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Erdogan, nonostante tutto, è utile in sella alla Turchia

Manlio D’Agostino, professore di Criminalità Economica, esperto e analista di intelligence finanziaria analizza per Vita.it il golpe fallito. «Non si può dire ora se sia un colpo di stato vero o finto. Di certo l’equilibrio turco è per tutti troppo importante»

di Lorenzo Maria Alvaro

Dopo il golpe militare avvenuto tra la notte di sabato e domenica e naufragato quasi subito in Turchia sono all'ordine del giorno le purghe di Erdogan. Il premier Binali Yildirim aggiorna i numeri dell'epurazione in corso. "Sono 7.543 le persone arrestate, tra cui 100 agenti di polizia, 6.038 soldati, 755 tra giudici e procuratori, e 650 civili.

Per 316 è stata confermata la custodia preventiva". Circa 1.500 dipendenti sono stati sollevati dai loro incarichi dal ministero delle Finanze. Per capire in quale direzione stia andando la Turchia e se siano fondate le tante voci che mettono in dubbio l'autenticità di questo colpo di stato abbiamo intervistato Manlio D'agostino, professore di Criminalità Economica, esperto e analista di intelligence finanziaria


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Cosa cambia dopo questo colpo di stato non riuscito?
Innanzitutto cambia il fatto che Erdogan, a questo punto, è legittimato a fare tutte le scelte che vuole in totale autonomia. È stata una sorta di referendum confermativo. Ora può prendere qualunque decisione. Di conseguenza, se lui è il rappresentante di una parte politica con una forte base religiosa, rappresenterà in modo più cospicuo questo suo elettorato. E questo avrà ripercussioni anche su tutte le alleanze internazionali. Se teniamo conto del forte ruolo sul tema delle migrazioni, soprattutto per quanto riguarda l’Europa, oggi Erdogan ha una posizione di forza. A questo va aggiunto anche che, se l’epurazione continua come sembra, potrebbe esserci il rischio di emulazioni da parte di altri paesi limitrofi.

In tanti hanno messo in dubbio l’autenticità del golpe. Può essere stato Erdogan ad organizzare tutto?
Queste dietrologie, soprattutto a così breve distanza dai fatti, mi lasciano sempre perplesso. La storia si può giudicarla solo a distanza, dopo tanto tempo.

In tanti sottolineano come i soldati non sapessero cosa stavano facendo…
Se i vertici dell’esercito dovevano necessariamente sapere cosa stava succedendo, non è detto che i militari lo sapessero. I soldati eseguono gli ordini. La prima regola di ogni esercito è non discutere gli ordini. Ripeto: per capire bisogna guardare chi dei vertici dell’esercito è stato arrestati. Per una valutazione come questa bisogna aspettare il tempo necessario. E posso anche dimostrare come ricostruire oggi quello che è accaduto sia un grosso problema

Come?
Posso dimostrare sia una tesi che l’altra. Posso dire che è stato un golpe vero, perché bisogna ricordarsi che la Germania ha negato l’atterraggio a Erdogan. Lui, stando alle notizie trapelate, è dovuto tornare indietro. Se avesse organizzato tutta la faccenda si sarebbe mosso in modo diverso, avrebbe avuto un punto di appoggio. Allo stesso tempo posso dire che era tutto organizzato, perché lui su quell’aereo non è mai salito. E lo posso dire perché su un volo, anche se di Stato quella diretta di Facetime non avrebbe potuto farla. Insomma valutando ora la vicenda si può affermare tutto e il contrario di tutto. Ma non serve a nulla. Serve guardare le cose per quello che sono.

E come stanno le cose?
Che Erdogan è ancora in sella, più saldo che mai. E che l’equilibrio dello scacchiere internazionale è rimasto invariato.

Si spiega così l’attendismo internazionale nel commentare la vicenda?
La fortuna di tutti i Paesi è che i fatti sono avvenuti di notte. Per cui nessuno si è dovuto sbilanciare mentre le cose stavano ancora avvenendo. Hanno potuto aspettare la mattina dopo. La Turchia è una pedina troppo importante per prendere alla leggera una dichiarazione sui fatti. Il fatto è che Erdogan in questo periodo storico è utile per l’equilibrio generale. Quindi sì, anche così si spiega l’attendismo internazionale.

Ma dove sta andando questa Turchia?
L’obbiettivo di Erdogan è portare a termine il suo disegno. Non avere nessun tipo di opposizione.

Quindi verso una dittatura?
Teniamo presente che quando si parla di certi Paesi bisogna tenere a mente le differenze culturali. Non sempre il nostro modello di democrazia è applicabile o replicabile. La rigidità di governo, che può tendere verso certe forme dittatoriali, può essere una cosa normale in certi paesi. Pesiamo alla Libia di Gheddafi. La Libia con quel regime era un Paese governato. Oggi è una terra di nessuno martoriata dalla guerra. Cosa succederebbe se Erdogan cadesse?

Quindi questa è la forma più evoluta che la Turchia può proporre?
La Turchia ha una tradizione ottomana, che è molto più profonda e antica anche in termini valoriali, della democrazia. Una tradizione molto nobile, di alti valori. Sono sempre stati abituati ad avare un grande personaggio che in linea di massima ha condotto il Paese pensando al bene di tutti i turchi. È una cosa naturale per loro. Dinamiche troppo occidentali non so quanto possano funzionare. Sarebbe come chiedere all’Inghilterra, che pure è una democrazia, di rinunciare alla monarchia. Fa parte della loro storia. In Turchia succede qualcosa di monto simile. Hanno bisogno di un punto di riferimento netto. Hanno bisogno di una democrazia meno spinta di quella occidentale.

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