Cultura

Erri De Luca: una condanna? Come un premio letterario

Lo scrittore, rinviato a giudizio per istigazione a delinquere, dopo la sua presa di posizione no tav, ha parlato in esclusiva con Vita.it. «In Italia il bene della collettività è stato abolito da un pezzo. Le innumerevoli prese di posizione a mia difesa dimostrano che lo sradicamento e l'intimidazione non passeranno»

di Lorenzo Alvaro

«La Tav va sabotata. Le cesoie sono utili perché servono a tagliare le reti». Queste le parole per cui lo scrittore Erri De Luca è stato rinviato a giudizio per istigazione a delinquere. L'accusa è quella di aver incitato al sabotaggio del cantiere della Torino-Lione, in Valle di Susa, in alcune interviste. Il rinvio a giudizio è stato deciso dal gup, Roberto Ruscello, che ha fissato per il prossimo 28 gennaio l'inizio del processo. L'unico commento al riguardo, fino ad oggi, lo scrittore lo ha affidato a Facebook, scrivendo: «Mi processeranno a gennaio. Mi metteranno sul banco degli imputati e ci saprò stare. Vogliono censurare penalmente la libertà di parola. Processarne uno per scoraggiarne 100: questa tecnica che si applica a me vuole ammutolire. È un silenziatore, va disarmato».

In questi giorni lo scrittore è all'estero per lavoro. Vita.it lo contattato per parlare di quello che sta succedendo in Val di Susa e non solo.
 

Lo scrittore Erri De Luca

In gioco, nella vicenda della Val di Susa, c'è quello che Simone Weil avrebbe chiamato “lo sradicamento”. Una popolazione, non solo un territorio, privato della sua voce e della sua libertà di parola. Sembra che questo sradicamento debba inevitabilmente passare per la doppia strada o della violenza o dell'aula di un tribunale. Non è proprio questo dialogo negato a costituire una violenza sottile, diffusa, un “morbo” che inevitabilmente rischia di portare altra violenza?
Con il mio caso si vuole intimorire la parola contraria all'ordine vigente. Hanno sbagliato bersaglio, non posso temere alcuna condanna se devo difendere un diritto di parola. Quando importanti responsabili di partito hanno annunciato ricorsi alle armi per far valere la loro posizione , bene hanno fatto i magistrati a escludere ipotesi di reato, perché anche se balorde, erano dichiarazioni, espressioni del diritto di parola. Questo è lo sradicamento che si tenta con il processo a mio carico. Si vuole silenziare. Le innumerevoli prese di posizione a mia difesa dimostrano che quello sradicamento non passerà

Silenziare la parola in sede giudiziaria è una pratica che ci riporta a altri anni, ma anche a altre parole. Questa paura della parola, della presa di parola,  lei come la legge? È un ritorno al passato – sanzionare penalmente la parola e chi se ne fa portatore – oppure c'è qualcosa di nuovo, un'inedita paura di un sistema che credevamo non potesse né dovesse cambiare mai?
In questo paese democratico ci sono zone sottoposte a tirannia per imporre la realizzazione di opere a forte impatto di nocività per puro affarismo e accaparramento di denaro pubblico. La Val di Susa si oppone da molti anni al micidiale TAV e all'occupazione militare che intende imporre le perforazioni a costi altissimi per la comunità. La volontà di impedire la libera voce di contrasto rientra nella militarizzazione dell'opera pubblica. Vogliono militarizzata anche la parola

Una domanda personale: ha paura di questa presa in carico “giudiziaria” della parola?
Mi chiede se ho paura di andare in prigione? Ho già detto che considero un onore essere incriminato per la mia parola. Essa è pericolosa? Grazie dell'importanza assegnata a una parola pubblica da me ribadita. Da scrittore considero una eventuale condanna un premio letterario. Da cittadino considero la prigione un'umiliazione largamente superflua per la maggioranza dei casi coinvolti

Profughi ma anche “indigeni”, valligiani o cittadini senza volto. Franz Fanon parlava dei “dannati della terra”. Oggi chi sono?
Sono ancora gli stessi, i profughi che vengono da dove non possono più stare, le comunità del nostro paese sottoposte a disastro ambientale per arricchire cricche di partito. Sono alla lettera dannati della terra a loro sottratta sotto i piedi

A proposito di sradicamento un esempio vicino a quello valsusino, anche se lontano migliaia di chilometri, è il destino di alcune zone brasiliane in cui sono state abbattuti interi quartieri per far spazio al circo del Mondiale. Persone che rimangono senza casa, dall'oggi al domani, per un bene superiore. La rivendicazione di chi si vede defraudato di tutto è nimby (come spesso si sente dire) o qualcosa di più?
Sono poco informato sulle cose brasiliane, non so che contrappesi hanno proposto a chi veniva sfrattato. In Val di Susa non hanno offerto niente in cambio della oppressione, neanche uno squallido tentativo di acquisto di consenso. Fu perfino meglio il Vajont: lì almeno fecero arricchire qualcuno del posto e comprarono il silenzio

In Brasile la società si è schierata apertamente e chiaramente con i tanti sfollati dei mondiali. In Italia invece sulla Val di Susa c'è un diffuso disinteresse se non un aperto dissenso sociale. Come si spiega?
Il Brasile è stato spinto in avanti dalla lunga presidenza di Lula, che ha migliorato conoscenze, reddito, sviluppando un'informazione consapevole. Da noi la informazione è al seguito delle truppe e riceve istruzioni dagli Stati Maggiori, da noi è informazione embedded, reticente e collusa

Dove finisce il diritto personale e inizia il bene collettivo. O meglio fino a che punto uno Stato, per il bene della collettività, può spingersi a sacrificare dei diritti personali?
Bene della collettività? Per esempio l'Ilva di Taranto? Le 395 grandi opere pubbliche lasciate a metà sulle quali hanno lucrato comunque i bravi appaltatori collegati ai partiti? Il Mose, di Venezia, l'Expo di Milano? Da noi il bene della collettività e' stato abolito da un pezzo

Perché ha deciso di schierarsi così apertamente contro il Tav?
Per dare voce alla  lotta di una piccola comunità contro la prepotenza dei poteri pubblici costituiti in interessi privati. Uno scrittore deve difendere la parola di chi viene ammutolito, di chi è in inferiorità di fronte al sopruso. Con la Val di Susa faccio quello che facevo nella guerra di Bosnia, do una mano agli assediati


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