Cultura

Etica d’impresa e Csr come misurarle

Csr Manager Network e Istat puntano a creare indicatori statitisti di sostenibilità

di Redazione

Al Forum Csr dell’Associazione Bancaria Italiana in corso a Roma  è stato presentato il progetto del Csr Manager Network e Istat che ha l’obiettivo di misurare e confrontare le performance socio-ambientali delle imprese in vista della creazione di indicatori statistici nazionali di sostenibilità.
Un progetto unico nel suo genere anche a livello internazionale destinato a cambiare il modo di rendicontare e valutare l’impegno reale delle imprese sul fronte dell’ambiente, del sociale e dell’etica di impresa facendo emergere in che misura o meno le aziende contribuiscono al benessere del Paese. Il progetto porrà l’Italia all’avanguardia a livello di trasparenza nell’informativa d’impresa e si inserisce nell’ambito del dibattito in corso di allargare la produzione statistica oltre il Pil affiancando a questa misura indicatori socio-ambientali di misurazione del benessere.

Sviluppato dal Csr Manager Network, l’associazione che riunisce i responsabili delle politiche di sostenibilità delle maggiori imprese italiane promossa da Altis (Alta Scuola Impresa e Società dell’Università Cattolica di Milano) e Isvi (Istituto per i valori d’impresa.) e da Istat, che hanno siglato un apposito protocollo di ricerca a maggio scorso, il progetto ha l’obiettivo di creare un ponte tra la misurazione dei fenomeni sociali e ambientali di un paese e quello che le imprese misurano e rendicontano e porterà alla creazione di indici statistici a livello nazionale che tengano conto anche di criteri ambientali, sociali e di governance.

Nel progetto sono state coinvolte dodici imprese che, per dimensioni, articolazione e datazione dell’impegno nella rendicontazione, costituiscono un campione delle realtà leader del reporting di sostenibilità in Italia. Nei prossimi mesi saranno coinvolte altre imprese quotate. Le aziende impegnate nella sperimentazione sono: Assicurazioni Generali, Autogrill, Bureau Veritas, Enel, Gruppo Hera, Gruppo Sanpellegrino, Gruppo Unipol, Gucci, Holcim Italia, Obiettivo Lavoro.Terna, Vodafone.

«La massima convergenza dei bilanci sociali d’impresa verso gli standard della statistica ufficiale, i quali hanno un livello di definizione assai più elevato rispetto alle raccomandazioni della Gri (Global Report Initiative) rappresenta un beneficio per le singole imprese, aumentandone la comparabilità con i bilanci sociali di altre imprese e il raccordo con i dati di contesto, non solo a livello nazionale; rappresenta inoltre un beneficio per il Sistema statistico nazionale, favorendo una maggiore efficienza nella raccolta dell’informazione statistica presso le imprese» ha osservato Enrico Giovannini, presidente di Istat.

Da parte sua Caterina Torcia, presidente di Csr Manager Network ha affermato: «Come Csr Manager Network siamo stati i primi a comprendere che non è piu sufficiente rendicontare per se stessi e che per le imprese è venuto il momento di fare sul serio uscendo dall’autoreferenzialità, se vogliamo davvero misurare e far emergere quelle aziende che lavorano per il benessere del Paese. Questo progetto apre una nuova fase nella misurazione delle performance ambientali, sociali e di governance in un momento in cui nel nostro Paese le responsabilità collettive dell’impresa stanno rivelandosi in tutta la loro importanza».

Il progetto ha previsto 2 step di lavoro. Nella prima fase di ricerca sono stati analizzati 57 indicatori economici, ambientali e sociali, legati ad esempio al valore economico generato, alle pratiche e alle condizioni di lavoro, al rispetto dei diritti umani, alla responsabilità di prodotto, all’investimento nei confronti della comunità. Vista l’impossibilità di comparare le performance di sostenibilità per una forte disomogeneità nelle basi di calcolo, è stata avviata una seconda fase di lavoro tutt’ora in corso su di un gruppo ristretto di indicatori per superare quelle difficoltà che rendono attualmente impossibile la comparazione. Tra gli indicatori in fase di sperimentazione e che in prospettiva potrebbero essere chiesti alle imprese da Istat figurano variabili di tipo ambientale quali ad esempio riduzione dei consumi di energia, investimenti per la tutela ambientale, multe per mancato rispetto di regolamenti di settore. Tra gli indicatori che riguardano la gestione dei lavoratori e le pratiche di tutela viene preso in considerazione il tasso di assenteismo o infortunio, il grado di turn-over, il tasso di rientro post-maternità e il differenziale retributivo tra uomini e donne unitamente alla composizione degli organi di governo dell’impresa. Altri indicatori oggetto di sperimentazione riguardano l’area del sociale, per esempio in riferimento al numero di interventi realizzati nella comunità o le politiche e le procedure anticorruzione. Sul fronte dei diritti umani e della responsabilità di prodotto, infine, potranno essere valutati aspetti quali il numero di pratiche discriminatorie e le relative azioni correttive e il numero degli incidenti per non conformità dei prodotti sotto il profilo della salute e sicurezza dei consumatori.

Il progetto si concluderà alla fine del 2012 con gli indicatori definitivi per misurare la sostenibilità delle imprese italiane. Starà poi ad Istat valutare l’opportunità di sviluppare nuovi indicatori da richiedere in futuro alle imprese italiane per misurare il grado di sostenibilità e il loro contributo al benessere del Paese.

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