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Eritrea: Ong italiane, “il governo prenda posizione sulla deriva eritrea”
Dopo lo sbarco di eritrei a Lampedusa, Sergio Marelli, presidente delle ong italiane, denuncia: "sono disperati che fuggono da un paese" in cui le libertà di azione per le ong sono limitatissime
L’Eritrea sta attraversando un’involuzione politica inquietante. E’ quanto sostengono parlamentari e rappresentnati della società civile italiani interpellando il governo sulla necessità di affrontare seriamente il caso eritreo. “Il governo prenda posizione sulla deriva” del paese africano. Lo hanno chiesto con urgenza, nel corso di un?interrogazione, un gruppo di parlamentari italiani (Siniscalchi, Khalil e Mantovani) a fronte di preoccupanti notizie sulla situazione nel paese del Corno d’Africa.
Ha fatto loro eco la presa di posizione dell?Associazione delle ong Italiane, 163 ong associate delle quali numerose negli anni attive in Eritrea, tramite il Presidente Sergio Marelli: ?Non ci si deve sorprendere se, davanti a una situazione così drammatica, decine di cittadini eritrei preferiscano la fuga, andando a morire sulle coste italiane, come è successo ancora in questi giorni a Lampedusa. Purtroppo le cronache non ci raccontano chi siano e da dove fuggano quei disperati, vittime degli scafisti; persone che dovremmo accogliere come rifugiati, a tutti gli effetti e che invece ? spesso ? rimandiamo indietro?.
La replica ? nel corso della commissione esteri dello scorso 28 Luglio ? è giunta attraverso le parole del Sottosegretario agli Esteri Vittorio Craxi: ?Il Governo italiano è ben consapevole del processo involutivo che caratterizza il regime del Presidente Isayas Afeworki. L’Eritrea vive una fase di crescente autoritarismo e militarizzazione del paese? – Quali provvedimenti intende quindi prendere il Governo italiano? – ?La preoccupazione con cui seguiamo questa situazione è condivisa dall’Unione europea e da larga parte della comunità internazionale, in particolare per le sue ricadute in materia di rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali ma anche per le sue inevitabili conseguenze sulla stabilità dell’intera regione del Corno d’Africa. Il Governo italiano continua a svolgere ogni passo utile, sia sul piano bilaterale che in concertazione con i nostri principali partner e alleati, per richiamare il regime del Presidente Isayas alle sue responsabilità in materia di diritti umani e delle libertà fondamentali.?
Una presa di posizione molto chiara, che ? secondo gli estensori dell?interrogazione ? non troverebbe alcun riscontro nei rapporti tra Roma e l?Asmara, segnati tra l?altro da gravi episodi nei confronti sia degli italiani presenti nel paese sia di altri cittadini stranieri. Tra questi, anche i membri delle principali ong italiane, particolarmente attive in Eritrea in programmi di aiuto alla popolazione.
Preoccupano inoltre le ammissioni del Governo in merito al fatto che ?risulta ancora diffuso nel paese il ricorso alla tortura, alla detenzione arbitraria nonché alle restrizioni delle libertà di stampa, religione, associazione?. Il Governo italiano vorrebbe inoltre incoraggiare la prosecuzione di un dialogo tra Etiopia ed Eritrea, in merito alle dispute sui confini tra i due paesi, anche per evitare l?isolamento di quest?ultima.
?Proprio per questo vorremmo un?azione diplomatica più incisiva, per evitare che si giunga al punto di non ritorno. Non sappiamo neppure il motivo per cui impediscono alle nostre ong di portare l?aiuto necessario? commenta Marelli, che pure aveva chiesto chiarimenti al Ministero Affari Esteri.
Su questo punto, la replica del Governo alle sollecitazioni dei parlamentari è, a dir poco, una presa d?atto: ? I provvedimenti eritrei, chiaramente ostili nei confronti degli stranieri, hanno portato a momenti di tensione anche sul piano delle relazioni bilaterali. Tensioni che si sono concretizzate nell’espulsione di cittadini italiani, fra cui un diplomatico, e nell’allontanamento di sette ong italiane. Da ultimo, sono state introdotte (nel giugno di quest?anno) nuove restrizioni di movimento per tutti gli stranieri nel Paese, ufficialmente motivate con esigenze di sicurezza ma chiaramente indirizzate a limitare la libertà di azione di potenziali testimoni della condotta repressiva del regime. A questo punto – conclude Sergio Marelli – si impone una presa di posizione urgente del Governo italiano?.
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