Cultura

Esenzione Ici? Vale solo 100 mln

A un mese dalla polemica, un documento del Tesoro dà i numeri esatti

di Sara De Carli

Due miliardi di euro. Siamo arrivati fino a lì, in quella sorta di asta al rialzo che a inizio dicembre ha messo sotto accusa Chiesa cattolica e onlus per le loro agevolazioni in materia di Ici. La cifra veniva, dicevano i giornali, nientemeno che dall’Agenzia delle entrate, e sicuramente andava rivista all’in su, visto che si trattava di una stima del 2005. L’Anci in realtà ridimensionava, stimando però il mancato introito per lo Stato in 700 milioni di queo. Altri parlvano di 400 milioni. L’unico che ci prese, possiamo dire oggi ex post, fu Luca Antonini, membro dell’Agenzia per il Terzo settore, che stimò una cifra che allora sembrava ridicola: 100 milioni. Invece aveva ragione.

Lo prova ora la Relazione finale del gruppo di lavoro sull’erosione fiscale, uno studio di 457 pagine disponibile online da ieri sul sito del Ministero del Tesoro. Il documento stima il mancato introito derivante da ciascuna delle 720 agevolazioni fiscali previste dalla legge.

Nella tabella, in realtà, alle voci 599 (edifici di culto) e 604 (oratori e similari) nemmeno si fa la stima. Ma il paragrafo 4.3 stima in 313 milioni di euro l’erosione complessiva derivante dall’esenzione ICI per gli immobili di categoria E, ovvero per unità immobiliari urbane a destinazione particolare: qui dentro ci sono sì gli edifici di culto (E7), ma anche una miriade di altri edifici tra cui edicole, chioschi, sale di attesa ferroviarie, fari, ponti, torri dell’orologio, fabbricati nei cimiteri. Che tutti insieme fanno 313 milioni di euro.

La stima c’è invece per la voce 603, cioè l’Esenzione per gli immobili utilizzati dai soggetti di cui all’art. 73, comma 1, lettera c), del TUIR destinati esclusivamente allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive: se domani la Stato decidesse di far pagare l’Ici a tutti gli edifici non commerciali italiani in cui si svolge un’attività di rilevanza sociale, oggi esenti (quindi Chiesa e non profit, tutto insieme) nelle casse dello Stato entrerebbero in tutto 100 milioni di euro.

Tanto rumore per nulla, no?


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