Ambiente
Etiopia, il riciclo che genera futuro
Ad Addis Abeba, la capitale del Paese, a causa della mancanza di infrastrutture adeguate e la carenza di fondi per migliorare i servizi, il 30% dei rifiuti prodotti non viene raccolto, e più del 50% viene smaltito in discariche non regolamentate. Qui l'ong Amref nel 2021 ha attivato un progetto che ha l'obiettivo di inserire giovani disoccupati nel mondo del lavoro attraverso la creazione di opportunità proprio nel settore dei servizi urbani come la raccolta dei rifiuti
di Redazione
In occasione della Giornata Internazionale del Riciclo, celebrata il 18 marzo, è fondamentale riflettere sull’importanza di investire nel riciclo per affrontare le sfide ambientali e socio-economiche. «Investire nel riciclo vuol dire investire nella salute e nel futuro della comunità», esordisce così Yohanes Malika, responsabile della Cooperativa “Yohanes, Worku and their Friends”, attiva nel quartiere distretto di Yeka, nella periferia di Addis Abeba.
Con una popolazione di oltre 5 milioni di abitanti ed un tasso di urbanizzazione annuo in continua crescita, la capitale dell’Etiopia, come molte realtà urbane africane, si trova ad affrontare una serie di sfide legate alla gestione dei rifiuti solidi. L’espansione urbana rapida e la crescita demografica incontrollata hanno portato ad un aumento esponenziale della produzione di rifiuti, mettendo sotto pressione le già scarse risorse disponibili per la raccolta, il trasporto e il corretto smaltimento dei rifiuti solidi.
A causa della mancanza di infrastrutture adeguate e la carenza di fondi per migliorare i servizi il 30% dei rifiuti prodotti non viene raccolto, e più del 50% viene smaltito in discariche non regolamentate. La presenza di discariche non regolamentate e la combustione non controllata dei rifiuti contribuiscono all’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo, aumentando il rischio di malattie respiratorie, dermatologiche e gastrointestinali nella popolazione locale. Inoltre, la mancanza di igiene ambientale può favorire la proliferazione di insetti vettori di malattie come la malaria e la dengue. Il riciclo dei rifiuti riduce il carico sui siti di smaltimento e può ridurre la produzione di gas serra, contribuendo così a mitigare i cambiamenti climatici e i loro effetti sulla salute umana.
«I rifiuti venivano gettati ovunque, non c’era altra possibilità. Inoltre», prosegue Yohanes, «spesso manca anche la consapevolezza dei rischi da parte della comunità, non adeguatamente educata a queste problematiche ed i benefici dello smaltimento e del riciclo». Malattie trasmissibili, contaminazione del suolo, dell’acqua e dell’aria, e i danni alla biodiversità sono solo alcune delle conseguenze di una gestione inefficiente dei rifiuti solidi.
Obiettivo del progetto “Transforming socio-health problems in Ethiopia into income opportunities to discourage irregular immigration” attivo sul territorio diAddis Abeba dal 2021, è l’inserimento di giovani disoccupati nel mondo del lavoro attraverso la creazione di opportunità proprio nel settore dei servizi urbani come la raccolta dei rifiuti.
Il progressivo spostamento della popolazione dalle aree rurali alle zone urbane ha influito notevolmente sul tasso di disoccupazione della città di Addis Abeba, in particolare tra le donne e i giovani. Secondo uno studio condotto dalla Commissione etiope per il lavoro, nel 2018 le categorie con il più alto tasso di disoccupazione sono i giovani (15-29 anni; 25,3%) e le donne (27%) nelle aree urbane. La situazione economica difficile e la mancanza di opportunità di lavoro hanno costretto molti giovani, come Marta Gebru, a emigrare in cerca di un futuro migliore: «Sono stata in Kuwait per 8 anni. Ero molto giovane, avevo sei bambini, ed io e mio marito non riuscivamo a trovare lavoro ad Addis Abeba. Sono stati anni terribili, la vita lì era insopportabile».
«Quando sono rimasta vedova, sono dovuta tornare in Etiopia ma non avevo modo di mantenere i miei bambini. Mi sono iscritta alle liste di disoccupazione del mio distretto, e sono stata chiamata per partecipare al Progetto di Amref».
Anche Marta, come Yohanes, è ora Responsabile di una delle Cooperative nate date progetto, e si occupa della raccolta e del riciclo dei rifiuti della stessa comunità dove risiede. «Questa opportunità ha cambiato la vita a molte persone. Non solo noi impiegati nelle cooperative, che ora abbiamo un lavoro appagante, e uno stipendio dignitoso – ma anche quello della comunità dove operiamo». Attraverso un approccio integrato che combina la gestione responsabile dei rifiuti con l’empowerment economico dei giovani disoccupati, il progetto sta contribuendo a migliorare la qualità della vita nelle comunità urbane di Addis Abeba e a promuovere uno sviluppo sostenibile a lungo termine. Il progetto ha già raggiunto importanti risultati, tra cui l’inserimento di 1.500 giovani in quindici cooperative per la gestione dei rifiuti. Ogni addetto gestisce la raccolta di circa 30-50 famiglie al giorno arrivando a raccogliere 15mila/20mila kg a cooperativa.
Ogni cooperativa opera in stretta collaborazione con la comunità locale, coinvolgendo i residenti nel processo di raccolta dei rifiuti e sensibilizzando la comunità sui rischi legati all’abbandono informale dei rifiuti attraverso le figure degli “awareness experts” ovvero membri della comunità formati dell’ambito del progetto per la sensibilizzazione in materia di rischi ambientali e sanitari delle pratiche igieniche non corrette. Le attività della cooperativa includono la raccolta porta a porta dei rifiuti, lo smaltimento dei materiali riciclabili e la vendita di questi ultimi a imprese private o enti governativi.
Marta: «Il riciclo è un processo fondamentale, sia per la sostenibilità ambientale, sia per il sostentamento economico. I materiali come plastica, carta e metallo hanno un valore economico che permette alle nostre cooperative di mantenere il servizio attivo anche dopo la fine del Progetto».
Questo Progetto dimostra che è possibile trasformare i problemi socio-sanitari in opportunità economiche, creando una società più equa, sana e sostenibile per tutti. La cooperazione tra le istituzioni educative, le organizzazioni non governative e il settore privato è essenziale per garantire il successo di iniziative simili in tutto il continente africano. Attraverso il lavoro delle cooperative come quella di Yohanes e Marta, si stanno gettando le basi per una comunità più prospera e consapevole, dove la gestione dei rifiuti non è solo un’attività economica, ma anche un investimento nella salute pubblica e nell’ambiente.
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