Non profit
esclusi, orasi muove ancheil parlamento
5 per mille Un'iniziativa di due deputati del Pd
di Redazione

Una risoluzione, per il momento. Certo non è gran cosa, ma comunque è positivo che il Parlamento finalmente inizi a considerare il problema degli esclusi dal 5 per mille.
Tutto è successo alla Camera, in commissione Finanze, dove il 2 luglio è iniziata la discussione di una risoluzione presentata dagli onorevoli Ivano Strizzolo e Lino Duilio (Pd) che mira a impegnare il governo affinché riconsideri la situazione delle onlus escluse dal beneficio per motivi formali. In pratica, tutte quelle interessate dall’iniziativa di Vita sull’istanza di autotutela inviata al ministero dell’Economia, a cui hanno aderito centinaia di associazioni.
Nel merito, Strizzolo e Duilio chiedono che il governo emani «disposizioni interpretative o integrative del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 16 marzo 2007, nel senso di ritenere valide le istanze dei beneficiari del 5 per mille» a patto che, ovviamente, questi beneficiari «abbiano conservato i requisiti» e «abbiano altresì dato conferma, anche mediante autocertificazione, della sussistenza dei requisiti» entro i termini previsti dall’Agenzia delle Entrate. Dunque non è una sanatoria generalizzata, quella chiedono i due deputati Pd, ma la presa d’atto che quel Dpcm 2007 che dettava le modalità di concorrere al 5 per mille era davvero «nato male», tanto da indurre in errore un numero considerevole di associazioni. E in quale errore? Nel più comune, sottolinea la risoluzione: «il mancato invio, entro la data del 30 giugno 2007 (?) della dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà per attestare il perdurare dei requisiti previsti dalla legge ai fini dell’iscrizione», svista dovuta peraltro «a un mero errore di interpretazione della norma, fermo restando l’invio tempestivo della relativa domanda».
«Abbiamo messo a punto questa risoluzione, l’onorevole Duilio e io», spiega Ivano Strizzolo, «perché riteniamo che il governo debba fare una riflessione sui tanti esclusi dal 5 per mille che pure sono in possesso dei requisiti per accedervi. Abbiamo incassato su questo fronte un consenso di massima del sottosegretario all’Economia, Nicola Cosentino, ora ci aspettiamo la sua replica e auspichiamo che se ne possa riparlare in commissione in tempi brevi. In questi frangenti il rischio è andare alle calende greche. Ci impegneremo perché questo non accada».
In effetti, nel corso del breve dibattito sulla risoluzione in commissione Finanze, il sottosegretario Cosentino si era riservato «di esplicitare successivamente la posizione del governo su tale materia», informando altresì la commissione di aver già interessato l’Agenzia delle Entrate al problema. Il presidente della Finanze, l’onorevole Gianfranco Conte (Pdl), da parte sua, aveva rilevato che «la circolare 47/E dell’Agenzia delle Entrate» (che peraltro non esiste: probabilmente Conte voleva dire la circolare 57/E 2007, vabbe’: piccolo errore formale) poteva « effettivamente determinare alcune problematiche nell’applicazione della disciplina del 5 per mille»; Conte aveva aggiunto quindi che riteneva opportuno consentire «a tutti gli enti interessati di rientrare nei termini per poter partecipare alla ripartizione delle quote».
Grandi consensi bipartisan, dunque, per il contenuto della risoluzione. Ora bisognerà vedere se sarà approvata, e anche allora però non si potrà cantare vittoria, visto che il governo non sarebbe di fatto obbligato a ottemperare a quanto dispone.
Si tratta comunque di un’ulteriore prova dell’interesse crescente che il 5 per mille suscita nella classe politica, ora chiamata ad altre due prove: la prima, la presentazione di una legge che introduca stabilmente nel nostro ordinamento questa misura; la seconda, una misura che in qualche modo riconosca agli esclusi per motivi formali la possibilità di rientrare in gioco, senza perdere quanto loro destinato dai cittadini italiani.
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