Come ho già scritto su questo Blog, in Libia ci sono almeno 400 profughi eritrei che, secondo le autorità locali, sarebbero liberi. Sta di fatto che molti di loro stanno rischiando di crepare per fame, sete e pandemie, abbandonati al loro destino nel deserto nordafricano. E sì, perché questi poveretti hanno in tasca soltanto un visto turistico di tre mesi, che gli è stato consegnato dalle autorità libiche, scaduti i quali dovranno purtroppo tornarsene in Eritrea dove rischiano l’esecuzione capitale essendo considerati dei disertori. Considerando che la Libia non riconosce il diritto di asilo, è vitale che questa povera gente venga trasferita, quanto prima, in un Paese terzo che riconosca il loro legittimo diritto all’asilo. È per questa ragione che chiedo al governo italiano e all’Europa di rendersi disponibili ad accogliere questi giovani eritrei che, per loro stessa ammissione, sono profughi e richiedenti asilo. È una questione di civiltà non stare alla finestra a guardare!
In questi giorni alcuni amici mi hanno scritto condividendo alcune considerazioni che ho trovato molto pertinenti. Ad esempio, quando sono stati stipulati gli accordi “italo-libici” e quando è stata resa attuativa la politica dei respingimenti, fermando la prima barca sul canale di Sicilia presa in carico dalle autorità libiche, il nostro governo ha subito gridato al successo! Ma cosa si pensava? Che i libici trattassero quei poveretti con i guanti bianchi? Detto questo è bene rammentare che, essendo la Libia un territorio di passaggio per molti profughi africani, è certo che il numero di quelli che da mesi, anzi da anni, stanno morendo da quelle parti, avvolti dalla sabbia del deserto, è elevatissimo.
Non è assolutamente mia intenzione scadere in sterili polemiche politiche, ma il 5 luglio scorso l’Italia ha confermato il suo sostegno allo sviluppo dell’Africa, un continente che “non vuole più essere considerato un problema ma un’opportunità”. Lo ha affermato il nostro ministro degli Esteri Franco Frattini intervenendo alla presentazione, alla Farnesina, di “Overland 12”, tappa finale di sette mesi di viaggio in cui la tradizionale colonna di camion arancioni della Iveco ha attraversato 30 Paesi dell’Africa con l’intento di realizzare documentari televisivi. Premesso che sarei molto curioso di sapere se questi signori di Overland hanno per caso incontrato lungo il loro cammino dei profughi eritrei o di altra nazionalità, vorrei poi ricordare al nostro ministro Frattini che anche il soccorso nei confronti di persone richiedenti asilo è cooperazione. Anzi è la più nobile forma di aiuto che si può offrire a gente disperata che chiede solo di vivere in pace. Ma non è tutto: trovo piuttosto sconcertante il disinteresse nei confronti di questa vicenda degli eritrei, da parte di molti organi d’informazione italiani. Un fenomeno sintomatico del “provincialismo” che caratterizza molte delle testate giornalistiche nel nostro Paese.
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