Politica

Erri De Luca: «Sud? La questione meridionale non esiste»

Lo scrittore va contro corrente e di fronte ad un Italia spezzata in due afferma: «Oggi il Meridione è una sfumatura del Nord. Hanno gli stessi problemi di smaltimento di rifiuti urbani in eccesso, con gli stessi negozi e centri commerciali, con le stesse percentuali di immigrati. Quello che esiste è semmai una questione nazionale e riguarda l'altissima e uniformemente diffusa corruzione che genera povertà». Che fare? «Si devono proteggere i poveri che non sono i deboli, anzi sono un immenso giacimento di energie produttive represse»

di Lorenzo Maria Alvaro

Dopo un voto che ha reso in modo evidente, anche plasticamente, una spaccatura tra nord e sud Italia, e nei giorni in cui febbrili continuano le trattative tra le forze politiche per capire come e se sarà possibile dare un Governo al Paese, in molti si interrogano su come questo voto vada inteso e su quali siano i punti da cui ripartire per ricucire le lacerazioni sociali. Ne abbiamo parlato con lo scrittore Erri De Luca.




Cosa pensa sia emerso, come indicazione politica, dalle elezioni appena concluse e quale può essere la soluzione del rebus per il varo di un Governo?
Più di un quarto di elettori si è dissociata dalle liste di candidati imposte dai partiti. Nella destra, che non è aumentata, si sono rimescolate le proporzioni, restringendo Forza Italia a favore della Lega. Il Pd segue la flessione dei partiti analoghi europei. Il partito 5 Stelle, non più movimento, con la sua crescita rende questa legislatura di poca durata, perché senza maggioranza. A meno di farne un’accozzaglia, con sberleffo al voto degli elettori.

Le elezioni hanno però restituito al dibattito pubblico il tema del Mezzogiorno. Siamo un Paese spaccato in due, sia sul piano elettorale che sociale… Da dove ripartire?
Sì è vero. Questo paese è spaccato in due. Ma dalla disoccupazione, dal reddito, dalla qualità dei servizi. Il voto riproduce la frattura. E bisogna ripartire propria da questi

Sul numero di VITA in edicola, dedicato al tema del sud e dei 50 anni di fallimenti rispetto alla soluzione della questione meridionale, il presidente della Fondazione Con il Sud, Carlo Borgomeo scrive: «A mio avviso, è ora di provare a cambiare radicalmente l’approccio all’antica questione meridionale e questo significa affermare la necessità di un capovolgimento del paradigma che ha saldamente guidato le politiche di sviluppo: è ora di affermare con forza, e senza improbabili compromessi, che “il sociale viene prima dell’economico”. Che ne pensa?
Sono d’accordo ma non uso più il nome Sud per il Meridione d’Italia. Il Sud è maggioranza geografica e demografica del mondo. Era Sud nell’altro secolo. Napoli aveva la più alta mortalità infantile di Europa, il lavoro minorile era la normalità, la città era a servizio della Sesta Flotta degli Stati Uniti, l’emigrazione e l’analfabetismo erano diffuse nella maggioranza delle famiglie. Quello era Sud. Oggi il Meridione è una sfumatura del Nord, con gli stessi problemi di smaltimento di rifiuti urbani in eccesso, con gli stessi negozi e centri commerciali, con le stesse percentuali di immigrati. Oggi nego la questione meridionale.

Però, stando ai dati Istat divulgati in questi giorni al Meridione c'è una disoccupazione che è tre volte quella del Centro-Nord. Cosa suggerirebbe ai giovani che oggi sono al sud? Di andarsene?
Andarsene non è il verbo tragico del nostro 1900. Oggi un’esperienza all’estero è obbligatoria. Andarsene è accumulare competenze spendibili poi al ritorno.

Ma se neghiamo la questione meridionale allora qual è il tema?
La questione nazionale e riguarda l’altissima e uniformemente diffusa corruzione. Da questo punto di vista Napoli con l’amministrazione ribadita di De Magistris è un caso virtuoso nazionale e non meridionale.

In questo quadro il welfare che ruolo può giocare?
Gli ammortizzatori della povertà servono a un paese a capitalismo avanzato. Welfare o assistenzialismo poco importa, si devono proteggere i poveri che non sono i deboli, anzi sono un immenso giacimento di energie produttive represse.

In questo senso dunque ha una dignità la proposta del Movimento 5 Stelle del Reddito di Cittadinanza…
Insisto: è una delle tante proposte utili a sostenere la spesa delle famiglie in difficoltà. Quel reddito serve e va erogato, recuperandolo dalle tante inutili spese faraoniche come l’aumento delle spese militari, cacciabombardieri e portaerei manco fossimo in pieno sforzo bellico, un furto sulla vita civile di questo paese.

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