Formazione

Errori e contraddizioni, una legge tutta da rifare

Giorgio Giorgetti punta il dito soprattutto sui criteri di individuazione delle imprese sociali

di Francesco Agresti

Del decreto sull?impresa sociale non salverebbe nemmeno una virgola, Giorgio Giorgetti, professore di Organizzazione aziendale all?università di Genova e direttore del Cenpro – Centro di ricerca sulle organizzazioni senza scopo di lucro. SocialJob: Come giudica il decreto? Giorgio Giorgetti: Non mi sembra che il decreto riesca a recuperare gli errori della legge delega: la confusione tra la previsione dell?assenza dello scopo di lucro con il divieto di distribuzione degli utili; la mancata indicazione di una authority autorevole, che non possono certo essere il previsto ufficio del ministero e l?adozione del criterio settoriale per individuare le imprese sociali. SJ: Quali sono gli aspetti più critici? Giorgetti: Ci sono almeno tre elementi di forte contraddizione che rischiano di rendere l?individuazione delle imprese sociali quanto meno discutibile, se non ridicola. In particolare il testo dice che le imprese sociali non possono distribuire utili, però almeno il 60% delle organizzazioni che possono acquisire la qualifica di impresa sociale lo potranno fare: infatti, secondo il terzo comma dell?articolo 17 acquisiscono la qualifica di imprese sociali anche le cooperative sociali, e le coop non solo possono fare utili ma possono anche distribuirli, seppure in misura limitata. SJ: La seconda contraddizione? Giorgetti: L?articolo 1 afferma che le imprese sociali devono essere organizzazioni ?imprenditoriali?, ma circa il 20% delle future Is non lo saranno; infatti il terzo comma dell?articolo 1 prevede che gli enti ecclesiastici possano assumere la qualifica di Is, e mi sembra che sia tutta da dimostrare la ?qualità imprenditoriale? di questi enti. SJ: Manca l?ultima… Giorgetti: Secondo l?articolo 2 le Is potranno fare tutto e il contrario di tutto. Il testo infatti recita: «Si considerano beni e servizi di utilità sociale quelli prodotti o scambiati nei seguenti settori:?», il che significa che qualsiasi bene strumentale utilizzato da un?Is può far assumere a tale bene la qualifica di ?sociale?. SJ: A chi conviene diventare impresa sociale? Giorgetti: Credo a nessuno. La preoccupazione dominante tra gli operatori (che in sostanza era: ma chi ce lo fa fare a volerci definire imprese sociali, sono solo rogne in più) è ulteriormente avvalorata dal contenuto del decreto.


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