Economia

Euro, a Chicago i pescecani sentono odore di sangue

di Redazione

All’orizzonte le nuvole si addensano sullo scenario economico dei 16 Paesi aderenti all’euro e sui loro 330 milioni di abitanti. Nei 12 anni dalla nascita dell’unità monetaria nessun altro passo in avanti è stato fatto: ciascun Paese emette i propri titoli di Stato, il fisco e le pensioni sono una giungla, si parla e si fanno riunioni ma poi ognuno torna a casa e fa quello che vuole.
I 27 capi di governo che si sono recentemente riuniti per affrontare il problema greco non hanno nemmeno parlato di come tentare di risolvere la situazione. La cancelliera Angela Merkel ha stoppato qualsiasi soluzione facendo intendere a tutti che i tedeschi non sono disposti a risolvere i problemi degli altri. In un sondaggio la maggioranza ha espresso il desiderio di tornare al marco, dopo aver impiegato dieci anni per assorbire i traumi dell’unione con la ex Ddr.
Così si scopre che in caso di difficoltà di uno Stato membro i Paesi che devono garantire l?assistenza finanziaria non sono solo quelli aderenti all’euro ma tutti i 27 Stati dell’Unione europea. Voglio proprio vedere gli inglesi, che hanno sempre rifiutato di aderire all’euro, essere costretti con l’attuale scalcagnata sterlina soccorrere i greci, portoghesi o spagnoli ora tra i più grandi tifosi dell’euro.
C’è molta rabbia verso i greci che per aderire all’euro hanno falsificato i dati di bilancio con l’aiuto della solita Goldman Sachs, come riporta il New York Times, arrivando ora ad un debito di oltre 250 miliardi di euro mentre i ricchi stanno portando i propri beni all’estero.
Una situazione ideale per la speculazione tornata in questo ultimo mese al grande splendore del 2008, dove si è sfiorata l’apocalisse. Invece di ristrutturare il sistema finanziario si è preferito tappare i buchi e tirare avanti convinti che il tempo avrebbe sistemato le cose. Le perdite sono state messe sul conto dei singoli Stati gonfiando il debito e facendo saltare come birilli i parametri di valutazione del sistema.
Il futuro economico è sempre più determinato dalla politica. Ma quando i politici decidono di mettere mano alle questioni monetarie di solito i risultati sono catastrofici. Intanto alla Borsa di Chicago risultano aperti contratti ribassisti contro l’euro per oltre 8 miliardi di dollari. I pescecani sentono odore di sangue.

MA LA CRISI NON ERA FINITA?
L’export italiano nel 2009 è crollato del 21% rispetto al 2008.


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