Economia

Etimos, sfida ai grandi sui piccoli prestiti

Spingere sul processo di internazionalizzazione per reggere alla concorrenza e alla speculazione. Così è stata rivista la governance, con ingresso di nuovi soci e di nuovi mondi

di Christian Benna

Chiude la porta, ma senza strappi e senza far rumore. E prova a spiccare il volo in piena autonomia nel mare magnum del microcredito internazionale. Etimos, il consorzio dei piccoli prestiti per il Sud del mondo, esce dall?ala di Banca Popolare Etica sotto la quale è nato (come socio fondatore dell?istituto) e cresciuto nel corso degli ultimi, per dare vita a un network più ampio e puntare a un ruolo da protagonista nel mondo della microfinanza.

La separazione, non traumatica perché Banca Etica resta socia con il 4% del capitale sociale, è stata certificata dall?ultimo consiglio di amministrazione che ha allargato il tavolo dei rappresentanti a sei nuovi soci e confermandone altri tre.

Restano in sella Marco Sartori, presidente del consorzio, Irene Cereghini (Banche di credito cooperativo) e Paolo Nicoletti (Fondazione Choros). Mentre sono al debutto Stefania Marcone (Legacoop), Paolo Beccegato (Caritas), Luigi Grandi (ex responsabile Protezione civile in Sri Lanka), Giuseppe Magro (consulente Banca Etica), Raul del Aguila (presidente dei produttori equosolidali America Latina) e Armando Gutierrez (direttore Prestanic Nicaragua). «Il rinnovamento del cda», spiega Marco Sartori, «sancisce l?evoluzione del consorzio che oggi ha una base sociale di 244 organizzazioni di cui 138 sono straniere. È un processo fisiologico di internazionalizzazione per acquistare maggior peso e quindi una presenza più forte del microcredito nel Sud del mondo».

La trasformazione di Etimos, con una ridefinizione della governance e l?ingresso di nuovi soci e nuovi mondi, è «stata necessaria per continuare a competere sul mercato mondiale della microfinanza con un approccio pur sempre cooperativistico e non meramente commerciale».

Le azioni principali di questa trasformazione sono tre: capitalizzazione, riorganizzazione operativa e nuovi target sui prodotti finanziari. La capitalizzazione prevede un aumento del capitale fino a cinque milioni di euro (e una raccolta di risparmio intorno ai 15 milioni). E nel radar di Etimos ci sono almeno tre nuove aperture di filiali operative: una in Africa (una prima antenna in Senegal), una in America centrale e l?altra in Sud America, che vanno ad aggiungersi a quelle preesistenti (Sri Lanka e Argentina). Per sostenere la crescita, tale da supportare i finanziamenti alle piccole imprese, Etimos emetterà un prestito obbligazionario da 10 milioni di euro che sarà sottoscritto dalla Bcc e da alcune banche popolari. Altro capitolo è la partecipazione attiva nelle imprese, in una sorta di micro venture capital. Per riuscirci Etimos ha richiesto al ministero degli Affari Esteri il riconoscimento di istituzione ufficiale della microfinanza italiana. In seconda battuta ci sono alcuni progetti pilota sul fronte dell?immigrazione, per legare il flusso delle rimesse al finanziamento di programmi di microfinanza.

«Il boom del microcredito è sotto gli occhi di tutti», continua Sartori, «ora bisogna operare in un contesto concorrenziale portando i valori della cooperazione e del sociale per evitare che il mercato dei piccoli prestiti diventi appannaggio della speculazione». Ad oggi gli investimenti di Etimos si attestano intorno ai 17 milioni di euro, con una raccolta risparmio di 9 milioni, con un volume di nuove erogazioni che nel 2007 ha sfiorato gli 8 milioni di euro: questi numeri si traducono in 160 finanziamenti in corso a un centinaio di organizzazioni in una quarantina di Paesi.

Per approfondimenti:www.etimos.it

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