Economia

Etica SGR: più attenzione alle pari opportunità

Un’esortazione contenuta nella lettera che la società ha inviato a molte imprese partner

di Lorenzo Alvaro

La lettera firmata da Etica Sgr, società di gestione del risparmio del Gruppo Banca Popolare Etica unica in Italia a proporre esclusivamente fondi di investimento socialmente responsabili, e da un gruppo di investitori e gestori di asset secondo criteri di responsabilità socio-ambientale – The Co-operative Asset management, Calvert, PaxWorld, Boston Trust, Vancity Investments, Folksam, Batirente, FIR Capital rappresentanti attività gestite per complessivi USD 73 miliardi – si inserisce nell’ambito delle iniziative promosse dalle istituzioni finanziarie che hanno aderito ai PRI (Principi di investimento responsabile delle Nazioni Unite). Inoltre si tratta di una risposta ai Women’s Empowerment Principles1, principi elaborati per aiutare le aziende ad adottare misure concrete per promuovere il ruolo delle donne sul posto di lavoro, nel mercato ed nella comunità.

Il direttore generale dei PRI, James Gifford, ha spiegato che «questa iniziativa dimostra che la questione delle pari opportunità a livello di top management non è soltanto una questione sociale, ma è un tema importante per gli azionisti. In un mondo globale sempre più complesso, le aziende che assumono, promuovono e sanno valorizzare nella carriera le donne godono spesso di un vantaggio competitivo rispetto a quelle aziende che non lo fanno».

Etica Sgr si è proposta come leader per le società italiane e co-leader per le società statunitensi, canadesi, inglesi, svedesi, francesi, svizzere e brasiliane (per esempio Assa Abloy, BG Group, Balfour Beatty, Barclays, ABB, Telus Corporation, ecc.).

«Siamo stati ben felici di aderire a questa iniziativa promossa da investitori internazionali e coordinata dal Segretariato dei PRI», ha spiegato Alessandra Viscovi, direttrice generale di Etica Sgr, «Ancora una volta vogliamo sollecitare la riflessione su come il rispetto di alcuni principi di responsabilità sociale, buona governance e trasparenza risponda non solo ad esigenze umanitarie di equità ma si traduca spesso in migliori risultati economici».

«Il valore di una più ampia rappresentanza femminile nei CdA è ormai riconosciuto da importanti investitori istituzionali e dalle autorità di regolamentazione», si legge nel testo della lettera che cita una serie di studi in materia, «da essi si ricava che imprese con una più ampia presenza femminile in CdA presentino risultati migliori ricavabili dai principali indicatori finanziari normalmente utilizzati nella valutazione finanziaria classica (ROE, ROS, ROI)».

Una maggiore parità tra i sessi nei ruoli di vertice consente di meglio cogliere le opportunità offerte ed affrontare le sfide in mercati sempre più globalizzati e complessi. Molti Paesi hanno introdotto regolamentazioni volte a potenziare la presenza delle donne nei ruoli strategici. L’Italia risulta ancora molto indietro: «In Italia la presenza di donne nei CdA è solo del 4% contro una media dell’Unione Europea dell’11% (fonte: Commissione Europea); considerando i CdA delle 23 società italiane incluse tra le prime 300 società europee, essa si dimezza al 2% (fonte: European Professional Women Network). In Svezia la proporzione di donne in CdA è aumentata dal 6% al 23% da quando lo Swedish Governance Code è entrato in vigore, nel luglio del 2005».

 

 

 


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