Sostenibilità
Esg, dalla Sec pugno duro sui fondi di investimento
L'autorità di borsa statunitense ha aperto un fascicolo su alcuni fondi della società di gestione di Goldman Sachs, proposti agli investitori come improntati ai criteri di sostenibilità del famoso acronimo. Sec ha rilevato alcuni limiti nella gestione. La società ha scelto di pagare 4 milioni di dollari di penale per chiudere la questione
«Green è chi green fa», si potrebbe dire parafrasando la famosa battuta di Forrest Gump.
È dei pochi giorni fa la notizia che l’autorità borsistica americana, la Sec, abbia messo sotto accusa la divisione di gestione patrimoniale di Goldman Sachs per non aver sufficientemente applicato politiche e procedure per alcuni dei suoi fondi Esg.
Secondo quanto riporta EsgToday, «Goldman Sachs Asset Management (Gsam) ha accettato di pagare una penale di 4 milioni di dollari, senza ammettere o negare i risultati della Sec». Andrew Dean, che guida l’unità di gestione patrimoniale della divisione Enforcement della Sec, ha rilasciato dichiarazione trionfali: «L'azione odierna rafforza il concetto che i consulenti per gli investimenti devono sviluppare e aderire alle loro politiche e procedure sui loro processi di investimento, compresa la ricerca secondo i criteri Esg, per garantire agli investitori i servizi di consulenza che si aspetterebbero di ricevere da un investimento Esg». In soldoni, ché di quelli si tratta, se si prospettano agli investitori fondi improntati ai criteri dell’Environmental, del social e della governance, evidentemente capitalizzando una grande sensibilità sulla tematica, poi ci deve essere una coeranza nei comportamenti.
Secondo Sec, che ha analizzato, tra il 2017 e il 2020, tre portafogli Gsam a tema Esg – Goldman Sachs Esg Emerging Markets Equity Fund, Goldman Sachs International Equity Esg Fund e una gestione separata, US Equity Esg – è mancata l’adozione di politiche per una ricerca efficace ai fini dei criteri Esg ed è quindi venuto meno il rispetto del patto ideale con l’investitore.
Non è il primo rilievo di questo genere mosso dall’autorità di controllo statunitense: all'inizio di quest'anno, Sec aveva accusato BNY Mellon Investment Adviser di false dichiarazioni sulle considerazioni Esg utilizzate in alcuni dei suoi fondi comuni di investimento. Problemi analoghi si erano registrati anche in Europa: Asoka Woehrmann, ceo di Dws, braccio di investimento di Deutsche Bank, si era dimesso il 1 giugno scorso, dopo che la polizia aveva fatto irruzione negli uffici di Francoforte delle società come parte di un'indagine sulle accuse di greenwashing.
Secondo quanto riferisce EsgToday, le autorità di regolamentazione dei principali mercati, inclusi Stati Uniti, Regno Unito e Ue, stanno ora implementando le regole di classificazione e comunicazione per i fondi a tema Esg e sostenibilità.
«In risposta alla domanda degli investitori», ha dichiarato Sanjay Wadhwa, vicedirettore della Divisione Sec e capo della task force per il clima e l'Esg, «agenzie come Goldman Sachs Asset Management commercializzando sempre più fondi e strategie, brandizzati 'Esg'. Quando lo fanno, devono stabilire politiche e procedure ragionevoli che disciplinino il modo in cui i fattori Esg saranno valutati come parte del processo di investimento, e quindi seguire tali politiche e procedure, per evitare di fornire agli investitori informazioni su questi prodotti che differiscono dalle loro pratiche». Insomma, un richiamo alla coerenza.
Da parte sua, Goldman Sachs ha rilasciato una dichiarazione piuttosto laconica, affermando che Gsam «è lieta di aver risolto questa questione, che ha affrontato le politiche e le procedure storiche relative a tre dei portafogli di investimento del gruppo Goldman Sachs Asset Management Fundamental Equity», aggiungendo che «Goldman Sachs Asset Management si impegna a perseguire le migliori pratiche in tutti i suoi portafogli per una creazione di valore sostenibile a lungo termine che aiuti i suoi clienti a soddisfare le loro esigenze di investimento».
Insomma, per continuare a parafrase, dopo la citazioni filmica d'apertura, un popolare Carosello degli anni '70 italiani, quello che reclamizzava un noto lassativo, per gli Esg «non basta la parola».
La foto in apertura è di Ahmer Kalam su Unsplash
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