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ESCLUSIVO. Intervista a Bob Rugurika, Direttore della RPA: “C’è un piano per uccidermi”
Drammatica intervista di Bob Rugurika, direttore della più importante emittente radiofonico del Burundi, paese africano che sta precipitando nel caos dopo l’annuncio della candidatura del Presidente uscente alle presidenziali di giugno per un terzo mandato.
“C’è un piano in preparazione in questi ultimi giorni che prevede la mia eliminazione fisica”. E’ quanto ha dichiarato Bob Rugurika, direttore della radio privata burundese RPA (Radio Publique Africaine), nel corso di una drammatica intervista realizzata ieri sera da Vita.it, in collaborazione con l’Agence Infos Grands Lacs (ascolta la version integrale qui), un’agenzia di informazione che raggruppa i principali media della regione dei Grandi Laghi (Congo-Kinshasa, Rwanda e Burundi) e di cui VITA è media partner.
La testimonianza di Rugurika, giornalista investigativo tra i più noti in Burundi, è stata raccolta dopo la chiusura della radio RPA da parte delle autorità burundesi, con l’accusa di essere troppo vicina all’opposizione. “Siamo vittime del nostro lavoro”, sostiene Rugurika, che sottolinea le ragioni per le quali la sua radio è stata costretta a chiudere: “dopo l’annuncio sabato scorso della candidatura del presidente uscente, Pierre Nkurunziza, alle presidenziali previste in giugno, molti burundesi sono scesi nelle strade di Bujumbura per protestare contro la sua volontà di coprire un terzo mandato. Le manifestazioni indette dall’opposizione e dai leader della società civile sono state represse nella violenza da una parte della polizia e, soprattutto, dalla milizia giovanile Imbonerakure affiliata al regime. Purtroppo, il governo non vuole concedere a delle radio indipendenti la libertà di coprire questi eventi, così come non vuole consentirci di coprire il processo elettorale e di informare i cittadini burundesi” sulla capacità del regime di “garantire elezioni libere, trasparenti ed inclusive, come richiesto dalla Comunità internazionale”.
Dopo una prima irruzione delle forze dell’ordine e di tre ministri nella sede di RPA domenica scorsa, ieri pomeriggio la polizia è di nuovo tornata alla carica, ma questa volta interrompendo definitivamente le trasmissioni della radio. In precedenza, la polizia era intervenuta presso il Circolo della stampa burundese per sospendere una trasmissione organizzata in sinergia dalle principali radio private burundesi, tra cui RPA. “Sin da domenica la nostra radio, così come Radio Isanganiro e Radio Bonesha, non erano più in grado di trasmettere all’interno del paese”, dove vive la maggioranza della popolazione burundese. “Le uniche radio in grado di trasmettere su tutto il territorio burundese sono quella pubblica e Radio Rema FM, un’emittente radiofonica messa in piedi dal partito presidenziale”.
Senza giri di parole, Bob Rugurika assicura che “dietro la chiusura della RPA, c’è un piano macabro contro il Burundi il cui obiettivo è di sterminare a porte chiuse e in tutta impunità tutte le voci discordanti del regime burundese”. E aggiunge: “Sono entrato in clandestinità perché la mia vita è in pericolo”. E lo stesso vale per altri colleghi come Alexandre Niyungeko, Presidente dell’Unione burundese dei giornalisti (UBJ), un’organizzazione affiliata alla Federazione internazionale dei giornalisti (IJF), entrato anche lui in clandestinità, e di alcuni leader della società civile, tra cui Pierre Claver Mbonimpa, incarcerato ieri nella cella del commissariato di polizia di Jabe, a Bujumbura, e che oggi verrà portato al tribunale di Bujumbura che con ogni probabilità confermerà lo stato di arresto.
“La Comunità internazionale non può assistere a tutto questo gli occhi chiusi”, sostiene Bob Rugurika, che chiede “ai donatori del Burundi di seguire molto da vicino quello che sta accadendo e di prendere le dovute misure perché la autorità burundesi hanno superato il limite tollerabile. È necessario che i partner spingano il governo burundese a fermare le violenze e che impongano il principio di condizionalità prevista negli aiuti allo sviluppo forniti allo Stato burundese”.
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