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EurAdopt a Milano: l’adozione internazionale ha ancora senso?
Il 24 e 25 maggio Palazzo delle Stelline a Milano ospiterà la XIII Conferenza Internazionale di EurAdopt. «Sarà una due giorni per parlare di tutto, con l’obiettivo di dirci come devono essere fatte le adozioni internazionali oggi per rispondere all’interesse dei bambini», dice Marina Raymondi del Ciai, l'ente organizzatore
di Redazione
Il 24 e 25 maggio Palazzo delle Stelline a Milano ospiterà la XIII Conferenza Internazionale di EurAdopt, il network che riunisce 26 enti autorizzati alle adozione internazionali di 13 paesi europei. L’evento è organizzata da Ciai, che festeggia quest’anno i suoi cinquant’anni. Il titolo scelto per la Conferenza è “The Intercountry Adoption Dilemma”: ci si chiederà cioè se l’adozione internazionale oggi ha ancora senso ed è ancora una forma di protezione per i bambini. «Porsi questa domanda vuol dire inserirsi nel dibattito internazionale, senza fingere che il tema non ci sia», spiega Marina Raymondi, responsabile della Studies and Advocacy Unit di Ciai, «non è una domanda che inventiamo noi, è una questione che il mondo sta dibattendo».
Non è solo il calo delle adozioni o i sospetti sulla assoluta trasparenza delle procedure di adozione internazionale: «nel mondo in cinquant’anni sono cambiate tante cose, molti paesi d’origine hanno condizioni economiche differenti e hanno sviluppato politiche di accoglienza famigliare, ci sono elementi religiosi e culturali, ci sono altre possibilità di genitorialità: stante tutto questo, noi come sempre ci concentriamo sull’interesse superiore del bambino e ci chiediamo se e a quali condizioni l’adozione è ancora un intervento di protezione per tutelare il bambino che vale la pena fare. Ragioneremo ad ampio spettro sull’impatto dell’adozione internazionale nel tempo, ponendoci domande rispetto ai costi e benefici dell’adozione sul benessere dei bambini e delle famiglie, chiedendoci ad esempio come stanno i bambini adottati, dopo tanti anni». Nella due giorni – il programma completo è su www.euradopt2018.org, come pure le modalità per l’iscrizione, i posti disponibili sono ormai solo una ventina – verranno presentati una ricerca dell’Università Bicocca sugli esiti dell’adozione internazionale e un report del servizio sociale internazionale sull’imparare da ciò che non ha funzionato. Interverranno anche le autorità centrali di Colombia, India, Bulgaria, Italia e Svizzera. Ci sarà spazio anche per parlare dei viaggi di ritorno nei paesi di origine e dei rapporti con le famiglie d’origine. «Sarà una due giorni per parlare di tutto, con l’obiettivo di dirci a quali condizioni vale ancora la pena fare adozioni internazionali. Non tanto un sì o un no, ma un come devono essere fatte le adozioni internazionali per rispondere all’interesse dei bambini», conclude Raymondi.
Il programma prevede due giornate. La prima, giovedì 24 maggio, è dedicata a “L’impatto dell’adozione internazionale”: partendo dall’analisi dei dati, che registrano una progressiva e drastica riduzione del numero delle adozioni internazionali in tutto il modo, si cercherà di approfondirne le cause per valutare se questo trend è da leggersi come un fenomeno negativo o positivo alla luce del best interest del bambino. Venerdì 25 maggio il tema è “La buona adozione”, per mettere a fuoco quali siano i presupposti perché un’adozione internazionale sia veramente lo strumento di protezione più efficace alla luce delle mutate necessità dei bambini adottabili e dei contesti sociali e culturali in cui vivono, in considerazione dei profondi cambiamenti della realtà delle famiglie che accolgono, con uno sguardo anche agli scenari futuri.
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