Volontariato

Eurispes: salario reale impiegati, meno 20% in biennio

Si osserva, nel periodo 2001-2003, che la perdita di potere di acquisto e' stata pari al 19,7% per gli impiegati, al 16% per gli operai e al 15,4% per i dirigenti

di Paolo Manzo

”E’ nota la posizione dell’Eurispes in merito alla rilevazione dell’inflazione nel nostro Paese, quantificata dal nostro Istituto per quanto riguarda il periodo dicembre 2001-dicembre 2002 all’8,1% e per il periodo dicembre 2002-dicembre 2003 all’8,0%. In questo quadro, la perdita del potere d’acquisto appare evidente e penalizza soprattutto la categoria degli impiegati. In particolare, riferendosi ai tassi di inflazione misurati dall’Eurispes, e’ possibile osservare, nel periodo 2001-2003, che la perdita di potere di acquisto e’ stata pari al 19,7% per gli impiegati, al 16% per gli operai, al 15,4% per idirigenti e al 13,3% per i quadri”. L’analisi e’ del presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara, che questo pomeriggio e’ stato audito in commissione Lavoro alla Camera sull’indicizzazione dei salari. E per Fara c’e’ un preciso colpevole da additare: ”Sull’attuale difficile situazione -spiega- vi sono state delle responsabilita’ oggettive del Governo Berlusconi tra cui, in primo luogo, il mancato riconoscimento per troppo tempo dei tassi reali di inflazione ben lontani da quelli rilevati dall’Istat”. Ma la lista delle ragioni che secondo Fara hanno prodotto, in seguito alle scelte del governo Berlusconi, un simile calo del potere di acquisto dei salari non e’ finita: ”la previsione di tassi di inflazione programmata, prevista dai Documenti di programmazione economico-finanziaria, troppo bassi rispetto a quelli effettivi -spiega il presidente dell’Eurispes- ha prodotto all’interno dei diversi comparti produttivi, elevata conflittualita’ nelle relazioni industriali e difficolta’ insormontabili il piu’ delle volte nel metodo e nelle procedure di rinnovo contrattuale; il mancato riconoscimento degli effetti dell’inflazione sul sistema fiscale (fiscal drag); l’aver determinato unilateralmente, in un periodo di crisi dei tradizionali modelli di contrattazione, la fine del metodo concertativo e la divisione del fronte sindacale”. Ma dopo le critiche, Fara passa alle proposte: ”Le strategie sinora perseguite dal Governo -dice- si sono rivelate del tutto inadeguate a far ripartire l’economia. E’ urgente, a nostro avviso, produrre un intervento sul breve periodo (max sei-otto mesi) incrementando gradualmente le retribuzioni a tassi vicini al 7-8%”. In realta’ per Fara ”la situazione odierna richiederebbe un incremento dei salari probabilmente non inferiore al 12-14% che il sistema produttivo nella situazione attuale non e’ in grado di sostenere, soprattutto fin quando non si realizzeranno interventi strutturali in grado di restituire competitivita’ al nostro sistema economico (sul piano delle risorse destinate a ricerca e sviluppo, sul piano della formazione imprenditoriale e manageriale, per esempio). A nostro avviso -prosegue il presidente- la previsione di meccanismi di indicizzazione delle retribuzioni da lavoro dipendente su base annuale rappresenterebbe un fondamentale shock per l’intero sistema, mettendo in moto meccanismi virtuosi ed alimentando effetti moltiplicativi sull’intera economia e consentendo di recuperare l’erosione del potere d’acquisto di salari e stipendi (causata da un’inflazione ben piu’ alta di quella ufficiale).


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