Politica

Esposito: «L’ipocrisia dell’Unione Europea, il più grande paradiso fiscale del mondo»

Per l’economista «la strada degli aiuti di Stato è l’unica arma al momento a disposizione dell’Ue per combattere un fenomeno che ha essa stessa generato. Ora si vari un sistema federale di tassazione dei capitali di società»

di Lorenzo Maria Alvaro

La Commissione europea ha condannato la società informatica americana al rimborso di tasse non versate per via di un accordo fiscale illegittimo (tax ruling, in inglese). L'ammontare è record: fino a 13 miliardi di euro a cui bisogna aggiungere gli interessi. Secondo Bruxelles, Apple ha goduto di aiuti di stato illegali per oltre due decenni. «Questa decisione lancia un messaggio chiaro – ha detto la commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager (nell'immagine di copertina) –. Gli stati membri non possono aiutare alcune imprese a spese della libera concorrenza».

Da parte sua Apple ha risposto con un comunicato pubblico in cui spiega che «la Commissione vuole riscrivere la storia di Apple in Europa, ignorando le leggi fiscali irlandesi. La decisione avrà un profondo e negativo impatto sugli investimenti e l'occupazione in Europa», sottolineando in particolare come l’azienda si trovi «in una posizione anomala: ci viene ordinato di versare retroattivamente tasse aggiuntive a un governo che afferma che non gli dobbiamo niente più di quanto abbiamo già pagato.

La mossa senza precedenti della Commissione ha implicazioni gravi e di vasta portata. Di fatto è come proporre di sostituire la normativa fiscale irlandese con quel che la Commissione ritiene avrebbe dovuto essere tale normativa.Sarebbe un colpo devastante alla sovranità degli Stati membri in materia fiscale e al principio stesso della certezza del diritto in Europa».

Per capire quali siano le implicazioni di questa scelta dell’Unione Europea abbiamo chiesto all’economista Marcello Esposito.


Stando a quanto è stato riportato l’Unione Eruopea ha intimato all’Irlanda di farsi rifondere 13 miliardi di euro da Apple. Sanzione dovuta non a quella che di fatto è un’elusione a norma di legge, ma perché gli accordi fiscali presi con l’Irlanda sono stati ritenuti aiuti di stato e dunque illegittimi. Sembra un po’ un cavillo…
È paradossalmente l’unica arma che al momento ha a disposizione l’Unione Europea per combattere un fenomeno che essa stessa ha generato.

Intende l’elusione fiscale?
Sì. Anzi di più. La trasformazione dell’Unione nel più grosso paradiso fiscale per le aziende multinazionali

Perché definire l’Ue paradiso fiscale?
Perché ci sono alcuni paesi, tra cui l’Irlanda, che consentono l’accesso al mercato unico alle aziende residenti, in quanto membri Ue, ma applicano tassazioni che sono al limite dell’evasione fiscale per attrarre le grandi e piccole corporation. In Irlanda è possibile avere la propria sede legale avendo al contempo la residenza fiscale in un paradiso. Di fatto in questo modo si concede l’ingresso in Europa e al mercato unico a chi in realtà non avrebbe il diritto di accedere.

Che altri paesi europei fanno questo tipo di politiche fiscali?
Oltre all’Irlanda ci sono il Lussemburgo, con i suoi accordi speciali, e l’Olanda

Ma questa situazione è frutto di errori in buona fede o scelte spregiudicate?
All’inizio poteva essere un errore, nel senso che si è concesso a Stati molto piccoli rispetto alla dimensione media Europea di sedersi alla pari al tavolo europeo. E questo è un problema strutturale. Un piccolo Stato di 500 mila abitanti può abbassare le tasse sulle società accogliendo così i capitali. Questo i grandi paesi con milioni di cittadini non lo possono fare. Detto questo adesso il sospetto che invece sia una scelta diventa sempre più concreto. Ogni tentativo fatto fino ad oggi per regolare la tassazione del capitale delle società è infatti sempre fallito. Costantemente affossato da questi stati che invocano ogni volta la regole della libera competizione.

Non è un buon motivo?
La risposta è no. La tassazione non può diventare un fattore distorsivo nella allocazione dei fattori produttivi. Questo è materia da Public Econimics 1. Il capitale è il fattore produttivo più mobile, quindi dovrebbe essere la prima cosa da regolamentare in una Unione e in un mercato unico.

Apple, difendendosi dalle accuse, parla di norme fiscali retroattive e di incertezza del diritto…
Non è così. Apple non ha goduto del normale regime fiscale irlandese ma di accordi speciali su cui la commissione ha indagato e ha riscontrato aiuti di Stato. Cosa che è accaduta per esempio in Italia con Montepaschi. È normale che in questi casi ci sia un intervento e una sanzione

Quindi Apple non è l’unica ad essere perseguita?
No, l’Ue sta perseguendo tutti quei casi in cui riscontra un probelma. Anche Fca è sotto inchiesta per lo stesso motivo in Lussemburgo.

Come si esce da questa situazione?
L’unica soluzione è creare un sistema federale di tassazione dei capitali di società. Se non lo fanno evidentemente fa comodo. Mi sembra evidente che questa Unione Europea sia ipocrita.

In che senso?
Senza mettere mano a questo problema del fisco libero è inutile fingersi scandalizzati e additare Apple come brutta e cattiva. Sul banco degli imputati ci devono andare l’Irlanda e l’Europa insieme a chi si è sempre opposto alle riforme fiscali.

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