Famiglia

Essere qui, un’associazione di cattolici che cercano la chiesa fuori dalla Chiesa

“Essere Qui” è un’associazione composta da una quindicina di donne e uomini d’azione e di pensiero, riuniti nella convinzione che la cultura Cattolica abbia ancora molto da offrire allo sviluppo umano, civile ed economico del Paese e dell’Unione Europea. Si propone di contribuire al rafforzamento della coscienza collettiva, alla diffusione di una cultura della promozione umana e ad una vitale partecipazione del mondo cattolico alla crescita sociale. Un libro per cominciare; “Il gregge smarrito”

di Redazione

L’anno della Pandemia è stato per la Chiesa Italiana, un difficile banco di prova, alcune criticità latenti da anni, come lo scollamento con la società reale, la distanza tra fedeli e pastori, l’irrilevanza nel pensiero socio-politico, sono emerse con decisione e hanno rafforzato un senso di smarrimento che comunque veniva da lontano.

L’associazione Essere Qui ha voluto interpretare questo segno dei tempi e utilizzarlo come spunto per un “esame di coscienza”, un discernimento che permetta poi ripartire con maggior vigore e consapevolezza attraverso la pubblicazione del volume, Il gregge smarrito. Chiesa e società nell'anno della pandenia (Rubettino editore).

L’irrilevanza

Una delle prime cose che la Pandemia ha messo in luce è una sostanziale irrilevanza e ininfluenza della Chiesa Cattolica nelle dinamiche sociopolitiche italiane: per il 39% degli italiani e per il 50% dei praticanti, la Chiesa ha accettato troppo acriticamente le decisioni del Governo di sospendere prima e limitare poi le funzioni religiose, una posizione di sudditanza o comunque di non autonomia, è mancata, sembra volerci dire la metà dei cattolici praticanti, una metabolizzazione interna delle disposizioni del Governo e quindi di conseguenza una risposta ragionata. Solo il 28,6% dei praticanti ha vissuto come una privazione non poter andare a messa durante il lockdown.

Secondo la stragrande maggioranza degli italiani la Chiesa non è stata in grado di interpretare lo stravolgimento che la Pandemia ha portato, non è stata cioè in grado di dare un senso a quel che succedeva. Solo per il 17,45 degli italiani e il 30% dei praticanti, ritengono abbia fatto tutto il possibile vista anche la situazione. Un vuoto solo parzialmente riempito dal Pontefice, il 37,3% dei praticanti ritiene che i gesti e le parole del Papa abbiano riempito il vuoto della presenza ecclesiale, una presenza di vertice quindi, ma in una sostanziale assenza di base.

Chiesa in declino

Un declino che comunque era cominciato prima della Pandemia, il 65,6% dei praticanti riconosce che la Chiesa sta attraversando un periodo di declino della sua presenza nella società italiana e di questi solo una minoranza, il 18%, sostiene che sia a causa delle parole “scomode” dell’annuncio evangelico, parole cioè che il mondo contemporaneo non vuol sentirsi più dire, per la maggior parte dei cattolici i motivi sono ben altri: per il 42,2% non ha saputo cogliere le sfide della modernità, mentre per il 22,7% i Pastori tendono a non occuparsi di sociale.

Responsabilità dei laici

Ma non è tutta colpa dei sacerdoti, il 56,7% dei praticanti ritiene che una delle principali cause della crisi attuale, sia che “i laici non si impegnano più come una volta”, i fedeli cioè si riconoscono più come “fruitori” di una vita ecclesiale che come protagonisti responsabili.

Assenza del parroco

Il vero punto critico allora sembra essere il fossato che si è creato tra Chiesa e società, tra vita religiosa e vita civile e in questo la situazione delle parrocchie è emblematica. Il 52% dei praticanti pensa che durante il Covid “molti pastori hanno ridotto drasticamente la loro presenza sul territorio”. È la parola “drasticamente” che dovrebbe far riflettere, sembra di sentire una frattura nell’allontanamento, un isolamento tra lo spazio della parrocchia e quello del quartiere, il 50% dei praticanti si dice d’accordo con l’affermazione : “i parroci conoscono sempre meno la realtà sociale delle loro parrocchie”.

Perdita della gamba sociopolitica

Proprio la perdita di un impegno sociopolitico sembra essere una delle cause delle difficoltà attuali, la sola dimensione culturale o spirituale dell’annuncio evangelico, tende infatti ad evaporare nel mondo attuale, è abbastanza curioso rilevare che il 47% dei cattolici praticanti affermi di “non avere una vita spirituale”. Aver rinunciato ad un pensiero e ad una proposta sociopolitica, ha indebolito la cultura cattolica più di quanto non l’abbia resa autonoma. Certo restano le innumerevoli azioni sociali -e di questo gli italiani ne sono ben consapevoli- ma senza che esista una sintesi e una rappresentazione comune. Il risultato è una Chiesa che parla senza contare e che agisce senza parlare.

La non negoziabilità

Ci sono poi le piccole tentazioni fondamentaliste, quelle dei valori “non negoziabili”, la tentazione di barricarsi a difesa di alcuni bastioni, ma con un atteggiamento del genere, nella società di oggi, si viene marginalizzati, in una contrapposizioni tra poli estremi, spesso più mediatica che sostanziale e che non serve né alla difesa dei valori che si voleva tutelare, né tantomeno al dialogo costruttivo con il resto della società.

Chiesa è relazione

Per questo motivo una riflessione tutta interna alla Chiesa, oggi rischierebbe di essere infruttuosa, la vita della Chiesa è nella relazione e questa è anche una grande testimonianza che deve dare al Mondo. Mettere un piede fuori dal suo recinto aiuterà la Chiesa a non cadere e permetterà alla società di riconoscerla e forse di imitarla in quella presa di coscienza per cui nessuno si salva da solo.

È anche questo il senso dell’associazione Essere Qui, perché è anche compito dei laici attivarsi per un’emancipazione della coscienza fraterna che dia coraggio e un maggiore senso di responsabilità nel dare, nel ricevere e nell’illuminarsi vicendevolmente. In questo difficile momento di ricostruzione civile, aiutarsi tutti non è allora sinonimo di aiutare tutti, ma è l’impegno per una ricostruzione basata sull’aiuto vicendevole.

Dopo il discernimento l’azione!

Ad una Chiesa in grado di recuperare pienamente un rapporto costruttivo con la società si aprono potenzialità enormi per collaborare alla crescita collettiva, il 38% degli italiani si aspetta che la Chiesa abbia un ruolo profetico nella società, mentre solo il 6,6% pensa che dovrebbe orientare la politica; deve cioè mettere a frutto quei talenti latenti che ha, ma che usa poco, anche correndo il rischio di qualche contaminazione:

  • la Chiesa, per quanto indebolita, è ancora il più diffuso spazio relazionale del Paese e l’Italia ha bisogno più che mai di riscoprire la relazione;
  • La cultura cattolica ha uno spirito “costituente” nella costruzione del bene comune, bisogna rilanciare questo spirito, riscoprire il destino comune che lega Chiesa e società.
  • l’etica è sempre più spesso a rischio di “formalismo etico”, punta cioè sul consenso, sull’adesione formale a certi valori, piuttosto che ad una reale conversione dei comportamenti; la cultura cattolica ha gli anticorpi, per lunga frequentazione, verso i formalismo “di facciata”.
  • In una società sempre più vittima dell’individualismo, i richiami a tornare al “noi”, rischia di rimanere solo uno slogan, la cultura cattolica della centralità delle persona umana, può superare l’individualismo non tanto con un ritorno indietro, ma dando completezza all’Io, il quale nella relazione positiva con l’altro realizza pienamente sé stesso.

Cercare la Chiesa fuori dalla Chiesa

In conclusione l’associazione Essere Qui ritiene che la Chiesa non debba ricercare la sua identità guardando soltanto al suo interno, perché il terreno in cui ha seminato nel passato è molto più vasto ed è lì che deve continuare a cercare di portare frutto. È il tempo per raccogliere e per rimettere insieme più che per seminare, raccogliere i frutti seminati nel passato e germogliati anche in terreni imprevisti, frutti come la promozione umana, la centralità della persona, l’importanza della relazione con l’altro, sono tutti elementi figli della cultura cattolica, ma radicati e diffusi nel Paese molto più di quanto le statistiche possano rivelare. Bisogna saperli ritrovare, ricomporli con l’umiltà di chi raccoglie i resti di una moltiplicazione che qualcun Altro ha compiuto, ordinando poi che nulla andasse perduto e pazienza se i pani sono sbocconcellati e i pesci mezzo consumati.

“Essere Qui” è un’associazione composta da una quindicina di donne e uomini d’azione e di pensiero, riuniti nella convinzione che la cultura Cattolica abbia ancora molto da offrire allo sviluppo umano, civile ed economico del Paese e dell’Unione Europea. Si propone di contribuire al rafforzamento della coscienza collettiva, alla diffusione di una cultura della promozione umana e ad una vitale partecipazione del mondo cattolico alla crescita sociale; collaborando alla costruzione di un pensiero che promuova il bene comune, con spirito di servizio, senza confessionalismi né difese di posizioni acquisite.
Giuseppe De Rita è il presidente, Liliana Cavani la vicepresidente, i soci sono: Gennaro Acquaviva, Renato Balduzzi, Carlo Borgomeo, Annamaria De Prete, Ferruccio De Bortoli, Amalia Maione, Mario Marazziti, Mario Morcone, Alessandro Pajno, Romano Prodi, Massimo Naro, Andrea Riccardi.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.