Politica

Euro, si salvi chi può

Primo incontro Merkel-Hollande, ma la Grecia fa paura

di Franco Bomprezzi

Giornate pesanti per l’Euro, per l’Unione europea, per la Grecia. Il vertice Merkel-Hollande è al centro delle riflessioni dei giornali di oggi.

«Lavoriamo per salvare la Ue», le virgolette della dichiarazione di Hollande e della Merkel diventano il titolo di apertura del CORRIERE DELLA SERA che così sintetizza in prima il pacchetto di notizie sviluppate poi nelle prime pagine dello sfoglio: “La Grecia torna al voto e il rischio contagio mette a dura prova la zona euro. Mercati finanziari a picco, Milano chiude a -2,56%. Differenziale tra Btp decennali e Bund a quota 440. Recessione confermata in Italia: nel primo trimestre 2012. Prodotto interno lordo in contrazione a -0,8%. A Berlino vertice tra la cancelliera Merkel e il presidente francese Hollande: lavoriamo per salvare l’Unione Europea, necessarie nuove misure per lo sviluppo. Il capo dell’Eliseo vuole gli eurobond. Conversazione telefonica tra il presidente Obama e Monti che accetta di aprire i lavori del G8, sabato prossimo a Camp David”. Ennio Caretto a pagina 2 intervista Paul Kennedy, docente di relazioni internazionali all’università di Yale: “Secondo lo storico Paul Kennedy l’ambizioso progetto iniziale dovrebbe essere ridimensionato Per lo storico Paul Kennedy la sorte dell’euro e dell’Unione Europea si deciderà nei prossimi sei, sette mesi. Ma l’euro non scomparirà e l’Unione Europea non crollerà. «Saranno forse i mesi più difficili della storia della Unione, mesi di tempeste sui mercati — dichiara al telefono dall’Università di Yale in America l’autore di Ascesa e e declino delle grandi potenze Il Parla—. Mesi di ulteriori mento dell’uomo sacrifici e riforme dei Paesi più deboli, con scosse traumatiche, come l’uscita della Grecia dalla area dell’euro, che mi sembra ormai probabile. Ma se l’Europa saprà mantenersi in equilibrio tra l’austerity e la crescita, se rivedrà il proprio progetto, a mio parere troppo ambizioso, e se la politica, i partiti, sapranno attutire o metabolizzare lo scontento popolare, a medio e lungo termine, ne trarrà beneficio». Kennedy fa una pausa, poi: «Anticipo la sua domanda. L’Italia ce la farà. Dovete avere fiducia»”. Paolo Lepri a pagina 8: “Hollande, sfida sugli eurobond”. Scrive il corrispondente da Berlino: “Tra Germania e Francia, assicura Angela Merkel, esistono «punti di accordo» sulla necessità di promuovere la crescita in Europa. Ma François Hollande continua a ritenere che il patto di bilancio vada integrato, tenendo conto di questa priorità. Con il primo incontro tra la cancelliera tedesca e il successore di Nicolas Sarkozy è partito un confronto a viso aperto. L’obiettivo, ora, è quello di presentare proposte comuni al vertice dell’Unione europea in programma alla fine di giugno. «Sappiamo quali sono le nostre responsabilità», dicono i due leader, che lanciano insieme un appello: «La Grecia deve restare nell’euro». E la donna più potente d’Europa avverte però che il memorandum firmato dal governo di Atene «deve essere rispettato»”. Infine la nota di Massimo Franco a pagina 12 ci riporta al clima politico italiano: “ la solitudine del presidente del Consiglio e dei suoi alleati è destinata ad accentuarsi: quasi riflettesse, in miniatura, le divisioni fra le nazioni europee. Colpa delle ultime elezioni amministrative, ma non solo. Pesano le tensioni sociali, e una crisi economica che né l’Europa, né l’Italia dei tecnici riescono a tenere sotto controllo. Il declassamento delle 26 banche italiane da parte dell’agenzia di rating statunitense Moody’s e lo scarto con i titoli tedeschi a 439 punti sottolineano una situazione in bilico. Il presidente del Consiglio ieri ha visto a Bruxelles il numero uno della Commissione Ue, José Manuel Barroso. E la loro intesa sull’esigenza di affiancare al rigore misure in grado di promuovere la crescita è esplicita. Ma finisce per evidenziare non l’unità europea quanto l’impossibilità di indicare una soluzione condivisa. La speranza che il successo di François Hollande in Francia e la sconfitta di Angela Merkel nel Nord Reno-Westfalia avvicinassero le due nazioni, per ora, è stata frustrata: la cancelliera di Berlino è più dura che mai”

“Merkel e Hollande: salvare la Grecia” è il titolo di apertura de LA REPUBBLICA. Bernardo Valli firma l’editoriale “Ciò che divide Berlino e Parigi”. «Equilibrati e rispettosi uno dell’altro: ecco come sono apparsi ieri sera Angela Merkel e Francois Hollande, alla fine del loro primo incontro. La prima era il campione dell’austerità, il secondo il campione della crescita, dunque in aperta tenzone sul terreno che oppone le due ideologie, nell’Europa frustrata dalla crisi e ferita nella sua coesione sociale. Le due posizioni sono rimaste, per ora, inconciliabili». Sempre in prima, taglio basso, Barbara Spinelli firma invece il commento “La preghiera di Aiace” in cui spiega che «il non detto dei nostri governanti è che la cacciata di Atene non sarà solo il frutto d’un suo fallimento. Sarà un fallimento d’Europa, una brutta storia di volontaria impotenza. Sarà interpretato comunque così. Non abbiamo saputo combinare le necessità economiche con quelle della democrazia. Non siamo stati capaci, radunando intelligenze e risorse, di sormontare la prima esemplare rovina dei vecchi Stati nazione. L’Europa non ha fatto blocco come fece il ministro del Tesoro Hamilton dopo la guerra d’indipendenza americana, quando decretò che il governo centrale avrebbe assunto i debiti dei singoli Stati, unendoli in una Federazione forte. Non ha fatto della Grecia un caso europeo. Non ha visto il nesso tra crisi dell’economia, della democrazia, delle nazioni, della politica. Per anni ha corteggiato un establishment greco corrotto (lo stesso ha fatto con Berlusconi), e ora è tutta stupefatta davanti a un popolo che rigetta i responsabili del disastro». Il quadro è riassunto nell’articolo di Elena Polidori “Incubo Grecia, si torna al voto. Merkel e Hollande in campo: vogliamo che resti nell’euro”. In taglio più basso Barbara Ardù espone il caso delle agenzie di rating in “Banche contro Moody’s: aggressione all’Italia”.

IL GIORNALE apre con il titolone a tutta pagina “Dio li fulmina”. Nel sommario si legge «la Grecia torna al voto: lo spread schizza. Hollande vola dalla Merkel e un lampo colpisce il suo aereo». Il commento è affidato all’ex direttore Vittorio Feltri che firma “Non serve la Lira basta un governo”. All’interno due pagine dedicate alle vicende elleniche. Roberto Fabbri firma “Niente governo, si va alle urne. Atene sceglie il ricatto all’Europa”. La situazione ha avuto subito una forte ricaduta sui mercati, Rodolfo Parietti propone infatti “Colpo duro sulle Borse, ai minimi da inizio anno”. “Troppa democrazia, nessuna democrazia. Ora la Grecia rischia” è invece il commento di Mario Cervi. Si passa all’asse francotedesco con Gaia Cesare che firma “La maledizione dell’euro. Hollande fulminato sulla via della Merkel”. 

“Il momento è dracmatico” titola in apertura il MANIFESTO e dedica la foto a un primissimo piano a due monete: un euro versione greca e una dracma. “Nel giorno in cui Merkel e Hollande iniziano il braccio di ferro sulla crisi dell’euro, Atene sceglie la democrazia del voto contro la dittatura dei mercati. Niente governo tecnico all’italiana, nonostante le minacce di essere ricacciati nella vecchia moneta. La sfida della sinistra di Syriza, che punta a diventare il primo partito” riassume il sommario che rinvia alle pagine 4 dove si apre su “La scommessa di Syriza”, e la 5 che guarda invece al vertice di Berlino: “Primo round tra Francia e Germania. Hollande colpito da fulmine e maltempo” si legge nell’occhiello. “La coalizione della sinistra radicale punta a diventare il primo partito. Tsipras: «Il popolo greco ha chiuso con la politica dei memorandum e dei tagli». Sarà scontro frontale con Nuova Democrazia, che però non riesce a unire le forze conservatrici” riassume il sommario dedicato alla Grecia. Nelle due pagine non manca poi un articolo sull’insediamento di Hollande “Si insedia il presidente «normale» Un occhio alla crescita, uno alla Germania” è il titolo all’articolo in taglio centrale. Di spalla poi una colonna lunga tutta la pagina fa il punto sulla situazione economica “In Europa «crescono» solo i disoccupati. Giovani, da pagar poco”. Si osserva: «Qualcuno ha persino tirato un sospiro di sollievo. L’Europa è inchiodata, non cresce più, ma le previsioni davano addirittura un arretramento (-0,2%), e quindi….».

“Se Grexit non è più tabù” è il titolo dell’editoriale in prima de IL SOLE 24 ORE a firma di Adriana Cerretelli: «già circolano stime approssimative dei costi del divorzio. Proibitivi per Atene. Salatissimi però per tutti. Per la Germania dagli 85 ai 100 miliardi. In Francia ben oltre i 50 miliardi. Per l’intera area euro c’è chi parla addirittura di mille miliardi. Senza contare i costi politici. Una catastrofe. Grexit. La convocazione di nuove elezioni in Grecia in un attimo ieri ha fatto crollare le Borse, salire gli spread, scendere l’euro rispetto al dollaro. Non poteva essere altrimenti quando l’Europa, invece di offrire speranza ai greci sbandati nell’estremismo politico ma in maggioranza (75-80%) ansiosi di restare nella moneta unica, si limita a ripetere il suo gelido ritornello: le nostre condizioni sono chiare, sta a voi decidere se rispettarle e, quindi, se restare o no nell’euro. Facile da dire quando in Germania l’economia cresce (+0,5% nel primo trimestre secondo i dati Eurostat di ieri) e ci si finanzia sui mercati a tassi vicini allo zero proprio grazie all’eurocrisi. In Grecia invece il Pil continua a crollare (-6,2% nei primi tre mesi) e la recessione celebra il suo quinto compleanno. Peggio, sullo sfondo c’è un’Europa a crescita zero, come la Francia. L’Italia segna meno 0,8 per cento. (…) Prevarrà il buon senso oscurando per una volta la logica degli egoismi nazionali? Riuscirà la retorica della crescita economica a essere spazzata da misure rapide e concrete per rimettere in moto l’economia europea? Dopo il tête-à-tête di ieri a Berlino se ne riparlerà il 23 maggio al vertice di Bruxelles, a 27 Paesi. Non sarà facile. Ma in campo non c’è solo Hollande. Anche Mario Monti sta facendo la sua parte. La  stessa Merkel lancia da qualche giorni cauti segnali di apertura. Il tempo stringe. Questa volta l’Europa è davvero a un soffio dal precipizio. Né si può illudere di esorcizzare il cataclisma Grexit solo con belle parole e false promesse. Se i partner non riusciranno in qualche modo a lenirli, sconforto, umiliazioni e disperazione rischiano di trasformare il nuovo responso elettorale dei greci in un disastro senza ritorno. Però se la Germania della Merkel non ritrova la saggezza del vecchio europeismo tedesco, quello che si intendeva con la Francia riconoscendole la finzione della parità, quello che, memore delle tragedie della storia, coltivava con estrema attenzione l’equilibrio tra centro e periferia dell’Europa, disposto pur di conservarlo a pagarne il prezzo, finirà per trascinare non la Grecia ma tutta l’Unione nel baratro. Basta giocare con la pelle degli altri, anche se hanno sbagliato e sbagliano. Oggi crescita e solidarietà non sono una partita a somma zero o negativa. Sono la chiave della salvezza».

ITALIAOGGI nota con la penna di Pierluigi Magnaschi: «Solo i tecnocrati di Bruxelles e Francoforte che non hanno mai visto da vicino una famiglia normale, potevano pensare di far entrare  la Grecia nell’euro. E poi, terrorizzati dalla difficoltà di staccare da una comunità  di 329milioni di persone ad alto reddito, un Paese di 11milioni di abitanti a basso pil pro capite, si ostinano  a tenere dentro l’area euro un paese che proprio non ce la fa a restarci. Il fatto che le recenti elezioni politiche greche non siano servite a formare un governo dimostra che la Grecia che è troppo a lungo vissuta al di sopra dei propri mezzi con imbrogli di ogni tipo, non ce la fa a rientrare nei ranghi.  Non è che i greci non vogliono fare sacrifici. Come volete che risponda un operaio che prende 700 euro al mese quando si sente dire che il suo sacrificio non basta? Purtroppo  possono essere mandati a casa  con le elezioni i politici. Mentre gli eurocrati super pagati che hanno fatto o non impedito il disastro, quelli sono inamovibili».

“Caos greco, fulmine sull’euro”, apre così AVVENIRE che all’interno dedica all’approfondimento le pagine 4/5/7. A pagina 3, introdotto con una fotonotizia di scontro fra manifestanti e polizia, un reportage sulla galassia eversiva greca che avrebbe forti contatti con l’Italia. Partiamo da qui. A scrivere è l’inviato Nello Scavo che tratteggia un inquietante ritratto dell’anarchico catanese Andrea Bonanno: «Non è difficile rintracciare il covo dei sovversivi. È un palazzo imbrattato e malconcio di via Patision, di fronte al museo archeologico nazionale e al Politecnico. I più radicali tra gli anarchici sono futuri ingegneri e aspiranti architetti. Del resto il loro anziano mentore sostiene che un ribelle deve essere «munito di un progetto». Nella terra di Socrate ed Erodoto, da qualche tempo va di moda uno strano tipo di intellettuale d’importazione. È il 75enne Alfredo Bonanno, uno che con la sola fedina penale potrebbe seppellirci l’Acropoli. Rilasciato circa un anno fa dopo essere stato arrestato e processato ad Atene per complicità in una rapina a scopo di autofinanziamento, il catanese Bonanno è considerato il massimo teorico dell’anarco-insurrezionalismo europeo. Nel quartier generale di Patision, tra nuvole di fumo e teorie intransigenti, dicono di custodire «come una bibbia» le enunciazioni anarcoidi dell’irriducibile sovversivo. Autore di testi inequivocabili fin dal titolo, quali “Gioia armata” e “Anarchismo insurrezionalista”, i suoi libri tradotti in greco hanno avuto maggior fortuna che in Italia. I ragazzi di via Patision applicano alla lettera la metodologia rivoluzionaria di Bonanno che propone, riassume d’un fiato un militante francese, «l’organizzazione informale e insurrezionale, basata su “gruppi d’affinità”, dunque sull’aggregazione temporanea di singoli soggetti o gruppi, che si alleano con obiettivi a scadenza e differenti da gruppo a gruppo», praticando «la violenza rivoluzionaria». A pagina 4 AVVENIRE dedica il titolo a quello che definisce uno sfogo privato di Monti: “«Guai a mollare Atene. L’euro è a rischio»”. 

LA STAMPA “Caos Grecia, l’Ue corre ai ripari” è questo il titolo di apertura per LA STAMPA che nel catenaccio specifica “Niente intesa, nuove elezioni. Borse a picco, Milano -2,5%. Spread a 440 Vertice Hollande-Merkel. La Cancelliera: spero che Atene resti nell’euro” e nella foto di apertura il presidente francese e la Cancelliera tedesca ieri a Berlino. Sempre in prima due piccoli richiami una sulla visione da Parigi “Rinegoziare tutto in Europa” e da Berlino “Il patto a sinistra contro Angela”. Il commento di Mario Deaglio dal titolo “I creditori non sono senza colpe” esordisce: « La rinuncia dei partiti politici greci a formare un nuovo governo è, nei fatti, un «no» al piano di rientro dal debito preparato a Bruxelles e proposto ad Atene dall’Unione Europea. Mentre il rifiuto veniva pronunciato, un Presidente francese appena insediato si preparava a incontrare il cancelliere tedesco Angela Merkel, uno dei pochissimi leader sopravvissuti al terremoto politico che, negli ultimi tre anni, ha fatto crollare pressoché tutti i governanti europei (…)» Nell’analisi di Deaglio si sottolinea anche che: « Imporre alla Grecia (e forse domani ad altri Paesi) di pagare i debiti nei tempi stabiliti può significare una condanna di questo Paese – e domani forse di altri in Europa e altrove – a lunghi periodi non solo di incertezza ma perfino di povertà. Occorrerebbe considerare che un debitore esoso può attirare su di sé un risentimento molto maggiore di quello che si attira un nemico vincitore in guerra e che un simile risentimento è pericoloso per gli stessi creditori non solo sul piano civile ma anche su quello finanziario. (…)». Alle pagine 2 e 3 si affronta il tema con una serie di articoli che analizzano la situazione partendo da diversi luoghi Atene “Si torna alle elezioni la grande favorita è la sinistra di Tsipras”, Bruxelles “Europa, la grande paura è che il contagio si allarghi ad altri paesi” e Washington “La Casa Bianca prepara l’assedio alla Merkel «Ora sostenga la crescita»”, mentre l’apertura è: “L’incubo Grecia affonda le Borse”.

E inoltre sui giornali di oggi:

WELFARE
IL MANIFESTO – Apre la pagina 6, quella di  “economia”, la notizia di modifiche all’Isee: “La ministra Fornero pronta a modificare i criteri di accesso ai servizi sociali. Preoccupazione da Cgil e Cisl” si legge nell’occhiello, mentre il titolo è una domanda: “Cambierà l’Isee, pagheranno i poveri?” Nell’articolo si analizzano le modifiche ipotizzate dalle modalità di calcolo dell’Isee a quella di sottoporre a una soglia di reddito Isee le prestazioni oggi di carattere universale. Si chiude con le posizioni dei sindacati con le posizioni di Cgil e Cisl, il primo che è per un «No al tentativo di operare nuovi tagli attraverso la revisione dell’Isee», mentre i secondo che dice «sì a una riforma dell’Isee ma senza tagli alle risorse (…)»

FAMIGLIA
AVVENIRE – Il quotidiano della Cei mette in prima pagina, definendolo uno scivolone, la dichiarazione della Fornero secondo la quale «le famiglie diventano un’eccezione, non sono più la regola». AVVENIRE fa due conti e “scopre” fra l’altro ce in Italia le coppie sposate sono 16 milioni a fronte di 900mila conviventi. Fra le reazioni raccolte in evidenza quella di Roccella (si rispetti la costituzione) e quella di Gasparri (incombe la sindrome Obama). 

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