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Erri De Luca: «La libertà di parola contraria è il fondamento della democrazia»
Lo scrittore, accusato di istigazione a delinquere per aver detto che il Tav «va sabotato» è uscito in questi giorni con un libro sulla libertà d'espressione (“La parola contraria”, edito da Feltrinelli). «Libertà è la possibilità di pronunciare parole contrarie, criticare e farsi beffe di ogni autorità costituita, come nel caso di Charlie Hebdo»
C'è chi, in Italia, il problema della libertà di espressione lo sta vivendo sulla propria pelle. È il caso dello scrittore Erri De Luca che, avendo scritto e detto che «il Tav va sabotato», riferendosi al cantiere dell'alta velocità in Val di Susa stato accusato dalla giustizia di aver “istigato a delinquere”. A breve inizierà il suo processo ma nel frattempo lui ha voluto spiegare perché questa visione della giustizia sia sbagliata e lesiva della libertà d'espressione. E lo ha fatto con il suo ultimo libro, “La parola contraria”, edito da Feltrinelli. Un tema però che con i fatti di Parigi è diventato centrale nella discussione internazionale. Ecco cosa ne pensa De Luca.
Mentre esce il suo “La parola contraria”, edito da Feltrinelli, in Italia, a causa dei fatti del Chiarlie Hebdo, si fa un gran parlare di libertà d'opinione. Cosa dice nel suo libro, che nasce come risposta alla sua incriminazione per aver istigato a delinquere dicendo che “il Tav va sabotato”?
Mi permetta prima di chiarire una cosa: è improponibile per me l' accostamento tra la gravità delle stragi di Parigi e il mio sballato caso giudiziario…
Nessun accostamento tra le due vicende. Solo lo spunto per ragionare di questi temi…
Tornando alla sua domanda precedente ribadisco la mia convinzione e il diritto intrattabile di esprimerla. Se le mie convinzioni esposte in pubblico sono un reato, continuerò a commetterlo. Il sabotaggio dell'opera TAV in Val di Susa è stato la resistenza civile, ostinata, fraterna di una vallata contro l' attentato alla sua salute. E questo sabotaggio la spunterà. I danneggiamenti materiali che pure ci sono stati non potrebbero mai impedire quell'opera. Il sabotaggio è un utensile della lotta di massa e lo si trova in bocca perfino a Gandhi.
L'Europa, anche l'Italia, difronte all'aggressione jihadista ha alzato la bandiera della libertà. Ma che cos'è questa libertà occidentale di cui ci stiamo fregiando?
La libertà è quella di parola contraria, di critica e anche di sberleffo verso ogni autorità costituita, come nel caso di Charlie Hebdo. È il fondamento delle democrazie, che vivono del continuo aggiornamento dei diritti e dei doveri. La risposta del popolo Francese è stata esemplare e gigantesca. Mi trovavo a Parigi in quei giorni, ho potuto assistere a una dichiarazione di concordia e fierezza.
C'è un limite alla libertà d'opinione? Si può stabilire per legge?
La legge sanziona la calunnia, la diffamazione, l'offesa ai simboli dello stato.
C'è un grande problema che ci pone l'attentato di Parigi. Chi oggi colpisce l'Occidente sono i suoi figli. Gli attentatori erano parigini al 100%. È colpa nostra?
La nostra responsabilità sta nell'avere lasciato correre l'occupazione militare di un vasto territorio da parte di una setta islamica dotata di esercito regolare. Abbiamo delegato la resistenza in quell'area al popolo Curdo. Questa occupazione di territorio ha permesso a diversi fanatici europei di fare esperienza di guerra e di addestramento in tutta sicurezza.
I 20 morti francesi hanno riempito i nostri giornali per settimane. Le migliaia di morti ammazzati in Nigeria, una vera mattanza, hanno conquistato giusto qualche trafiletto. Ci sono morti di “serie a” e morti di “serie b”?
La distruzione di vite umane non fa graduatorie nelle coscienze, ma nella informazione sì: molti italiani non sanno dove sia la Nigeria, a nord o a sud dell'Equatore, mentre a Parigi si va in gita scolastica.
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