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Estate caldissima dietro le sbarre

Daniela Poretti, senatrice, sta girando alcuni istituti.La sua testimonianza

di Maurizio Regosa

Daniela Poretti è una delle senatrici che hanno aderito all’iniziativa Ferragosto 2009 in carcere promossa da Radicali Italiani che ha coinvolto 167 tra deputati, senatori e consiglieri regionali di tutti gli schieramenti politici. L’obiettivo? Visitare 189 su 220 istituti penitenziari nei giorni più caldi dell’anno e nelle settimane in cui è stato superato il numero di detenuti che fece scattare l’indulto: a giugno erano 63.217 le persone detenute nelle carceri italiane a fronte di una capienza massima di 43.117.

Senatrice, che situazione ha trovato?

Daniela Poretti: In questa occasione ne ho viste pochi di carceri. Pistoia e Arezzo in particolare mi hanno colpito. Ad Arezzo a Ferragosto i detenuti hanno buttato fuori dalle finestre le lenzuola incendiate, rumoreggiato sulle sbarre. Hanno fatto di tutto per mostrare il loro enorme disagio.

Un’estate caldissima…

Poretti: In alcuni istituti sono state fatte iniziative per migliorare la situazione. Purtroppo però l’estate è sempre pesante per chi sta in una cella. Non solo perché è più caldo, ma anche perché le attività si riducono all’osso. Non ci sono più quelle scolastiche. I corsi di formazione sono sospesi. A questo va aggiunto l’insufficienza cronica dell’organico degli agenti penitenziari, che oltre tutto in questo periodo vanno giustamente in ferie. Il che riduce ulteriormente  la possibilità di uscire dalla cella. Ci sono casi in cui i detenuti stanno in cella quasi tutta la giornata.

Ne deriva una situazione complicata.

Poretti: Sì. Non c’è alcun dubbio.

Abbiamo superato la soglia per la quale fu deciso qualche anno fa l’indulto. Voi a settembre rilancerete il tema dell’indulto?

Poretti: Per certi versi non l’abbiamo mai abbandonato. La nostra proposta, che poi ha portato all’indulto, era molto più articolata: fare un indulto legato a una amnistia per poi partire con una serie di riforme strutturali sia per quanto riguarda gli edifici che il sistema giudiziario. Ci siamo purtroppo fermati all’indulto. Un pannicello caldo. Una boccata d’aria per le carceri che non avrebbe risolto assolutamente nulla. Va detto che non è vero che quelli indultati sono rientrati dentro. No. Sono altre persone. Ma era evidente da subito che l’indulto da solo sarebbe servito a poco. Attualmente il sovraffollamento delle carceri rende fuori legge moltissimi istituti. E non basta pensare alle ristrutturazioni o a nuove costruzioni: non si fanno in un batter d’occhio e hanno bisogno di anni per entrare in funzione.

Non è come dirlo.

Poretti: Le faccio l’esempio di Arezzo. Sono stati stanziati 2 milioni e mezzo. Ci vogliono 18 mesi. Nel frattempo i detenuti di Arezzo dove vanno? A gravare sulle altre strutture. Se a questo si aggiunge che ci sono carceri nuovi che sarebbero pronte a entrare in funzione ma non c’è il personale di polizia penitenziaria. Da questa situazione non si può che uscire con misure tampone straordinarie come può essere l’indulto, ma non da solo, perché fra tre anni ci si troverebbe nella stessa situazione di oggi. Oltretutto c’è stato anche un aumento di reati. Non mi riferisco a quello di clandestinità ma ad esempio anche al reato di oltraggio a pubblico ufficiale. Nei fatti l”amnistia è già in azione.

Cosa intende?

Poretti: Con 10 milioni di processi pendenti, chi può permetterselo paga un avvocato per arrivare alla prescrizione, a prescindere al tipo di reato.

E le carceri sono piene di detenuti extracomunitari.

Poretti: Il che rende ancor più difficile la convivenza. Quando non è possibile separare le etnie si creano ulteriori disagi e problemi. Pensi al Ramadan. Sono persone che non mangiano durante il giorno ma solo alla sera, l’amministrazione penitenziaria non è così elastica: distribuisce il pranzo alle 11 del mattino. Questo vuol dire che con questo caldo il cibo delle 11 rimane lì fino alle 9 di sera.

 

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