata a Madrid da Intermón, Cruz Roja e Médicos sin Fronteras, tre delle ong più forti della Spagna, che dedicheranno i soldi raccolti a progetti di educazione e sanità nell?Africa.
Perché una montagna di spiccioli insieme fa tanti soldi: si calcola che con il cambio gli spagnoli rinunceranno a 32mila milioni di pesetas (circa 373 miliardi di lire) per la pigrizia di non portare le monete in banca. Che, sommati agli 8mila milioni di pesetas in divisa straniera della zona euro che, secondo le stime, i cittadini non cambieranno, fanno la bella cifra di 40mila milioni di pesetas (466 miliardi di lire), tre volte quanto lo stato dà ogni anno alle ong per il Terzo Mondo. Tutti questi soldi rimarranno dentro i casetti del Paese, ma le tre ong si sono decisamente proposte di portarne in Africa almeno la quinta parte. È l?operazione ?Huchas del euro? (salvadanaio dell?euro, per il cui successo sarà fondamentale la collaborazione dei supermercati, cinema, banche, grandi magazzini che dovranno allestire i dispositivi dove la gente potrà lasciare i propri spiccioli.
Le ong sono fiduciose: nel 1997, quando le vecchie monete argentate sono state mandate in pensione, non si sono cambiate, secondo i dati del Banco de Espana, 22.938 milioni di pesetas (267 miliardi di lire). L?Europa unita ha indirettamente messo in mano ai cittadini la possibilità di costruire cose importanti in Africa.
di Alicia G.Garcia
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.