Politica
Euro, la crisi fa l’Unione
Francia, Germania e Italia cercano una strategia comune
L’Euro a un passo dal baratro, sotto attacco della speculazione internazionale, e il ruolo dell’Italia, in questa situazione di fragilità non solo monetaria ma anche politica, diventa decisivo. Mario Monti lavora al pacchetto di misure anticrisi, ma il tempo stringe.
- In rassegna stampa anche:
- NUCLEARE
- VOLONTARIATO
- CLIMA
- IMMIGRATI
“La Francia preme sull’Italia”, titola l’apertura del CORRIERE DELLA SERA. «Parigi, Berlino e Roma stanno lavorando per creare una nuova “unione della stabilità” che rafforzi la disciplina di bilancio dell’eurozona» è la sintesi nel nuovo riposizionamento del nostro paese, promosso a parigrado di Francia e Germania nella gestione di questa crisi che ora punta al cuore dell’euro. Come spiega nell’editoriale Angelo Panebianco, che intitola: “Moneta ammalata, democrazia debole”. Panebianco avanza il sospetto che «la crisi sia anche figlia di un vizio di origine delle istituzioni europee: il loro rapporto schizofrenico e contraddittorio con la democrazia. Si pretende che i Paesi membri dell’Unione siano democrazie, ma si pretende anche che se ne dimentichino tutte le volte che sono in gioco questioni di interesse europeo. All’origine c’è un’ambiguità che accompagna da sempre il processo di integrazione». Il problema è il vizio d’origine di un’unione politica con una moneta unica slegata da logiche politiche e democratiche. «Si è scoperto che una moneta unica senza una Bce dotata degli stessi poteri delle Banche centrali che hanno in singolo stato alle spalle non può reggere o che bisogna eliminare del tutto l’autonomia decisionale in materia di bilancio in capo ai Parlamenti nazionali. Si immagina (senza dirlo apertamente) che gli elettori europei concederanno senz’altro il loro permesso». Al di là di manovre, vertici, lettere della Bce e cambi di governi, è di questo che si sta parlando, insomma, e pare che la politica ipernazionalistica di Sarkozy non aiuti in questo senso.
Anche LA REPUBBLICA apre con il pressing di Parigi su Roma, con “Sarkozy: Monti rispetti gli impegni”. Ma poi il pressing più evidenziato è un altro, quello di Obama sull’Unione Europea, che chiedendo alla Bce di intervenire per evitare il crac dell’Europa, in sostanza dice «l’austerità non serve». Sul primo punto si va con un’intervista a Michael Spence, premio Nobel per l’Economia nel 2001, che dice «se l’euro salterà, malgrado le accuse tedesche e francesi, la colpa non sarà solo dell’Italia». La possibilità che l’euro salti del tutto è, secondo lui, del 20%, ma sarebbe «catastrofico»; molto meglio invece «un’eurozona residua» con fuori Grecia, Portogallo e Irlanda ma dentro Spagna e Italia. Sul pressing di Obama, invece, che «ha l’impressione che Merkel e gli altri sottovalutino la velocità della crisi», teme un «Lehman mondiale», chiede «liquidità immediata dalla Bce» e citando l’Irlanda – virtuosa nel rigore ma con una disoccupazione schizzata al 14% – dice che «non c’è risanamento se si cade nella recessione».
IL GIORNALE titola a tutta pagina “Vogliono comprare l’Italia”. L’editoriale è di Alessandro Sallusti che spiega «Dal cilindro della finanza internazionale spunta un maxi prestito di 600 miliardi per l’Italia. Una montagna di soldi messa a disposizione dal Fondo monetario internazionale (quello ai più famoso per le prodezze erotiche del suo ex presidente Strauss-Kahn) che permetterebbe di risolvere, almeno per il momento, buona parte dei problemi nostri e, di conseguenza, dell’Europa. Se questa dovesse essere la via d’uscita individuata da Monti (o imposta?), l’Italia rinuncerebbe definitivamente alla sua sovranità sulle politiche economiche e in generale alla sua libertà». Se il cartaceo è molto concentrato sui problemi interni sul sito si guarda all’Europa. Online il quotidiano milanese propone un titolone enorme che recita “Moody’s fa tremare l’Ue: Default multipli. Nelle banche europee “buco” da 180 miliardi”. Recita il sommario «L’agenzia di rating teme default multipli fra i paesi Ue. Adesso tutta l’Europa rischia il declassamento: “La rapida escalation della crisi del debito dell’area euro e delle banche mette a rischio i rating della Ue”. L’Fmi smentisce l’esistenza di contatti con l’Italia per un piano di aiuti. E il Belpaese trema: domani si terrà un’asta di Btp da 8 miliardi di euro. Per la prima volta in 5 anni le banche Ue non sono riuscite a rimpiazzare le obbligazioni in scadenza generando un buco da 241 miliardi di dollari».
“Patto a tre per l’Europa”. LA STAMPA mette innanzitutto in evidenza che il patto Merkel-Sarkozy per cambiare i trattati europei non è più solo fra Francia e Germania ma include anche l’Italia. Ieri LA STAMPA aveva rivelato che il nostro Paese potrebbe avere un prestito dal Fondo monetario internazionale, e su questo Maurizio Molinari intervista il guru americano John Coffee, economista della Columbia che dice: «Che si tratti di 400 o 600 miliardi, di euro o di dollari, il Fmi da solo non ne ha abbastanza per farcela. Anche perché ad essere salvata non dovrà essere solo l’Italia ma anche la Spagna, ammesso che il contagio non si allarghi ad altre nazioni della zona euro», la soluzione secondo Coffee è «la Banca centrale europea. Fino a questo momento Francia e Germania ne hanno frenato l’intervento», «ma adesso la situazione cambia perché il collasso dell’Italia trascinerebbe a fondo l’euro, ponendo fine a Eurolandia. Salvare la moneta unica significa soccorrere soprattutto l’Italia e anche la Spagna», inoltre «un intervento della Bce in partnership con il Fmi non sarebbe una violazione delle regole di Francoforte relative ai rapporti con gli Stati europei bensì un’operazione di salvataggio internazionale tesa a stabilizzare i mercati globali». Da segnalare anche a pagina 2 l’intervista al ministro francese per gli affari europei Jean Leonetti, che arriva oggi a Roma. L’ultima domanda è sulla tassa sulle transazioni finanziarie, sostenuta dalla Francia e osteggiata dal Regno Unito: «Per noi questa tassa è un obbligo morale» dice, «la finanza deve pagare per uscire dalla crisi che ha provocato, ed è un’imposta moderna ed efficace».
E inoltre sui giornali di oggi:
NUCLEARE
LA REPUBBLICA – In migliaia ieri, nella Germania del Nord, si sono stesi sui binari per impedire il passaggio del treno che dalla Francia portava le scorie nucleari riprocessate verso il deposito atomico di Gorleben. Si è arrivati allo scontro, con 1300 arresti e 150 feriti, palle da tennis con chiodi infilzati dentro contro manganelli. Dopo 20 ore, il treno è ripartito per la sua destinazione.
VOLONTARIATO
ITALIA OGGI – Sta diffondendosi nelle aziende italiane la buona pratica di promuovere la partecipazione dei propri dipendenti a progetti di volontariato, specie nelle scuole. Lo sostiene il pezzo “La formazione nel volontariato” che ITALIA OGGI pubblica a pag 56. «Un’esperienza di formazione che contribuisce a sviluppare sul serio le competenze dei dipendenti e a implementare la reputazione sul piano della responsabilità sociale d’impresa».
CLIMA
LA STAMPA – “Il mondo riprova a far pace con la terra”. Si apre oggi il summit sul clima e sul riscaldamento globale a Durban, in Sudafrica. LA STAMPA dedica al tema un primo piano con richiamo in prima pagina, passando in rassegna gli impegni traditi del protocollo di Kyoto, ovvero le riduzioni di Co2 promesse dai singoli Stati e quelle effettivamente realizzate. Secondo i dati entro il 2050 portati a Durban, entro il 2050 l’effetto dei mutamenti climatici causerà il 20% in più di denutriti.
IMMIGRATI
CORRIERE DELLA SERA – “Poco lavoro, verso lo stop del decreto flussi”, pezzo a pagina 21. Si legge: “Accogliere più immigrati. Questa è la strada indicata dalla Cei per scongiurare altri tragici naufragi di barconi sulle coste italiane. La voce dei vescovi italiani è quella di monsignor Giancarlo Perego, direttore generale della fondazione Migrantes, che parlando a Radio Vaticana, chiede maggiori possibilità di ingressi legali. Proprio mentre il governo, invece, annuncia un probabile stop ai flussi almeno per il 2012”. Il punto sembra essere questo: “«C’è troppa disoccupazione, anche tra gli immigrati, inutile farne arrivare altri» dice Natale Forlani, direttore generale dell’Immigrazione al ministero del Lavoro (intervento sul sito www.stranieriinitalia.it). «Escludo che quest’anno possa esserci un decreto flussi». Nel 2011 fu dato il via libera all’arrivo di 98 mila lavoratori. La crisi economica però ha ridotto le possibilità di impiego. «Ci sono già 280 mila immigrati disoccupati, la metà dei quali percepisce forme di sostegno al reddito» argomenta Forlani. Bisogna prima dare a queste persone la possibilità di ritrovare un lavoro, altrimenti, scaduto il permesso di soggiorno, diventeranno irregolari»”.
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