Politica

Esclusivo. Halliday: “Bush, andrà alla guerra”

Su Vita in edicola da sabato, le interviste esclusive al tedesco Hans von Sponeck, ex capo della missione Onu Oil for Food in Iraq e Hans Blix, capo degli ispettori. Anticipazione

di Paolo Manzo

Denis Halliday* che per circa trenta anni ha lavorato nelle Nazioni Unite, prima come assistente del Segretario Generale e poi come Coordinatore del programma umanitario “Oil-for-food”, nel settembre del 1998 ha rassegnato le dimissioni in aperta protesta con il proseguimento delle sanzioni economiche. A lui chiediamo un giudizio sullo scenario di una seconda guerra del Golfo. Vita: L?Iraq ha detto sì alle ispezioni ma? Denis Halliday: Gli Usa non sono soddisfatti. Washington vuole una guerra, vuole attaccare l?Iraq, cambiare il governo e controllare il greggio iracheno. Non credo che l?Onu potrà soddisfare Bush. Perciò credo ci sarà un?enorme crisi nel mondo arabo, in Medio oriente e in Europa, a causa di questa guerra. Vita: Lei è quindi pessimista sul ruolo degli ispettori Halliday: Credo che potranno andare in Iraq, ma ci vorrà molto tempo. Devono osservare, fare dei piani, vederseli approvati dal Consiglio di sicurezza e poi implementare i piani. Trascorreranno almeno sei mesi. La domanda, quindi, è: Bush, Cheney e Rumsfeld e gli uomini del regime di Washington, aspetteranno fino a quando avremo i primi risultati delle ispezioni? Non credo. Vita: Perché parla di regime? Halliday: Non dimentichi che l?amministrazione Bush è retta da ex amministratori e dirigenti coinvolti nel petrolio fino al collo, come Cheney, Rumsfeld e lo stesso Bush. È un gruppo d?affari? Vita: Che ricordi ha dell?Iraq e che futuro attende quella gente? Halliday: Cosa abbiamo fatto per 12 anni? Punito collettivamente il popolo iracheno perché non ci piaceva il suo governo. Le punizioni collettive non fanno parte del diritto internazionale ma l?Onu continua a farlo ? sotto la forte spinta di Usa e Gb. Inoltre la popolazione irachena conosce il regime di Bush e sa che ci sarà una guerra. Non sono ottimisti e sono consapevoli che gli Usa li attaccheranno. Naturalmente non sanno quando, ma lei può immaginare le loro vite, quelle dei bambini, minacciate nei diritti fondamentali dagli Usa ogni giorno della settimana. Vita: A causa dell?Oil for Food di cui lei ha abbandonato il comando, lasciandolo a von Sponeck? Halliday: No, quel programma ha funzionato, nel senso che oggi l?intero Iraq è un campo profughi, ben alimentato. Ma l?Iraq non dovrebbe essere un campo profughi, bensì uno stato indipendente e sovrano. La popolazione irachena si merita case, educazione, impiego, cure sanitarie. Tutte cose che in Italia e in Irlanda diamo per scontate. Ma l?Onu sta negando a quella popolazione i suoi diritti umani fondamentali. È un crimine contro l?umanità. Vita: Ed è la ragione per cui ha lasciato l?Onu? Halliday: Già, ero parte di quel meccanismo Onu e non ero libero di commentare la realtà, come ora posso fare con lei. Le stesse ragioni dell?abbandono di von Sponeck, credo. Nessuno di noi due voleva essere complice in Iraq di ciò che, de facto, è un genocidio commesso dall?Onu. Il che è doppiamente doloroso per chi ? come noi ? ha speso gli ultimi 30 anni della sua vita all?interno di quel sistema. Vita: Ha avuto problemi quando se n?è andato? Halliday: No, ero triste ma non potevo stare un minuto all?Onu. E non ho pentimenti. Lo rifarei. Vita: Che fa ora? Halliday: Insegno negli Usa e in Irlanda. Da tre anni e mezzo poi faccio interviste per radio, Tv e giornali. Vita: Che potrebbe fare l?Europa per evitare una guerra difficile da fermare? Halliday: Credo che possa fermare questa guerra, ha il potere economico e i contatti giusti col mondo arabo. Dobbiamo essere uniti nella Ue e dire a Bush che noi non appoggeremo la sua guerra. Che imporremo sanzioni agli Usa, smetteremo di fare affari con loro e porremo un embargo commerciale contro le loro merci se entrano in guerra. E dobbiamo convincere gli arabi, Arabia Saudita in primis, che non devono cooperare militarmente con Bush. È inaccettabile che sia un gruppo di potere, unilateralmente, a dichiarare una guerra. È contro ogni interpretazione del diritto internazionale. I Paesi possono essere attaccati solo con l?avvallo dell?Onu, non dalle mance, dalla corruzione e dal potere di un singolo Paese. Vita: Totalmente d?accordo con Schroeder, quindi? Halliday: Al 100% Vita: Peccato che la sua non sia la posizione comune dell?Europa? Halliday: Siamo deboli, ognuno vuole qualcosa dagli Usa. Sono così ricchi e potenti che tutti hanno bisogno del loro aiuto in ambito di Fondo monetario internazionale e del commercio internazionale. Questo è il problema. Siamo compromessi dalla nostra avidità, dalle nostre economie e dal nostro benessere. Vita: Che futuro vede in caso di guerra? Halliday: Credo che questa guerra sarà percepita dal mondo arabo come un attacco contro l?islam. Potremmo vedere qualche governo cadere nella regione del Golfo. Arabia Saudita, Kuwait in primis. Potremmo avere sollevazioni nel mondo arabo contro gli Usa. Avremo un?incredibile perdita di credibilità nella leadership Usa. E credo che vedremo anche una sconfitta d?Israele nel lungo periodo, perché il governo di Tel Aviv potrà essere spazzata via dalla rabbia degli arabi, in seguito a questa guerra. Perché la lobby israeliana negli Usa è stata assai responsabile di molte delle politiche di oggi di Washington e la sua influenza è enorme. Vita: Insomma, in questa sua analisi Saddam è un innocente? Halliday: No, anzi, ha enermi responsabilità. Abbiamo davanti un tiranno, un dittatore che ha sterminato curdi e sciiti. Ma siamo sicuri che la politica di Bush e Gran Bretagna in questi dieci anni non abbia finito per rafforzarlo? Vita: Un quadro desolante il suo… Halliday: Ma, purtroppo, realistico. Temo. Su Vita in edicola da sabato, le interviste esclusive (e clamorose) al tedesco Hans von Sponeck, ex capo della missione Onu Oil for Food in Iraq; Hans Blix, capo degli ispettori che dovrebbero andare in Iraq e Scott Ritter, ex marine e ispettore dell’Unscom tra 1992 e 1998 * biografia (in inglese)


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA