Formazione
Erasmus+ per il Terzo settore: risorse per innovare le organizzazioni
Erasmus+ è uno dei programmi Ue che va incontro alle specificità e al tipo di attività ad impatto del Terzo settore e dell’economia sociale. «Erasmus+ non richiede un cofinanziamento. Ma per accedere alle risorse bisogna conoscere lo strumento, le sue priorità e l'inquadramento politico europeo», sottolinea Alessia Sebillo, direttore di Diesis Network. L'intervista
di Redazione
Alessia Sebillo è uno degli esperti che partecipa al programma didattico dell’edizione 2024 del Master in Europrogettazione BEEurope di Fondazione Triulza, organizzato con il Consorzio Nazionale Cgm, Diesis Network, in collaborazione con Csvnet Lombardia, e nato in partnership con Fondazione Cariplo per promuovere l’internazionalizzazione del Terzo settore e l’accesso ai fondi Ue. È possibile già iscriversi alla prossima edizione che si svolgerà tra ottobre e novembre.
Abbiamo chiesto a Sebillo, executive director di Diesis Network, una delle principali reti attive nello sviluppo industriale dell’economia sociale in Europa – con più di 60 organizzazioni partner di oltre 30 Paesi anche extra Ue – di parlaci delle opportunità e del giusto approccio per accedere con successo alle risorse di Erasmus+.
Per le realtà del Terzo Settore, perché vale la pena di partecipare ad Erasmus+?
Perché uno degli elementi di forza di questo programma è l’importanza della formazione e il suo impatto nella crescita interna, come strumento di sensibilizzazione verso i temi che le organizzazioni portano avanti e, infine, come mezzo per coinvolgere i beneficiari, in particolare quelli più vulnerabili. Erasmus + dà la possibilità di incontrarsi con altre realtà e professionisti di altri Paesi, contribuendo alla creazione di una cultura europea e alla condivisione di pratiche alternative per innovare e rafforzare i servizi per i propri pubblici. Grazie inoltre alla mobilità e allo scambio tra i beneficiari, aumenta l’empowerment delle persone e aiuta ad affrontare le difficoltà con consapevolezza.
Le realtà del Terzo Settore in Italia sono consapevoli dell’opportunità?
Tante organizzazioni sono molto consapevoli e utilizzano lo strumento in maniera sistematica. Il programma Eramus+ è cambiato molto ultimamente per avvicinarsi a nuove realtà, semplificando il programma finanziario (attraverso ad esempio la lump sum – importi forfettari), creando lo strumento delle small partnership per agevolare lo scambio e la mobilità. In termini di rendicontazione è uno dei più facili: non vengono richiesti timesheet, i budget sono contenuti e non c’è cofinanziamento, e questo facilita le organizzazioni.
Ci sono alcune attività o target ancora poco esplorati dalle nostre organizzazioni?
Un target ancora poco sollecitato e che sfrutta al minimo il budget disponibile sono le scuole e i docenti. Nell’ambito di Erasmus+ le realtà del Terzo settore potrebbero fare da facilitatori con le scuole portando i loro temi, ad esempio ecologia, energia, inclusione sociale, per agganciare e sensibilizzare i giovani e i giovanissimi e arricchire le competenze dei professori.
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Quale importanza hanno la formazione e l’accompagnamento per accedere con successo alle risorse Erasmus+?
Per presentare progetti efficaci e trovare le giuste partnership ci vogliono delle competenze, non si può improvvisare. La formazione e l’accompagnamento sono necessari per le organizzazioni che per la prima volta si approcciano a Erasmus+, un programma comunque complesso, nonostante sia stato semplificato molto, su cui c’è una grande competizione. Bisogna conoscere la struttura, i temi e, soprattutto, le priorità del programma per capire se è adatto ai propri obiettivi e come sfruttarlo al massimo. In percorsi come il Master in europrogettazione BEEurope, insieme ad altri esperti, forniamo inoltre ai partecipanti informazioni utili sull’interazione tra i diversi programmi e la loro valenza all’interno delle politiche europee e nazionali, e su come imparare a leggere tra le righe quali sono gli elementi chiave per la selezione dei giusti partner per quel progetto. C’è anche una settimana di esercitazione pratica per la costruzione di un progetto. La vera sfida è saper implementare e garantire la sostenibilità e continuità del progetto nella pratica. Per questo non si può mai immaginare di approcciare un programma Ue in maniera isolata e bisogna scegliere i partner con le competenze giuste.
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