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Eternit, la morte invisibile

Iniziato a Torino il processo internazionale per le vittime delle radiazioni

di Franco Bomprezzi

Le pagine dedicate allo scontro politico in atto rischiano oggi di oscurare una notizia di grande rilevanza sociale e umana, l’inizio del processo per accertare le responsabilità delle quasi tremila persone morte per il tumore provocato dall’eternit. Vediamo che cosa scrivono i giornali.

Il CORRIERE DELLA SERA affida a pag. 25 alla penna di Marco Imarisio il servizio sul processo all’Eternit: “Quella fila di 9 ore per iscriversi al processo Eternit: duemila richieste di parte civile, dibattimento avviato”. Il processo a carico degli ex vertici Eternit si è aperto ieri senza la presenza degli imputati, lo svizzero Stephan Schmidheiny e il barone belga Louis de Cartier de Marchienne che devono rispondere di omissione dolosa di cautele antinfortunistiche e disastro ambientale. Entrambi sono stati dichiarati contumaci dal presidente del tribunale Casalbore. L’inchiesta è stata coordinata dal procuratore Guariniello e coinvolge 2889 persone che sono deceduto o si sono ammalate a causa dell’esposizione all’amianto. Scrive Imarisio: «L’amianto uccide, e annoia. È una morte dolorosa, il mesotelioma. Ma silente, a scoppio ritardato. Così la più grande strage bianca mai avvenuta in Europa fatica a farsi spazio, ad essere raccontata. E i processi, i pochi processi che vengono celebrati, diventano un happening di vittime, dei loro familiari. La sola occasione per dire siamo qui, non dimenticateci. Per questo ieri a Torino sembrava di essere ad una fiera del dolore».

LA REPUBBLICA che apre sullo scontro istituzionale (“Su Berlusconi l’ira di Napolitano”) dedica   due pagine alla fabbrica dei veleni: “Eternit, da tutta Europa a Torino «Giustizia ai martiri dell’amianto». È partito il maxi processo sulle 2154 vittime tra il 1952 e 2008, decessi causati dall’amianto (con 2mila persone che si costituiscono parte civile; 5 miliardi di euro i risarcimenti chiesti). Al banco degli imputati, Jean Louis De Cartier De Marchienne e il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny, oggi diventato ultrà ambientalista chic (continua a essere uno degli uomini più ricchi del mondo). Sono accusati di disastro ambientale doloro e omissione di cautele. Erano a capo degli stabilimenti Eternit in varie cittadine. «Questo processo è la ricomposizione di 30 anni di storia per far sì che l’amianto sia messo al bando in tutto il mondo». Così Sergio Bonetto, avvocato di parte civile. In realtà il pool di avvocati di parte civile è internazionale: la multinazionale delle vittime, l’hanno chiamata. In appoggio, “E nel giorno dell’udienza l’addio a un altro operaio «Solo uno su dieci è vivo»”. Mentre ieri in aula cominciava (con lo svolgimento di pratiche burocratiche) il processo, a Casale Monferrato il funerale di Mauro Rosso, 51enne operaio portato via dall’Eternit. Scrive  Ettore Boffano: «processo enorme per i suoi numeri… processo “mondiale” che, per la prima volta nella storia giudiziaria internazionale, è riuscito a trascinare sul banco degli imputati non i burocrati e i direttori di ogni singolo stabilimento, ma i due padroni di una multinazionale». Il problema è che i decessi continuano: si ammalano le persone che non sono mai entrate in fabbrica, ma hanno il torto di vivere nei paraggi… «Da qui ai prossimi 11 anni potrebbero morire altre 900 persone» afferma Daniela Degiovanni, il medico che a Casale si occupa delle cure palliative oncologiche.

“Sì alla salute, no agli slogan” è il titolo del sibillino corsivo non firmato che il SOLE24ORE dedica al processo Eternit. Dopo aver ricordato che «i morti per cui si chiede giustizia sono quasi tremila» il SOLE nota come «l’attenzione mediatica è planetaria, l’attesa è per un verdetto destinato a fare scuola». Ma attenzione: «in Belgio hanno già condannato, a Torino invece sarà un processo a decidere come è andata». «Un processo esemplare, si spera», è la conclusione, «anche nella capacità di non farsi condizionare dagli slogan».

IL GIORNALE dedica al caso ETERNIT solo un piccolo box a pagina 17 di 13 righe titolato “Amianto killer, via al processo”

«Sono venuti in tanti, da ogni angolo d’Europa dove l’amianto ha sparso morte» scrive IL MANIFESTO. «Sono venuti con la foto dei cari, con ansia di giustizia». Sono i parenti delle vittime giunti a Torino da tutta Europa per assistere al processo Eternit. Il pezzo “Le vittime Eternit chiedono giustizia” dà voce a queste persone, rispolvera i lori ricordi, e mette nero su bianco le loro istanze. «Fuori dal Tribunale un Melting Pot di lingue già dal primo mattino» scrive il quotidiano comunista «dal Belgio, dalla Svizzera, dalla Germania, da Napoli, da Rubiera, da Cavagnolo e da Casale Monferrato. Dieci sono i pullman della città  della strage con i suoi 1500 morti e 50 casi di mesotelioma diagnosticati all’anno, una cifra che non smette di salire». Un articolo con tante storie corredato da un box “Duemila morti e decine di legali» con i maxinumeri del processo: 2889 le parti offese di cui 2056 morti e 833 malati tra lavoratori e malati.

C’erano entrambi ieri a Torino, per l’avvio del processo Eternit: «il popolo del diritto e quello della protesta». Lo sottolinea AVVENIRE, che parla dello «smarcamento» dalla politica e dal popolo della protesta, «dagli antagonisti dei centri sociali che ieri hanno tentato di trasformare la battaglia giudiziaria in lotta di classe contro i padroni stragisti». Si sa dagli anni 40 che una sola fibra di asbesto può essere fatale, dagli anni 80 che è vietata la produzione ma ci sono ancora 75mila ettari di tetti e solette da bonificare. Bruno Pesce, ex segretario della Camera del lavoro, dice: «l’Inps, l’Inail, i grandi enti che sono al nostro fianco in questo processo ricordino che prima di tutto deve essere risarcito chi è morto di amianto».

“La battaglia comincia con tremila parti civili” titola LA STAMPA il primo piano di due pagine sul processo Eternit. Fra associazioni, enti pubblici e persone saranno più di tremila a chiedere un risarcimento ai due imputati in caso di condanna. Invece i due maxi imputati, il belga Louis de Cartier de Marchienne e lo svizzero Stephan Schmidheiny, ieri in aula non c’erano, scrive nel reportage da Torino LA STAMPA. Niente odio fra le vittime, registra il cronista , anche se le storie sono drammatiche. Qualche tensione viene dai più giovani.  «Abbiamo ancora fiducia nello Stato» dice Francesco Zonca, 77 anni,   «eravamo sei, gomito a gomito. Ci sono soltanto io». “E la famiglia?”  chiede il cronista. «La famiglia era mia moglie. Se l’è portata via il mesotelioma».

E inoltre sui giornali di oggi:

BERLUSCONI
CORRIERE DELLA SERA – Sullo sfogo del premier di fronte alla platea del Ppe a Bonn si intrattiene Massimo Franco con il suo editoriale “Veleni e rischi”: «… Troppi veleni e troppe ten­sioni, anche nel centrodestra; e troppa incertezza. Altrimenti, non si capirebbe come un presidente del Consiglio dotato di una maggioranza schiacciante possa dire che «la sovrani­tà è passata dal Parlamento al partito dei giudici». Lo stupore della platea fa pensare che il discorso sia stato iscritto più nella categoria delle stranezze italiane che in quella degli attacchi alla democrazia, come sostiene l’opposizione: an­che se la scelta di parlare ad un congresso internazionale accentua l’imbarazzo». E ancora. «Berlusconi, l’uomo che ha forgiato e dominato la Seconda Repubblica, sembra diventato il suo involontario picconatore. Eppure, è convinto di non essere lui a sferrare i colpi che rischiano di lesionare il Paese: si considera la vittima di una serie di sabotatori annidati in un potere senza legittimazione popolare; e senza diritto di replica. Ma in una lotta che appare sempre più di sopravvivenza, i rischi si moltiplicano. Per questo il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e quello della Camera, Gianfranco Fini, non potevano tacere; e infatti la cosa più rumorosa è il silenzio della seconda carica dello Stato, Renato Schifani. La «preoccupazione» ed il «rammarico» espressi da Napolitano fotografano una situazione in bilico».

IL GIORNALE – 9 pagine dedicate al Premier. Apre con le esternazioni di Bonn al congresso del Ppe riguardo a magistratura e giustizia. Naturalmente il quotidiano si schiera con il presidente del Consiglio con un lungo editoriale di Vittorio Feltri aprendo con il titolo “Berlusconi spacca tutto”. Spazio anche ai botta e risposta con Gianfranco Fini e Giorgio Napolitano. A seguire una pagina dedicata a Cosentino per cui la camera rifiuta la richiesta d’arresto e un focus sul curriculum criminale di Spatuzza.

LA REPUBBLICA – Sullo scontro istituzionale rilanciato dal discorso tedesco del premier, lungo editoriale del direttore, Ezio Mauro: “Dove ci porta lo stato di eccezione”. Scrive Mauro: «si apre una fase delicata e inedita, che chiude la seconda Repubblica su una prova di forza che non ha precedenti, e non riguarda i partiti ma direttamente le istituzioni… Tutto ciò accade per il sentimento da abusivo con cui il primo ministro italiano abita le istituzioni, mentre le guida. Lo domina un senso di alterità rispetto allo Stato, che pretende di comandare ma non sa rappresentare».

SANITA’
ITALIA OGGI – “La sanità stacca la spina alle pmi”: così ITALIA OGGI titola un pezzo sulla norma contenuta nel maxiemendamento alla Finanziaria per bloccare le azioni legali contro ospedali e Asl  da parte dei loro  fornitori che ITALIA OGGI pubblica nella sezione Primo Piano. Detto in parole semplici: le aziende fornitrici hanno fatto il loro lavoro, hanno speso soldi in materiali e competenze, le hanno vendute alle strutture ospedaliere e alle aziende sanitarie locali, ma alla fine non sono state pagate. L’indebitamento verso i fornitori degli enti del servizio sanitario è di circa 49 miliardi di euro. Oltre il danno, anche la beffa. In base alla norma in finanziaria, le Regioni potranno continuare a non pagare i fornitori. «E’ andata così a segno» scrive ITALIA OGGI «la richiesta dei governatori rappresentati da Vasco Errani, di ottenere una moratoria sui debiti maturati finora. Una moratoria che però rischia di togliere ossigeno a centinaia di imprese che da mesi non vedono onorate le fatture e che le espone seriamente al rischio della chiusura e, se non bastasse, alla difficoltà di poter accedere al credito da parte del sistema bancario». E’ proprio il caso di dirlo: il sistema è malato. E la parcella per guarire costa 49 miliardi di euro.

SCUOLA
AVVENIRE – Una suora maestra a Roma fa paura. Ampio spazio su AVVENIRE al caso esploso in una scuola elementare del 145esimo circolo didattico di Roma, dove il provveditorato ha nominato come supplente per le materie letterarie la maestra Annalisa Falasco, suora di 61 anni abilitata all’insegnamento e iscritta nelle graduatorie del Provveditorato. Alcuni genitori hanno chiesto di cambiare classe ai loro figli, ma la preside resiste: «questa richiesta è espressione di razzismo pseudolaico».

NOBEL
IL GIORNALE – “Obama si prende il Nobel per la guerra” è un articolo di Giuseppe De Bellis. Il giornalista si riferisce al discorso del presidente Usa come al «migliore della sua presidenza». Ma forte è l’attacco all’establishment del premio «e così anche i buonisti ammettono che il riconoscimento è solo ruffiano». Rolla Scolari infatti firma un box “L’imbarazzo di Oslo costretta a spiegare le ragioni della medaglia”.

CLIMA

LA STAMPA – “Il colpo di scena di Cina e India. Kyoto non si tocca”. Al summit sui cambiamenti climatici di Copenhagen, Cina India, Brasile e Sudafrica hanno diffuso il proprio documento che chiede ai Paesi ricchi (e storici inquinatori) di ridurre entro il 2020 del 40% le loro emissioni di gas serra rispetto al 1990. Colpo di scena che va contro la proposta danese, accusata di voler affossare il protocollo di Kyoto. I quattro “Paesi forti” del G77 hanno proposto un triplo binario: chi già aveva sottoscritto Kyoto deve continuare a rispettare quelle regole fino al 2020, moltiplicando per otto lo sforzo di riduzione delle emissioni. I Paesi sviluppati che non avevano firmato il protocollo (come gli Usa) devono farlo. Chi era rimasto fuori fin dall’inizio (Paesi poveri ed emergenti) si prenderà impegni esclusivamente su base volontaria, senza sanzioni e generosamente finanziati da sovvenzioni internazionali.

GRECIA
SOLE24ORE – Ancora una pagina intera sulla crisi finanziaria greca, che preoccupa Stati e mercati. Dopo l’annuncio del cancelliere tedesco Angela Merkel che andrà in aiuto di Atene perché «con una moneta comune esistono responsabilità comuni», il premier greco Papandreu ha anticipato il piano anti crisi: privatizzazioni, blocco dei salari pubblici e riforma delle pensioni le misure nel pacchetto, accolto già dalla sinistra radicale con la promessa di scioperi e quindi probabili disordini di piazza. Interessante la spalla sulle ricadute italiane: secondo il SOLE «una fetta del debito greco è finita anche nella vicina Italia», e banche e fondi italiani sarebbero coinvolti per circa 5,3 miliardi di euro.

USA
AVVENIRE – Dopo che il Senato Usa ha bocciato l’emendamento che restringeva la possibilità di utilizzo dei soldi pubblici per l’aborto, la Conferenza episcopale Usa denuncia «Obama così tradisce le promesse fatte agli americani» e annuncia «se il testo resta questo, saremo costretti ad opporci alla legge».

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